13 Luglio 2022

Sedakova, dov’è l’umiliazione della Russia

Ol'ga Sedakova

Nella nostra intervista, Sedakova si dice sicura che chi fa la guerra non conosce né appartiene alla cultura russa. Parla della «tentazione imperiale» che bisogna saper giudicare. E dice perché, per ora, resta in Russia.

E infine parliamo di speranza e perdono. Cristo risorto è la nostra speranza, ma come trova espressione oggi nella Chiesa russa, nella società russa?
Diversi credenti miei amici mi hanno detto che quest’anno non sono riusciti a festeggiare la Pasqua. Fino a che si commettono atrocità a nostro nome, come possiamo sentirci in unità con Cristo?

Cosa possiamo fare nell’immediato perché l’odio e la divisione tra Russia e Ucraina, e all’interno della Russia stessa siano sanati dal perdono? È possibile, oggi, perdonare?
Temo che non si possa fare niente. Non possiamo far sì che le azioni militari si interrompano. Non otteniamo niente neppure quando chiediamo almeno di avere un po’ più di umanità: di lasciar uscire gli ostaggi, i feriti, di seppellire i morti, di non colpire gli obiettivi civili. Fino a che l’esercito russo non si ritirerà dall’Ucraina, fino a che le sirene di guerra si sentiranno in tutto il territorio di questo paese e dal cielo pioveranno missili e bombe, fino a che non torneranno i milioni di profughi, è assurdo parlare di perdono e risanamento. Tutto è per dopo. E intanto? Chi può aiuti le vittime. Sosteniamo in tutti i modi le posizioni contro la guerra.

 

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Ol'ga Sedakova

Poetessa, scrittrice e traduttrice moscovita, è docente alla Facoltà di Filosofia dell’Università Statale Lomonosov. Erede della tradizione della grande cultura russa, la sua opera è tradotta in numerose lingue e ha ottenuto riconoscimenti, quali il premio Solov’ëv e il premio Solženicyn.

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