1 Giugno 2018
Dalla guerra non si torna
Il giornalista russo Arkadij Babčenko, al centro di un recente caso di vero o falso attentato, a Kiev, è un uomo che ha fatto profonda esperienza della guerra. E che la racconta nel suo aspetto umano più terribile: l’impossibilità di liberarsene.
È davvero singolare il caso di Arkadij Babčenko, il giornalista russo fortemente antiputiniano riparato a Kiev, di cui il 29 maggio è stato annunciato l’assassinio e che il giorno dopo è riapparso vivo in una conferenza stampa; ed è un caso che farà discutere ancora a lungo. Quali siano stati i motivi e gli scopi della messinscena orchestrata dai servizi di Sicurezza ucraini non sappiamo, e in fondo non ci interessano.
Ma l’episodio è stato l’occasione per mettere a fuoco la personalità di un uomo non banale, di un giornalista d’assalto, corrispondente di guerra da tanti fronti, oppositore duro e polemico sino alla provocazione, che ha iniziato come militarista e patriota ed è finito come nemico giurato di ogni guerra. Ed è finito così non da ieri o per via di questo strano caso.
Soprattutto il rapporto con la guerra è interessante nel suo percorso esistenziale. Anche solo a vederlo, Babčenko ha i tratti del militare di professione, sia per la corporatura che per i modi decisi;
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Marta Dell'Asta
Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».
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