27 Settembre 2016

Fondamentalismo cattolico, il panorama italiano

Maurizio Vitali

Accanto al tradizionalismo istituzionale, esiste un Italia un «fondamentalismo diffuso» dai contorni fluidi. Il problema etico agita soprattutto gli «impauriti» e gli «scandalizzati», destabilizzati dalla sfida della misericordia lanciata dal papa.

In un mondo ampiamente globalizzato certi fenomeni non riguardano più soltanto alcune regioni e certi paesi e neppure soltanto alcuni settori sociali, politici o religiosi. A noi oggi può sembrare che il fondamentalismo per antonomasia sia quello religioso e, in particolare, quello islamico, mentre in varie forme e gradi (e pur con grandi differenze) esso si sviluppa in Occidente come in Oriente, ed è presente in tutte le religioni, come anche in tutte le confessioni cristiane.
È importante conoscere questo fenomeno che ci riguarda tutti: capire perché nasce e da quali domande è alimentato, come si evolve, qual è il soggetto cristiano che lo abbraccia, quali ferite e preoccupazioni nasconde.
Occorre anche capire il peso specifico che esso ha nella Chiesa, perché di solito i fondamentalisti sono particolarmente attivi così da sembrare più numerosi di quanto sono; e sono spesso rissosi, fanno del conflitto stesso uno strumento per salvaguardare la fede.
Al di là della effettiva rilevanza numerica e del fatto che tendenze variamente conservatrici sono sempre esistite nella Chiesa, resta però che il fondamentalismo cattolico e ortodosso vede oggi una forte ripresa e ha queste nuove caratteristiche di marcata conflittualità, che non possono non interrogarci sui motivi nuovi e globali per questo revival.
Qui intendiamo parlare proprio del livello più radicale, dei cristiani ultraconservatori di cui papa Francesco ha detto in un’intervista che hanno un posto nella Chiesa, ma che «dicono no a tutto» («La Nación», giugno 2016).
La serie di interventi che verranno ospitati da «La Nuova Europa» affronterà il problema considerandolo da Occidente e da Oriente. Ciascuna parte ha le sue specificità e motivazioni che vanno prese sul serio, per i disagi e problemi che mettono in luce e che non possono essere lasciati senza risposta.

Internet e papa Francesco hanno prodotto l’effetto della benzina sul fuoco del fondamentalismo cattolico: il pontefice in quanto bersaglio polemico, e il web in quanto moltiplicatore di link, di scambi e di visibilità. Tratto comune del fondamentalismo è l’opporre la Tradizione nella sua forma sedimentata e pregressa al Magistero vivente e attuale della Chiesa fino a non riconoscerlo in tutto o in parte; e il gridare allo scandalo per ogni ri-forma, cioè per ogni evoluzione o superamento di quella forma. Ciò è stato ben analizzato e spiegato nell’intervista dal professor Massimo Introvigne, il quale ha messo in luce l’esistenza, al di là delle istituzioni tradizionaliste vere e proprie come quella fondata da monsignor Lefebvre, di un «fondamentalismo diffuso», un arcipelago di intellettuali, giornalisti e siti internet, di non grandi dimensioni, ma più largo e fluido di quelle istituzioni e maggiormente idoneo a creare contaminazioni culturali fuori dai suoi confini.
Abbiamo effettuato una navigazione piuttosto accurata attraverso l’arcipelago di questi siti, soffermandoci soprattutto sul mese di maggio 2016 quando questo mondo era in particolare fermento soprattutto a motivo di due eventi importanti: la promulgazione della legge Cirinnà sulle unioni civili delle coppie omosessuali, e la pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia di papa Francesco, ritenuta dai più accesi un cedimento sul piano dottrinale, da altri più misurati un’ambiguità da chiarire con un’interpretazione autentica.

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Maurizio Vitali

Giornalista, è stato direttore di CL-Litterae Communionis e ha lavorato a Il Giorno.Dal 1998 al 2013 è stato direttore dell’agenzia di stampa della Regione Lombardia. È stato membro del consiglio di presidenza dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo “Carlo De Martino” (Milano).

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