22 Marzo 2019

Studiare la teologia? Dipende…

Tat'jana Krasnova

Docente presso la facoltà di Giornalismo dell’Università Statale di Mosca Lomonosov, coordinatrice dell’Istituto di beneficenza per bambini “Una busta per Dio“.

Il 28 febbraio all’Università Statale di Mosca si sono riuniti i rettori di vari atenei russi con i membri dell’Associazione per gli studi teologici presieduta dal metropolita Ilarion, per discutere come integrare l’insegnamento della teologia in tutte le facoltà universitarie. Il rappresentante del governo ha detto che in questo modo «la Russia ha un’occasione unica di diventare leader mondiale nella difesa dei valori morali tradizionali».

Qualsiasi conoscenza è meglio della non conoscenza, questo è chiaro. Nessuna conoscenza è inutile. La teologia, non c’è niente da dire, è una materia interessante e importante. E che nell’elenco delle religioni oggetto di studio compaiano non solo il cristianesimo ma anche ebraismo e islam è una scelta eccellente. Ma con questo, temo che possiamo considerare conclusa la parte ottimistica del commento.
Mi incutono pessimismo, invece, i «rappresentanti del clero» cui si pensa di affidare il compito meritorio di illuminare le menti della gioventù. Non so come vanno le cose tra i musulmani, tanto per dire. È altamente probabile che si possa trovare tra loro un numero sufficiente di professori capaci di insegnare l’islam.
Ma non so immaginarmi dove trovare tanti teologi ortodossi.

Ricordo bene gli inizi della «rinascita della Chiesa» in Russia, negli anni ’90. A quell’epoca ordinarono le persone più inattendibili, e le conseguenze di queste ordinazioni di massa le patiamo ancor oggi. Ho gran timore che troveranno con la stessa rapidità una folla di «teologi» per insegnare nelle università, e che costoro si occuperanno della faccenda con lo stesso stile inesorabile. Andrebbe ancora bene se il corso di teologia all’università fosse solo ed esclusivamente facoltativo. Ma se dovesse essere obbligatorio…

«Non far vedere a nessuno il Vangelo, non parlare con nessuno, non tirarlo fuori sul metro, se ti arrestano e ti chiedono da chi viene questo libro digli: da Matteo». Queste, più o meno, nei primi anni ’80 erano le istruzioni che ci davano i discepoli di padre Aleksandr Men’ nel consegnarci dei libretti minuscoli, pubblicati a Bruxelles, con la copertina morbida e la carta sottile…
Noi siamo stati incredibilmente fortunati. I giovani russi di oggi sono stati privati della gioia di portare il Vangelo in una tasca segreta, di leggerlo come facevano i primi cristiani: in segreto, nelle catacombe delle loro cucine, sotto la lampada della scrivania, con la torcia sotto le coperte. Loro non vengono fermati sulla porta della chiesa dalle squadre della gioventù comunista, non gli minacciano il manicomio per una citazione del Vangelo. Per loro la Buona Novella non è un segreto trasmesso di bocca in bocca, come si raccontano le cose più importanti, in un sussurro bruciante perché nessuno senta.

A noi fortunati Cristo si è presentato come un ribelle, un rivoluzionario e sovversivo. Intelligente, onesto, assolutamente senza paura, e inspiegabilmente pronto a tutto per amor nostro. A uno così non si poteva non credere, non si poteva non amarlo.
Ai mei studenti di oggi, al posto di Lui ammanniscono degli impostori con la faccia da quaresima, che dagli schermi televisivi comunicano con fare edificante che il cristianesimo riguarda quel che si può o non si può mangiare, come tenere sotto controllo la moglie, a cosa serve l’acqua benedetta.
Le mie intelligenti matricole, a sentir nominare l’ortodossia il più delle volte fanno la faccia schifata.
Le loro smorfie mi fanno venire in mente la mia, di faccia, quando mi parlavano di comunismo scientifico e di storia del Partito. Con una sostanziale differenza. Dietro a quella dottrina c’erano Marx ed Engels. Dietro a questa c’è Cristo. Per Marx non mi dispiace affatto…

Voglio assolutamente credere che tutto andrà per il meglio.
Ad esempio, che saranno degli studiosi laici a tenere nelle università dei corsi ben fatti e interessanti sulla storia delle religioni mondiali. Finora non vedo motivi di ottimismo.
Ma sarei molto lieta di sbagliarmi.