7 Aprile 2020

Qui si muore. Rivediamo le priorità

Tat'jana Krasnova

Docente presso la facoltà di Giornalismo dell’Università Statale di Mosca Lomonosov, coordinatrice dell’Istituto di beneficenza per bambini “Una busta per Dio“.

Sono più di 10 anni che mi occupo di beneficenza. O meglio di organizzare aiuti umanitari. In tutti questi anni l’obiettivo del nostro lavoro sono stati per lo più i bambini malati di cancro. Nella misura delle nostre piccole forze abbiamo cercato di aiutare i medici, e di sostenere come potevamo le famiglie.
E, inutile nasconderlo, ne abbiamo seppelliti tanti. Non so quanti funerali di bambini ci sono stati nella vostra vita. Spero neanche uno in passato, e neanche uno nel futuro, perché accompagnare all’ultima dimora una vita compiuta è doloroso, ma accompagnare una vita non ancora vissuta è straziante.

È contrario alle leggi di natura, alla nostra psiche, alla norma. Ma succede. Non possiamo dire che non ci sia niente da fare. La scienza con le sue provette cerca nuove medicine, i medici lavorano di giorno e di notte leggono articoli scientifici per migliorare i protocolli di cura. La vita lotta contro la morte. E spesse volte perde.
Stando davanti a tutto questo ho tirato alcune conclusioni molto importanti per me.
Ad esempio, la morte rivede le priorità come nessun altro.

Davanti alla parola «leucemia» subito capiamo con certezza e fin nei dettagli a che punto stanno della scala dei valori la nostra auto sgangherata che non sta a pari con la limousine del vicino, o la credenza, la pelliccia, il tappeto…
A quanto pare, è una caratteristica della morte. Io non so niente dei virus, per questo dico con cautela: corriamo una minaccia di morte. Rivediamo le priorità.

Tutta l’umanità si sta chiedendo come abbiamo potuto lasciare che si spendessero milioni per illuminare Mosca tutto l’anno in modo pacchiano e poi ci mettiamo sul viso le mutande al posto delle mascherine che non si trovano. Perché ci disturbava così acutamente lo stato dell’altrui morale e non ci disturbava lo stato dei nostri ospedali… Perché abbiamo offerto tanta stima a chiacchieroni e ciarlatani, e siamo stati così severi con i medici, per i quali adesso tutti quanti preghiamo.

Ci hanno spaventati per bene. Forse riusciremo a cavare da questi giorni qualcosa di più dell’esperienza della paura e dell’odio. Si preparano tempi difficili per tutti. Cerchiamo di viverli in modo da non perdere per strada quello per cui vale la pena vivere.
La nostra libertà, il nostro lavoro, la nostra opera, i nostri amici. La vita senza queste cose non vale tutti gli sforzi che facciamo. Ce ne staremo tutti seduti sul divano come minimo fino a metà maggio. Prendiamolo come un dato di fatto, e dunque pensiamo lucidamente al da farsi.

Adesso tra noi compariranno persone in una situazione oltre il limite del peggio. Voi tutti più o meno potete immaginare di quali categorie si tratta. Gli anziani soli con malattie e la pensione accreditata in banca ma senza carta di credito (mia mamma era così, ad esempio), e questo è solo il gruppo più evidente. Ma ce ne sono di meno evidenti: le donne sole con figli, che hanno perso il lavoro; le famiglie che vivono con una sola busta paga, e anche quella a rischio, ecc.
Questa gente ha necessità di un aiuto da parte del nostro Stato alternativo. Oltre a noi stessi non abbiamo altre risorse. O meglio, dal punto di vista umano siamo una risorsa immensa, ma sul piano materiale, ahimè, poca cosa. Come possiamo distribuirla?

Così ci abbiamo pensato e ripensato, ed ecco cosa abbiamo tirato fuori.
Abbiamo pensato con Irina V. di aprire una casella postale dove indirizzare le richieste. Poi noi le vaglieremo e pubblicheremo su facebook le necessità… Non è uno schema geniale, ma non so pensare niente di meglio. Chiedo consiglio, soprattutto dei nostri «veterani» della Busta per Dio. Che ne dite?

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