24 Febbraio 2024

Due anni di guerra: stanchi ma sempre decisi

Oleksandra Romancova

Oleksandra Romancova, direttore esecutivo del Centro per le libertà civili di Kyiv, Nobel per la pace 2022, ci parla di diritti umani, del peso del passato sovietico, del pericoloso vicinato con la Russia, della collaborazione con l’UE, di questioni linguistiche e culturali. Ma soprattutto dell’urgenza di dare un giudizio chiaro su quanto sta accadendo. (Intervista di Marta Dell’Asta).

La guerra ha cambiato il profilo e gli obiettivi del vostro Centro per le libertà civili?
Prima del 2014, il nostro Centro si occupava di formazione sui diritti umani, in collaborazione con varie associazioni civiche del nostro paese; inoltre monitoravamo le violazioni dei diritti all’interno dell’Ucraina. Nel 2014, quando è incominciata la rivoluzione della dignità sul Majdan, abbiamo aperto la hot line EuromajdantataSOS e cominciato a documentare le violazioni dei diritti umani, e a dare sostegno legale a coloro che venivano arrestati. Poi, quando c’è stata l’annessione della Crimea e l’ingerenza nel Donbass, nel 2014, abbiamo cominciato a documentare i crimini di guerra e le violazioni dei diritti da parte dei russi, sul fronte di una guerra che era già una realtà. Contemporaneamente abbiamo continuato a occuparci di questioni interne, delle leggi che potevano essere lesive dei diritti della persona, cercavamo di capire se c’erano politici che cercavano di bloccare i giornalisti o gli attivisti per i diritti.

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Oleksandra Romancova

Ucraina, laureata in Relazioni internazionali, è direttrice esecutiva del Centro per le libertà civili di Kyiv, associazione insignita del Nobel per la pace 2022 insieme all’associazione russa Memorial e al Centro bielorusso per i diritti umani «Vjasna».

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