13 Luglio 2016

Scendere dalle barricate

Svetlana Panič

Filologa, è stata ricercatrice presso l’Istituto Solženicyn di Mosca fino al 2017, ora è traduttrice e ricercatrice indipendente.

Lo strascico negativo venuto dietro all’incontro del Papa e del Patriarca dimostra una volta di più, fra l’altro, che liberali e tradizionalisti (perlomeno nella loro variante russa, a prescindere dal luogo di residenza) non sono ancora pronti a un riavvicinamento reale, cioè a venirsi incontro senza inalberare gli stendardi delle reciproche pretese, sfiducie, ostilità e offese condensate nello zelo per la purezza confessionale.
Questo lo si capiva anche prima, ma l’incontro di Cuba ha mostrato fino a che punto non sono pronti. Anzi, che sono quasi contenti di non esserlo, così da poter mollare pedate dal proprio piedestallo, e dalla propria lontananza.

La volontà di divisione si manifesta in svariati modi, per esempio nel rifiutarsi di ammettere che venirsi incontro, soprattutto a partire da punti tanto lontani, così come il fatto stesso di incontrarsi (non solo sul piano interconfessionale ma a qualsiasi livello) presuppongono un lungo cammino fatto di lavoro, riconoscimento reciproco, sforzo di ascolto senza pregiudizi, rinuncia alla presunzione confessionale e al linguaggio che ne deriva. Una rinuncia bilaterale.

Finché tra il popolo di Dio il sentimento «confessionale» inteso in senso angusto se non addirittura «ottuso» prevarrà sul senso evangelico, finché l’argomento decisivo nelle dispute e negli alterchi religiosi, politici, gastronomici, calendaristici rimarrà la certezza apriori che l’altro è un eretico, gli incontri fra i primati saranno interpretati come mosse politiche, e come un’occasione per mollarsi reciprocamente dei calci. Gli angeli, naturalmente, non dormono, ma l’unica pietra d’inciampo che Dio non può rimuovere è la libertà dell’uomo.
Fortunatamente, da entrambe le parti della «barricata» ecclesiale ci sono più persone sane di quanto possa sembrare nel vocio assordante di oggi. Per cui, a dispetto di tutti i «fondati motivi di disperazione» la speranza c’è. Checché ne dicano quelli che non ne voglio sapere.