10 Luglio 2023

Viktorija Amelina, morte di una scrittrice

Marta Dell'Asta

Un motivo in più per ricordare l’inutile, insensata strage della guerra, che getta via le vite con la loro irripetibile ricchezza. Una giovane scrittrice è morta in Ucraina, il suo talento letterario stava sbocciando proprio nell’incontro col dolore e la paura. Ricordiamo Viktorija Amelina morta il 1° luglio.

Alle vittime del bombardamento di una pizzeria a Kramatorsk, il 27 giugno scorso, si è aggiunta qualche giorno dopo anche la giovane scrittrice Viktorija Amelina, nata a L’viv 37 anni fa. Viktorija si trovava là con una delegazione di giornalisti colombiani; tornava spesso sui luoghi dell’occupazione e al fronte per compenetrarsi delle sofferenze della gente, di questa assurda realtà che è la guerra.

Era un’autrice poco più che esordiente, che aveva al suo attivo due romanzi e un libro per bambini, ma era già stata insignita del premio Joseph Conrad per i giovani scrittori ucraini. Il titolo del suo primo romanzo, La sindrome di novembre o l’Homo compatiens, uscito nel 2014, esprime già il suo atteggiamento personale di fronte alla scrittura, ossia la volontà di abbracciare il dolore altrui; per questo andava al fronte a parlare con le vittime degli abusi, per non volgere il capo dall’altra parte, come viene spontaneo davanti all’orrore.

Izjum, marzo 2023. (dyvys.info)

Dopo lo scoppio della guerra, nell’estate del 2022 Amelina è entrata nell’organizzazione per i diritti umani Truth Hounds, con la quale si è impegnata a documentare i crimini di guerra nei territori liberati dall’invasione. «Quanta forza c’era in questa fragile ragazza. Quanta profondità e talento, ma soprattutto quanta bontà. Non so come facesse a reggere tutto quel che faceva. A guardare dritto negli occhi coloro che avevano sofferto tanto. A registrare serenamente cose che non si possono ascoltare a cuor leggero», ha detto di lei la scrittrice Irena Karpa.

Ed era così, sempre nell’epicentro degli eventi, a occuparsi dei bambini rimasti soli, delle donne e dei militari che avevano perso tutto. E proprio questo contatto durissimo col dolore e con la violenza le ha fatto fare un salto qualitativo; i colleghi ricordano che l’impegno di documentare i crimini è cresciuto in lei sino a produrre una forma espressiva nuova e più intensa. I suoi ultimi versi hanno questa misteriosa forza, «come se volesse albergare nel suo cuore tutto questo dolore, e a volte si agitava perché sentiva di non avere le risorse per esprimere la profondità della catastrofe».

Proprio durante una di queste spedizioni in zona di guerra Amelina ha trovato, dissotterrandolo in un giardino del villaggio di Kapitolivka, il diario dello scrittore Vladimir Vakulenko, rapito e ucciso dai russi durante l’occupazione di Izjum. Tra l’altro, e questo dice molto di lei, la scrittrice si è poi fatta carico dei genitori e del figlio di Vakulenko. In seguito grazie a lei il manoscritto è stato pubblicato col titolo Mi trasformo… Diario dell’occupazione. Versi scelti, e presentato a Kiev il 22 giugno scorso a una manifestazione chiamata «Arsenale del libro», cui ha partecipato la stessa Amelina. Dieci giorni prima di morire.

Viktorija Amelina, morte di una scrittrice

Viktorija Amelina all’ «Arsenale del libro» di Kiev il 22 giugno scorso. (pressslužba Vivat)

Nell’introduzione al libro Viktorija scrive di sentirsi dentro un «nuovo rinascimento fucilato», frase che oggi suona terribilmente profetica.

La moglie di Zelenskij, che col marito ha visitato la fiera del libro di Kiev, ha fatto un’osservazione che non è semplicemente politica ma probabilmente esprime l’impegno e la coscienza di tanti: «Abbiamo visto che le nostre case editrici, che un anno fa avevano perso le loro potenzialità, la rete di distribuzione, gli uomini, hanno riempito di libri gli stand. Ogni libro, ogni romanzo, racconto, poesia è una forma di resistenza alla distruzione. È la prova che noi ucraini ci siamo, e resteremo sulla nostra terra. Perché ci salviamo, ci difendiamo e stimiamo l’un l’altro. Perché siamo solidali e umani».

Con la morte di Amelina la letteratura ucraina, è stato detto, ha perso una figura di grande maturità: «Noi speravamo – ha commentato l’editrice Mar’jana Savka – che sarebbe stata proprio Viktorija a scrivere il grande romanzo su questa guerra». Purtroppo non ha fatto in tempo. Tuttavia, la sua sensibilità umana acuita da quella artistica, aveva già saputo tradurre in parole alcuni aspetti piccoli e lancinanti della guerra, come l’abbandono e la speranza…

Luminosa memoria.
Storia del ritorno
Quando Mira ha lasciato la casa
ha preso una perlina dalla scatola
Quando Tim ha lasciato la città
ha raccolto dalla strada un sassolino
Quando Jarka ha detto addio al giardino
ha preso un nocciolo d’albicocca
Quando Vera ha lasciato la casa
non ha preso nulla.
«Presto tornerò», ha detto
e non ha preso niente
Mira ha fatto crescere una scatola dalla perlina
ora sta crescendo una nuova casa nella scatola
Tim ha fondato una nuova città dal sassolino
Una città che somiglia alla sua
ma senza il mare.
Jarka ha seminato il nocciolo di albicocca
ed ora il giardino tutto attorno è suo
Ma Vera,
che non ha preso nulla
racconta questa storia
Quando si fugge di casa,
dice,
La casa alle tue spalle si riduce
per salvarsi.
La casa si trasforma
in un sassolino grigio
una perlina
nel nocciolo di un’albicocca avvizzita
in un pezzo di vetro che per tutta la strada
si attacca al palmo della mano
in un pezzo di Lego
una conchiglia di Crimea
un seme di girasole
un bottone dell’uniforme del babbo.
La casa allora entra in una tasca
e là dorme
La casa va tolta dalla tasca
solo in un posto sicuro
quando sei pronto
La casa cresce piano piano
e tu mai più
ricordalo, mai più
resterai senza la tua casa
E tu cosa hai preso con te?
Ho preso questa storia
del ritorno
Guarda, l’ho tirata fuori
E lei cresce.

«Questi versi – ha scritto Svetlana Panič – non mi danno pace. Parlano di noi, sono a causa nostra. Cerco di aiutare gli ucraini che stanno nel nostro college, e ciascuno di loro ha il suo nocciolo, un pezzo di vetro, un cucchiaino da tè…».

La poesia trova le parole essenziali per dire cose indicibili, per esprimere un dolore e un coraggio impensabili; per questo uccidere un poeta è un abominio e al tempo stesso un suicidio. È dare un calcio alla verità della nostra vita e della storia.


Immagine di apertura: Facebook

Marta Dell'Asta

Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI

Abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

ABBONATI