23 Novembre 2016
Viaggio in Ucraina – 2. Finché c’è solidarietà c’è vita
Dal dramma immenso del Donbass sono nate iniziative straordinarie, perché si può imparare persino dalla guerra. C’è un’Ucraina che lavora per trasfigurare il conflitto in misericordia.
Gli ucraini nella gran maggioranza si rendono ben conto dell’insolvenza cronica dello Stato sotto tanti aspetti che toccano concretamente la vita di ognuno; per misurare la portata di questo scollamento nel dicembre 2015 l’Istituto internazionale di sociologia di Kiev ha svolto un sondaggio chiedendo ai cittadini se hanno fiducia nello Stato, ed è emerso che l’84% degli intervistati non nutre alcuna fiducia, il che significa che più di quattro ucraini su cinque pensano che lo Stato non stia agendo nel loro interesse.
Ma paradossalmente l’assenza di fiducia nello Stato non equivale all’assenza di speranza. C’è qualcosa in cui gli ucraini hanno fiducia, secondo un recente sondaggio1 si fidano della Chiesa (76,2%), del volontariato (51,4%), delle Forze Armate (45,8%). Come spiegare questa fiducia e questa speranza? Probabilmente, quella che sembrava la «retorica del Majdan», ossia lo spirito di solidarietà tra la gente (che molti critici giudicavano sentimentale, mentre reali erano gli scontri e i morti), è stata invece un avvenimento epocale per la società ucraina, che l’ha maturata profondamente; ed ora questo spirito, messo alla prova col ritorno alla normalità è diventato, o sta diventando, una realtà diffusa, e soprattutto efficace.
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Marta Dell'Asta
Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».
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