18 Luglio 2019

La libertà che sognavamo

Paolo Polesana

Hanno combattuto per la libertà nazionale, ma ora si sono smarriti nella vita della democrazia. I paradossi che si vivono nell’ex-Urss ricordano da vicino le strettoie in cui si dibatte l’Europa, delusa dal grande sogno della sua unità. L’esempio interessante della Lituania.

Da otto anni ormai in Lituania il 13 gennaio viene consegnato il «Premio della Libertà», un riconoscimento concesso dal parlamento a persone fisiche o giuridiche che hanno contribuito alla difesa dei diritti umani e allo sviluppo della democrazia, e hanno incoraggiato la collaborazione internazionale nella lotta per la libertà di autodeterminazione e sovranità dei popoli europei. La data della consegna coincide con la festa nazionale dedicata ai difensori della libertà, che cade nell’anniversario dell’aggressione dei reparti speciali sovietici avvenuta nel 1991 quando, a meno di un anno dal recupero dell’indipendenza dall’Unione Sovietica, il vecchio regime ha tentato con la forza di ristabilire i propri confini. Si tratta di una data significativa, perché i lituani allora avevano dimostrato di voler difendere le istituzioni statali anche a costo della sicurezza personale: in quell’occasione la gente era uscita spontaneamente di casa per proteggere i luoghi strategici del fragile Stato lituano appena ricostituito, occupando in massa la piazza del parlamento e il centro delle trasmissioni radio-televisive. Quattordici persone morirono in quel blitz ed ogni anno vengono ricordate in una speciale cerimonia, che include anche il conferimento del Premio della Libertà.

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Paolo Polesana

Dopo la laurea all’università statale di Milano, ha conseguito il dottorato in fisica a Como e ha lavorato nei laboratori laser dell’università di Vilnius (Lituania). Ora è sacerdote diocesano a Bergamo. Da diversi anni collabora con l’Associazione Russia Cristiana

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