9 Gennaio 2020

Verso la luce

Tat'jana Krasnova

Docente presso la facoltà di Giornalismo dell’Università Statale di Mosca Lomonosov, coordinatrice dell’Istituto di beneficenza per bambini “Una busta per Dio“.

Quando i cattolici hanno acceso la quarta candela d’Avvento, gli ebrei hanno acceso la prima di Hanukkah.
Le tremule fiammelle delle nostre striminzite candele spingono via la notte, che incomincia a declinare e noi andiamo dietro a lei, pian piano, passo dopo passo, tenendoci per mano, perché questa è la legge della natura, e gli uomini necessariamente devono andare verso la luce. Dal Natale «occidentale» a quello «orientale», dal Vecchio Testamento al Nuovo, dal Natale alla Pasqua. Verso la luce.

Scusate, ma tutte le altre strade mi sembrano orribilmente assurde.
Oggi per tutto il giorno ho letto in rete varie versioni della stessa storia. Mi è parsa talmente tragica e importante che mi è venuta voglia di parlarne adesso, nel periodo più buio in cui l’anno ha una svolta.
È una storia d’amore, anche se a un primo e anche a un secondo sguardo non si direbbe.

Non conosco personalmente nessuno dei protagonisti, pertanto dirò molto in breve quello che ho capito: attraverso internet è stato chiesto aiuto a uno psicologo e scrittore che vive all’estero da parte di un ragazzino che si trova in una situazione difficile (anzi, disperatamente difficile). È incominciato uno scambio tempestoso, un rapporto complesso e doloroso, una corrispondenza e dei contatti skype (senza video). Poi il ragazzo ha cominciato a volere l’attenzione totale da parte dello psicologo, un amore illimitato; infine ha preso a minacciare il suicidio e a quel punto lo psicologo ha interrotto i contatti, dopodiché il ragazzo, di nome Vanja, si è suicidato sentendosi tradito.

Internet è rimasto scosso. Lo psicologo è stato condannato, bollato, ostracizzato e in pratica pubblicamente giustiziato, con ritiro del passaporto europeo. Le ondate di giusta ira sono arrivate al cielo, i monitor erano bollenti, il crepitio delle tastiere faceva ronzare le orecchie, ed ecco che si scopre… una cosa triste e già vista.
Che non esiste nessun ragazzino di nome Vanja, e che tutta la sua tragica vita e le sue infinite disgrazie se l’è inventate una giovane donna, la quale per l’appunto ha carenza d’amore, quello da cui eravamo partiti. L’amore, appunto.

Ripeto che sul caso specifico non intendo pronunciarmi. Non sono una specialista, non posso fare diagnosi, e su Wikipedia potete leggere tutto sulla sindrome di Münchhausen e la sua versione «per procura», senza bisogno di me. È una lettura molto istruttiva, ve la raccomando.
Quando parlo della mancanza di amore non penso all’infelice Münchhausen che cerca con ogni mezzo di essere al centro delle preoccupazioni e dell’attenzione. Penso allo psicologo: con quanta leggerezza e rapidità siamo pronti ad accanirci contro chiunque e per qualunque motivo: una frase infelice, uno stupido errore, un’insolenza, un’ingiustizia… Sì, anche per un’ingiustizia. Sì, anche per una cosa imperdonabile dal nostro punto di vista di altissima moralità. Non riusciamo a tacere, quanto poi a perdonare… Non ci proviamo nemmeno.
E ancor meno cerchiamo di capire.
Come mai? Perché mentre ti dedichi al «fact checking» l’ondata passa… e tu non fai a tempo a dire la tua… In questa nostra oscurità abbiamo imparato molto bene a infuriarci e a pronunciare verdetti.

Noi amiamo dichiarare con disinvoltura: «Per me è morto/a quando ha detto…», «Ho capito tutto di lui/lei quando non ha protestato per…», «Dopo che ha/non ha firmato questa cosa, ha cancellato la sua vita e tutti i suoi successi»…
Ci si è fusa la termoregolazione, signori. Per qualche motivo «non moriamo assiderati sulle vette dei nostri principi morali». Lo sa Dio, forse perché i nostri principi non sono così alti come sembra a noi… O c’è qualche altro motivo?

Abbiamo davanti una strada verso la luce. Non ci sono altre varianti, punto e basta.
Proviamo a percorrerla con cautela. Cambiamo la giustizia con la misericordia. O almeno con la pietà, che non è male. Il sarcasmo può essere ottimamente sostituito dalla tenerezza. La giusta ira dalla compassione. Anche perché nutro personalmente qualche dubbio che l’ira sia davvero «giusta».
La notte più lunga se Dio vuole l’abbiamo lasciata indietro. Le candele ardono.

Andiamo? In questo preciso istante…