17 Maggio 2024

Riflessioni del tempo pasquale

Vladimir Zelinskij

Sacerdote ortodosso (del Patriarcato di Mosca) è filosofo, teologo e traduttore. Dal 1991 vive in Italia, ha insegnato lingua e civiltà russa all’Università cattolica di Brescia e di Milano. Ha al suo attivo numerosi testi di teologia e spiritualità.

Giuda

Non si può lasciar passare la Settimana Santa senza dedicare un pensiero a Giuda. L’apostolo traditore, l’eterno enigma. Ieri ho ascoltato un breve video di padre Feognost Puškov: Giuda è meschino, un omiciattolo, è per colpa di simili nullità che succedono le grandi sciagure. Mentitore, servo e ladro, «malato di cupidigia» secondo i testi liturgici. L’apostolo deluso, secondo Bargil Pixner il cui libro With Jesus in Jerusalem ho tradotto tempo fa.

Il tradimento fu soltanto una provocazione per cercare di risvegliare in Gesù Colui che, chiamando in aiuto 12 legioni di angeli, avrebbe infine fatto del mondo il suo Regno. Anche padre Sergij Bulgakov, con un po’ più di teologia, dice lo stesso. «Fu per la speranza rinata in lui che Gesù si palesasse come il re messianico e inaugurasse il regno messianico, in cui non ci sarebbero più state miseria né schiavitù» (Giuda Iscariota, l’apostolo traditore). Per Bulgakov Giuda è quasi un martire che ha compiuto la missione tremenda che gli era stata predestinata.

Non obietto a nessuno, ma mi sembra che nel Vangelo sia tutto più chiaro.
La mia interpretazione è semplice come quella di un contadino, parte dalle parole.

«Satana entrò in lui» (Gv 13,27): non è un mito, un’immagine. Entrò silenziosamente, senza farlo rotolare per terra, emettere schiuma, calpestare il sentiero della cupidigia, debolezza fin troppo umana. All’inizio si avvicinò a Gesù, ma quando fu respinto, si nascose. Cercò di avvicinarsi a Simon Pietro ma sbatté il naso non contro la pietra su cui si regge la Chiesa, ma contro l’amore.

Con Giuda invece, che non aveva delle barriere invalicabili, strinse una solida alleanza. Dapprincipio ne dominò la conoscenza, ne fece un suo strumento. Giuda calcolava tutto in anticipo, sapeva il luogo dove si sarebbe trovato Gesù, sapeva mettersi d’accordo con i sommi sacerdoti, trovò il modo di consegnarlo senza esporsi, almeno esteriormente.

Poi, quando tutto fu compiuto, anche satana ne se andò in silenzio, gettò via lo strumento di cui si era servito, lasciando Giuda a tu per tu con se stesso. Questi avrebbe ancora potuto gettarsi ai piedi di Gesù arrestato e ricevere il suo perdono. Ma fu «colto da uno spasmo di volontà» (padre Bulgakov). Così l’evento in cui in quel momento dovette sostenere il ruolo principale lo travolse con tutto il suo peso. Il suo cuore divenne intollerabilmente pesante. Un mortale non può vivere con un cuore così.

«Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri…» (Mt 15,19). I propositi diventano facilmente cose, atti, eventi. Nascono dalla pesantezza satanica, che a dire il vero non tutti percepiscono, e cominciano a vivere una vita propria assolutamente autonoma da chi originariamente li aveva concepiti. I maiali in cui si trasferirono i demoni non avevano intenzione di affogare. Le persone che lanciano i propri ragazzi nelle fauci della guerra forse non volevano un simile destino per loro.
Solo che satana è entrato senza farsi accorgere, e ha ricoperto la terra di cadaveri. Poi non si riesce più a vedere la fine, mentre all’inizio secondo i calcoli tutto doveva andare diversamente.

Ciò nonostante, Cristo è risorto. Per tutti.

Persino per Giuda, anche se non mi arrischio a immaginare il suo incontro col Salvatore.

Emmaus

La strada per Emmaus è tra quelle che più amo, mille volte percorsa col cuore. Mi ha sempre colpito il mancato riconoscimento di Gesù; Egli è un semplice passante per coloro che gli camminano a fianco.
«I loro occhi erano incapaci» (Lc 24,16) dice l’evangelista. L’incapacità degli occhi è la condizione «naturale» dell’uomo. Tratto dal nulla per mezzo della Parola, l’uomo nasce in Adamo come non vedente. Per iniziare un cammino e arrivare a riconoscere Colui che vuol essere riconosciuto.

«L’avevano riconosciuto nello spezzare il pane» (Lc 24,35). La Parola-avvenimento che è una parola chiave nel mio personale vocabolario. Io sono stato cieco fino in età adulta (28 anni e mezzo), con occhi incapaci, fissi su qualcos’altro, rumoroso, sfacciato e seducente.

E come «allora si aprirono loro gli occhi» (Lc 24,31) mi sono trovato tra quelli che andavano a Emmaus, recitando una preghiera incomprensibile al mio orecchio ma piena del Suo senso e della Sua presenza.
Da allora la mia vita ha acquistato un significato nel riconoscerlo. In ogni volto, ogni foglia, ogni istante, in ogni sguardo, in ogni fatto inaspettato.

Molti anni dopo lo «spezzare del pane» è diventato, mi vergogno a dirlo, la mia professione.

L’«incapacità» [degli occhi] non se n’è andata, ma ora so da dove viene. E attendo che un giorno i miei occhi incollati si aprano finalmente e Lo riconoscano definitivamente.


(Foto di apertura: Il tradimento di Giuda, Andrej Mironov, 2009 – wikicommons)