28 Dicembre 2022
Halík: attenti all’egoismo nazionale e religioso
Dissidente, filosofo e infine teologo, Tomáš Halík rappresenta ancor oggi la vivacità del pensiero ceco, sempre pronto a interfacciarsi col mondo. Nell’intervista parla di Ucraina, globalizzazione e «terzo ecumenismo».
I sovranismi sono esplosi anche in paesi come gli Stati baltici e la Polonia, dove è più evidente la paura del vicino russo. Se la loro reazione è comprensibile, rischia tuttavia di creare chiusure, debolezze e paradossalmente violenza e ingiustizia, pensiamo alle vicende dei gruppetti di profughi afghani respinti, e agli 8 milioni di ucraini accolti in Polonia. Come se ne esce?
La democrazia non è solo un sistema politico, la democrazia è anche cultura dei rapporti fra le persone, è qualcosa che è necessario costruire, ed occorre preparare un clima morale che la favorisca. Temo invece che in questi paesi post-comunisti vi siano forti influssi che intendono distruggere quel clima. Probabilmente, dopo la caduta del comunismo, la gente attendeva qualcosa di diverso, e improvvisamente è arrivato il mondo post-moderno, così complesso, pluralista che ha disorientato molti, i quali si sono gettati alla ricerca di risposte semplici alle problematiche complesse. Purtroppo a volte anche la retorica religiosa viene usata a sproposito.
Naturalmente ciò vale non solo per i paesi post-comunisti – penso alla figura di Trump in America, ecc. Vi sono persone che utilizzano i valori cristiani, sbandierano il rosario ma poi la loro vita non corrisponde al Vangelo.
È emersa così la seconda faccia della globalizzazione: da un lato ha portato cose positive – ritengo che la caduta del comunismo sia una delle conseguenze della globalizzazione, quando i regimi chiusi si sono trovati nel mercato libero di merci e idee e non hanno più saputo reggere, quindi è un bene che abbia aiutato a smantellare gli Stati totalitari. Tuttavia oggi si mostra più che altro il suo lato oscuro:
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Angelo Bonaguro
È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.
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