10 Gennaio 2017

Il peso del passato, il pericolo del futuro, il successo dello spirito

Vladimir Zelinskij

Il fondamentalismo ortodosso ha una sua specificità, legata al concetto di Tradizione. Che si esprime in antiecumenismo. Il Concilio di Creta ha fatto esplodere le contraddizioni interne. Tuttavia la fede è una realtà dinamica.

Quando un Concilio panortodosso, non più convocato per oltre dodici secoli, si riunisce di nuovo, tutti i contemporanei, gli ortodossi in primo luogo, diventano testimoni di un avvenimento storico. «Oggi si è levato un giorno gioioso, durante il quale celebriamo la storica manifestazione dell’istituzione della Chiesa, che è stata costituita dallo Spirito Santo» – proclama a Creta il patriarca Bartolomeo il 19 giugno, durante l’omelia, nel giorno di Pentecoste (secondo il calendario ortodosso) e giorno di apertura del Concilio.
Per essere precisi, prima dobbiamo chiarirci sulla terminologia. In italiano, come anche nelle altre lingue europee il termine Concilio (dal greco Σύνοδος) si traduce spesso come Sinodo, mentre in russo la parola Sinodo ha un significato molto più modesto. Chiamiamo Sinodo un raduno di vescovi, permanente o temporaneo, della Chiesa locale. Concilio è un’assemblea che rappresenta la pienezza della Chiesa locale, radunata per eventi epocali: l’elezione del patriarca, qualche cambiamento o correzione alla vita della Chiesa… Ma sempre all’interno dei confini della Chiesa autocefala, indipendente dagli altri. Così il Concilio di Mosca del 1917-1918 ha introdotto alcune importantissime riforme (per esempio l’elezione del vescovo direttamente dal clero e dal popolo, l’ampliamento del ruolo dei consigli parrocchiali e dei laici, ecc.), nella prospettiva di sostituire il modello rigidamente verticale del potere ecclesiastico con un modello più «democratico» (nel linguaggio ecclesiale: ampliando i diritti del popolo di Dio). Questo Concilio sarebbe potuto diventare un momento di svolta nella storia della Chiesa russa se non fosse stato poi soffocato dalla persecuzione che la devastò nei decenni successivi. Ma quando poi, negli anni ‘90 del secolo scorso, la libertà è finalmente arrivata, la Chiesa è tornata al suo vecchio modello preconciliare.

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Vladimir Zelinskij

Sacerdote ortodosso (del Patriarcato di Mosca) è filosofo, teologo e traduttore. Dal 1991 vive in Italia, ha insegnato lingua e civiltà russa all’Università cattolica di Brescia e di Milano. Ha al suo attivo numerosi testi di teologia e spiritualità.

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