1 Ottobre 2018

Le pensioni e madame Kiselëva

Tat'jana Krasnova

Docente presso la facoltà di Giornalismo dell’Università Statale di Mosca Lomonosov, coordinatrice dell’Istituto di beneficenza per bambini “Una busta per Dio“.

È uscito un articolo a firma Marija Kiseleva in difesa della riforma delle pensioni. La signora, dottore in psicologia, è moglie di Dmitrij Kiselëv, giornalista del canale tv Russia 1. La Kiselëva scrive: «La pensione ha un profondo significato psicologico, per molti è l’occasione per scaricare la responsabilità della propria vita, per altri dà il diritto di sentirsi offesi e scontenti… offesi per cosa, da chi? Di solito l’obiettivo classico è lo Stato come immagine del padre che non ama e non si cura abbastanza dei figli. Pochi sono disposti a riconoscere che la vita di cui dispongono al momento di andare in pensione se la sono creata con le proprie mani. Per la maggioranza invece la pensione dà la facoltà di non essere più attivi ma inerti, di non volere più nulla, oppure di volere ma di non fare perché mancano i soldi o la salute. Di fatto quelli che vanno in pensione presto, e non vogliono più lavorare, nella maggior parte dei casi sono gente che non ha mai cominciato a vivere. E in breve tempo diventano vecchi scorbutici, che si lamentano delle occasioni perse, e accusano il mondo ingiusto e la sorte infelice… Auguro a tutti una lunga vita!».
È difficile controbattere la consorte del signor Kiselëv, e manco ne ho voglia.
Mi vergogno dei miei compatrioti che sono diventati così pigri, insolenti, e si lasciano andare.
Non capisco assolutamente, ad esempio, perché ancor oggi molti di loro si nutrano di maccheroni e patate mentre si sa benissimo che il salmone, lo storione e i frutti di mare sono ricchi di vitamine, grassi e proteine che fanno bene alla salute e alla linea. Probabilmente queste persone così poco eleganti consumano patate per pura cocciutaggine.
E sempre per cocciutaggine i russi si rifiutano di scendere ogni mattino nella piscina che si trova nel seminterrato di ogni condominio che si rispetti, per nuotare almeno un paio di chilometri nella fresca acqua di mare. Una cosa elementare, eppure… Che pigri.
Prendiamo anche la sanità. Con tutta la scelta che abbiamo oggi tra cliniche europee o americane, non c’è niente di più semplice. Fate una buona assicurazione, ed eseguite un check-up completo una volta l’anno. Ci sono ospedali di buon livello, dove ti curano con attenzione, in stanza singola. Ottime medicine, esami diagnostici quanti ne vuoi. Si può andare all’estero, in fondo: Israele, Germania. La scelta è la migliore. E invece la gente è pigra. Si lascia andare.
O magari il riposo. Mare, montagna, diving, surfing. Tutto a loro disposizione. Ma chiedetegli quanti di questi russi pigri e obesi sanno sciare o guidare uno yacht? Pochini! Se ne stanno incollati nell’orto e invecchiano prima del tempo stabilito dal governo.
Sembra che ignorino molte cose questi miei russi, teneri ma un po’ sempliciotti.

Ad esempio, la mia cara amica Irina Markovna (35 anni di insegnamento, ancora oggi i suoi studenti la ricordano e le telefonano pieni di gratitudine) non lo sapeva che con moderato sforzo si può «mettere insieme un capitale». Oppure la mia compagna di scuola Irina Nikolaevna (35 anni in un ospedale pediatrico, decine di vite salvate)… non ci è arrivata a capire che nessuno le impedisce di guadagnarsi la vita su un’isoletta del Pacifico, scegliendo uno stile di vita meno stressante… Per non parlare della mia zia di campagna vicino a Kašira. Ha munto vacche per tutta la vita, che sciocca, invece di fare una vita sana alle Maldive…
Ok. Basta. Davvero non ho voglia di discutere con la Kiselëva.

Io non sto per andare in pensione. O meglio, non ci spero. Lo Stato, che ogni sera viene osannato in diretta dal marito della signora, mi ha insegnato a non credere più a nessuno e a contare solo su me stessa. Io sono tra quelli che hanno affrontato gli anni ’90 con un bimbo piccolo da tirar su. Non basta questo spauracchio a far tremare la mia psiche.
Vorrei solo dire una cosa alla signora Marija Kiselëva: non bisogna salire in cattedra e insegnare alla gente come vivere e cosa fare, gentilissima. Non è dal suo pulpito che bisogna dire certe cose. Nella sua posizione io sarei più modesta.
Glielo dico come insegnante con 35 anni di anzianità.
Del resto ha pure ragione: sport, salute, riposo, cura di sé. E vai fino a 120 anni.

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