6 Settembre 2022

Trappole comuniste per aspiranti fuggiaschi

Angelo Bonaguro

Tra il 1948 e il 1951 lungo i confini occidentali della Cecoslovacchia la polizia politica installò dei finti passaggi di frontiera, che in realtà erano trappole a cui indirizzare ignari cittadini desiderosi di espatriare, che poi venivano arrestati. Un libro ne racconta le vicissitudini.

La trappola del falso confine era già stata usata in URSS negli anni ’30, poi ripresa dal controspionaggio militare sovietico nella Germania del dopoguerra nei confronti dei soldati dell’Armata Rossa: il famigerato Muro di Berlino ancora non esisteva, e il sogno di scappare all’Ovest irretì molti. Così agenti sovietici che si spacciavano per berlinesi avvicinavano gli aspiranti disertori per poi accompagnarli in un appartamento, dove il personale dell’esercito «americano» li avrebbe accolti e interrogati. Inutile dire che dopo le spontanee dichiarazioni «antisovietiche», il disertore non avrebbe fatto in tempo a pentirsi di essersi fidato dell’amicone di turno.

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Angelo Bonaguro

È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.

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