28 Luglio 2022

Chi ha paura del teatro?

Svetlana Panič

Filologa, è stata ricercatrice presso l’Istituto Solženicyn di Mosca fino al 2017, ora è traduttrice e ricercatrice indipendente.

A Mosca, per «sovrana volontà» di qualche funzionario hanno chiuso i battenti tre teatri russi vivaci, liberi e indipendenti – il Centro Gogol’, la Scuola di teatro contemporaneo, il Sovremennik. Al posto del Centro Gogol’ ci sarà il Teatro Gogol’, mentre la Scuola di teatro contemporaneo e il Sovremennik avranno dei nuovi direttori artistici più «leali». Il Centro Gogol’ chiuderà la stagione con lo spettacolo «Io non faccio la guerra», ispirato alle poesie di Jurij Levitanskij.

Hanno arrestato Vladimir Mau, rettore dell’Accademia presidenziale russa di economia popolare e pubblica amministrazione, una delle pochissime università russe ad aver mantenuto una propria indipendenza intellettuale e dignità accademica.

A Vilnius, quattro degni sacerdoti ortodossi del Patriarcato di Mosca – i padri Vitalij Mockus, Vitalij Dauparas, Vladimir Seljavko, Georgij Anan’ev – sono stati ridotti allo stato laicale nel modo più illegale e con tutte le possibili violazioni procedurali (per non parlare di quelle etiche e di altro tipo). Pochi giorni prima la stessa sorte era capitata a padre Gintaras Sungaila.
Tutti si sono pubblicamente opposti alla guerra e non hanno mostrato alcun pentimento per il loro «abbaglio».

Certo, si potrebbe obiettare che non sono sciagure così gravi rispetto all’uccisione di civili a Kremenčuk, Kiev, Odessa, Zaporižžja, Slovjansk, Severodoneck, in tutti i posti dove degli invasati gridano «fuoco!». Ma nel nostro caso fare differenze, a mio avviso, non ha senso.

I bombardamenti dell’Ucraina, l’occupazione delle città ucraine, la repressione in Russia, la prepotenza oltre frontiera fin dove riesce ad arrivare, tutto questo costituisce la guerra scatenata da un sovrano delirante e dai suoi tirapiedi contro tutto ciò che ha un senso, che è libero, veritiero, contro la vita in quanto tale.

La cultura li spaventa, non solo perché è «sleale», ma per la sua natura capace di rivelare i significati e per la sua lingua, che la vita usa per parlare ai vivi.

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