3 Aprile 2018

Né santi né farabutti

Tat'jana Krasnova

Docente presso la facoltà di Giornalismo dell’Università Statale di Mosca Lomonosov, coordinatrice dell’Istituto di beneficenza per bambini “Una busta per Dio“.

In un’intervista, l’attore Aleksej Serebrjakov ha affermato che l’idea nazionale russa oggi si riassume nella triade: forza, prepotenza, arroganza. A quanto pare, nell’infuriare dei battibecchi scoppiati dopo le sue affermazioni, anch’io mi sono fatta una mia idea nazionale. D’altronde, se ce l’hanno attori, cantanti (e talvolta anche clown), chi può proibire a me, modesta insegnante con trent’anni d’esperienza, di averne una? Tanto più che la mia idea è semplicissima. Si riduce a un concetto: più attenzione. O, se proprio vogliamo aggiungere qualcosa di colorito: più attenzione, accidenti a voi!
Finitela di brandire la clava e sparare con tutta l’artiglieria. A destra e a manca, per giunta.
Finitela di dipingere la mia patria a larghe pennellate. Tanto più che non usate solo i colori ma anche una ben nota sostanza fetida.

È vero, nel nostro paese c’è un sacco di imbecilli, l’aggressività è pane quotidiano, succedono molte cose imperdonabili e orrende. Ma noi ci siamo, vivaddio. Ed insegniamo ai nostri figli, e credetemi, spesso sono ragazzi come non se ne trovano da nessuna parte: acuti, intelligenti, seri, retti e compassionevoli. E poi curiamo la gente, e tra i medici gravemente incompetenti e cafoni ce ne sono di quelli che ti lasciano senza fiato, pronti a soccorrerti con una misericordia e una dedizione rare.
Quando parlate delle persone, evitate il più possibile di generalizzare, è un consiglio.
Anche nei nostri paesi più sperduti, sprofondati (più di quanto vorremmo) nell’alcolismo e nell’indifferenza, si trovano dei bibliotecari e degli insegnanti che farebbero piangere di gioia gli angeli del paradiso, che li guardano dall’alto.
Quando parliamo di noi, non dobbiamo fare generalizzazioni globali. Per favore, non paragonate il mio paese all’inferno.
Ribadisco, quando parlate delle persone, evitate il più possibile di generalizzare, è un consiglio.

E al partito opposto vorrei dire che non bisogna caricare sulle mie spalle la missione di salvare il mondo con l’Autocrazia, l’Ortodossia e il Popolo. Io non voglio salvare il mondo, non sono ortodossa e non ritengo santa la Russia. Voglio salvare quello che mi trovo attorno: i fiori sul davanzale, il pianerottolo pulito, il bambino malato di cancro, la biblioteca che voi, con i vostri schiamazzi patriottici, volete far chiudere per mettere al suo posto l’ennesima filiale di qualche banca di truffatori.

Non voglio far guerra a nessuno. Non voglio che la mia patria sia potente.
Nei grandi paesi potenti difficilmente si tiene conto dei piccoli. Io voglio che il mio paese sia attento. Premuroso, concentrato e molto attento: alle persone, alle risorse, ad ogni filo d’erba e ad ogni fiore di campo.
Non c’è bisogno che ci definiamo tutti in blocco, su scala nazionale, degli angeli, ricettacolo di alti valori spirituali. Ma neppure c’è bisogno che ci chiamiamo bastardi tutti in massa.
Non siamo né l’una né l’altra cosa. Siamo molto diversi. E a noi, che ancora restiamo in questo paese, toccherà intenderci. Altrimenti ci aspetta una gran brutta fine. Ed io personalmente non saprei dove andare a nascondermi. Io, come ho detto sopra, sono una modesta insegnante. I miei risparmi non bastano a comprar casa in riva al Mediterraneo. Se si verificherà la caduta massi che voi cercate con tanto zelo di provocare, me ne starò lì a prenderla.
Per questo chiedo di avere più attenzione.