3 Giugno 2022

Auguro alla Russia di provare orrore e pentimento

Redazione

Un dimostrante solitario sulla Piazza Rossa, col suo cartello contro la guerra. Arrestato, processato, multato. Ma al giudice ha detto parole molto chiare e coraggiose. È uno che spera ancora nel buon senso e nella verità.

Vladimir Ananič è medico e uno dei fondatori della casa editrice moscovita «Praktika», nota per aver pubblicato, oltre a testi scientifici, anche opere di padre Aleksandr Šmeman, del metropolita Antonij di Surož, di padre Georgij Mitrofanov e di altri importanti pensatori e studiosi ortodossi. Il 31 marzo Ananič è stato arrestato appena è uscito da solo sulla Piazza Rossa reggendo un cartello con le scritte: «Pace all’Ucraina; Recupero della ragione, orrore, vergogna e pentimento alla Russia; L’inferno a Putin». Accusato in base agli articoli 20.3.3 e 20.2.5 del Codice per reati amministrativi («Azioni pubbliche volte a screditare le forze armate della Federazione russa» e «Comizio»), è stato poi rilasciato, ma la corte lo ha condannato a un’ammenda di 50.000 rubli.

Vostro onore,
mio padre ha combattuto contro il nazismo durante la Seconda guerra mondiale. Avrebbe potuto vivere a lungo, ma è morto per le conseguenze di una ferita di guerra. Nella nostra famiglia la giornata più importante dell’anno era quella della Vittoria, e il precetto principale che mio padre mi ha lasciato è che la guerra non deve ripetersi mai più.

Gli autori che leggevamo a scuola, da Lev Tolstoj a Vasilij Bykov, non incoraggiavano certo l’omicidio. Ma su di me hanno influito soprattutto le parole di Dostoevskij secondo cui l’armonia del mondo non vale la lacrima di un bambino seviziato. Inoltre, ai 14 archetipi del fascismo eterno di Umberto Eco ne aggiungerei un quindicesimo: essere pronti a sacrificare i figli degli altri in nome di un obiettivo vago.

In Unione Sovietica gli ideologemi principali erano la «lotta per la pace» e l’«internazionalismo». E sebbene il regime fosse sanguinario, queste parole avevano un effetto pacificante sulla gente semplice, che rispondeva volentieri e generosamente alle disgrazie altrui. Così nel novembre 1988, dopo il terremoto in Armenia, a Leninakan ho visto un numero immenso di volontari arrivati da tutta l’URSS. Questa è la mia visione del mondo, che si è formata quando c’era ancora l’Unione Sovietica, dove ho vissuto più della metà dei miei 65 anni, e a cui gli attuali governanti del nostro paese starebbero cercando di riportarci: per quanto sembri strano, sono miei coetanei e hanno studiato nelle stesse scuole sovietiche che ho frequentato io. Probabilmente hanno vissuto in circostanze diverse e a scuola le loro materie preferite non erano le mie.

Ananič al momento dell’arresto. (svoboda.org)

Il 24 febbraio 2022 mi è stato inferto un duro colpo, oltretutto in modo particolarmente cinico, perché quello stesso giorno, il 24 febbraio 2002, un mascalzone sconosciuto uccise mia madre investendola sulle strisce pedonali, e scappando. Dopo vent’anni esatti Putin ha invaso l’Ucraina con le sue truppe.

Certo, prima ci sono state le due guerre in Cecenia, la Georgia, la Crimea, Doneck e la Siria, che confesso di aver tollerato o trascurato, perché sembravano lontane o non così terribili.

Ma quello di adesso è un crash test a tutta velocità contro un muro di cemento. Perché noi comunque siamo parenti stretti, molti parlano la stessa lingua, hanno – sembrerebbe – la stessa fede, appartengono alla stessa confessione e in parte perfino alla stessa giurisdizione ecclesiastica. Purtroppo il fratello di Abele era Caino. Per fortuna Abele si era preparato e, cogliendo Caino alla sprovvista, non ha voluto morire ma ha risposto al fratello pan per focaccia. Alla Chiesa ortodossa russa e ai media russi è toccato riscrivere la Bibbia in tutta fretta.

Alla domanda del Signore: «Dov’è Abele, tuo fratello?», Caino adesso risponde: «Primo, Abele sono io; secondo, adesso ti mostro chi è che si stava preparando ad attaccarmi.

E se io non avessi sferrato un attacco preventivo, la tragedia di Mariupol’ adesso si starebbe svolgendo a Kursk, e il massacro di Buča a Malachovka. Perciò ho la coscienza pulita».

Auguro alla Russia di provare orrore e pentimento

Ananič con un gruppetto di amiche davanti al tribunale. (facebook)

Al 31 marzo, quando sono uscito con il cartello, secondo i dati ufficiali dell’ONU in Ucraina erano stati uccisi 1232 civili, dei quali 112 bambini. Erano state distrutte Mariupol’, Char’kov, Černigov e Sumy. Alla fine di marzo la parola più tremenda era «Mariupol’», e lo rimane ancora. Dopo un solo giorno già arrivavano le prime notizie da Buča, Vorzel’, Gostomel’, Borodjanka, Irpen’.

Il mio messaggio più importante era naturalmente «Pace all’Ucraina». Se non mi avessero caricato sulla camionetta ma mi avessero ascoltato e avessero fermato subito le azioni belliche, adesso sarebbero ancora vivi i 2149 civili adulti e i 123 bambini uccisi dal 31 marzo fino ad oggi. Tra questi, i cinque bambini uccisi alla stazione di Kramatorsk e la neonata di tre mesi Kira Glodan, di Odessa. Milioni di profughi sarebbero tornati a casa. Sarebbero rimasti in vita i soldati caduti da entrambe le parti.

Per ora non mi hanno ascoltato. La follia continua e, per quanto ciò sia terribile, è sostenuta da molti miei compatrioti. A loro ho rivolto il secondo messaggio scritto sul mio cartello: «Recupero della ragione, orrore, vergogna e pentimento alla Russia». Non chiedo ai miei concittadini di aprire la mente o gli occhi. Dopo una forte sbronza bisogna per prima cosa tornare in sé. Perciò auguro loro di riaversi e di recuperare la salute mentale al più presto. Gli occhi li apriranno inesorabilmente, ma non subito, solo quando i loro futuri figli o nipoti gli domanderanno che cos’hanno fatto loro quando la Russia ha aggredito l’Ucraina. Allora molti di loro proveranno dolore.

Quanto al messaggio «L’inferno a Putin» non è un augurio ma un avvertimento e un tentativo di fermare subito la guerra, perché Putin ci tiene molto alla propria sorte. Tuttavia continua ad essere sicuro che andrà in paradiso, perché il patriarca Kirill e il metropolita Tichon probabilmente si vergognano di dirgli la verità. Ma il rischio di finire all’inferno è grande, e cresce a ogni giorno di guerra. Sono già morti 235 bambini. Non sappiamo il numero preciso dei soldati caduti, sappiamo solo che le perdite sono ingenti. E i soldati, sia russi che ucraini, sono giovanissimi, potrebbero essere miei nipoti, più che miei figli.

La maggior parte dei soldati ha trascorso tutta la vita nel paese governato da Putin. Sappiamo anche che fra i soldati russi caduti ci sono molti militari a contratto provenienti dalle regioni povere. Com’è successo che la generazione nata e cresciuta sotto l’ala di Putin viene mandata illegalmente in guerra a fare il servizio di leva, o è costretta ad andarci per guadagnarsi da vivere non avendo altri modi per farlo? E vanno lì a morire. È una strage degli innocenti posticipata.

Il Sabato Santo è il giorno più puro e silenzioso dell’anno, in cui Cristo discende agli inferi e si canta «Taccia ogni creatura, e stia con timore e tremore, e nulla di terreno pensi tra sé. Infatti il Re dei Re e Signore dei Signori viene per sacrificarsi e donarsi ai fedeli».

Auguro alla Russia di provare orrore e pentimento

Le bare di Valerija, Ljudmila e Kira Glodan nella cattedrale della Trasfigurazione a Odessa.

Com’è stato possibile, in un giorno come questo, lanciare su Odessa il missile che ha ucciso Kira Glodan, un angelo di tre mesi, sua mamma Valerija e sua nonna Ljudmila, e poche ore dopo andare in chiesa con la candela alla liturgia di Pasqua? E il giorno della Vittoria bombardare quella stessa Odessa che è stata una città-eroe durante la Seconda guerra mondiale?

Ma anche ora, ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio, e Lui è grande nella misericordia. Se solo Putin facesse cessare la guerra e, per cominciare, facesse uscire subito i feriti da Azovstal’!

Mi condannate in base all’articolo 20.3.3 del Codice sui reati amministrativi che recita: «Azioni pubbliche volte a screditare l’uso delle forze armate della Federazione russa per difendere la Federazione stessa e i suoi cittadini e sostenere la pace e la sicurezza internazionali».

Io però non ho ucciso e non ho violentato i civili, non li ho costretti a fuggire dal paese, non ho saccheggiato e distrutto le loro case, non ho impartito ordini criminali, non ho instillato l’odio.

Al contrario, ho invitato alla pace, e la mia azione pubblica era diretta non a screditare l’esercito ma a sostenerlo, a proteggere la sua capacità difensiva e tante vite umane.

Vostro onore, spero che le mie parole l’abbiano convinta. In base a quanto sopra affermato, la prego di assolvermi e di restituirmi il mio cartello.
Multa. Sipario.

Abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

ABBONATI