27 Gennaio 2021

Il nuovo Vademecum ecumenico: per i vescovi, ma non solo!

Francesco Braschi

Non tenersi stretti i propri figli, ma struggersi per quelli che ancora stanno fuori, convertirsi per vedere l’opera di Dio negli altri. Un ecumenismo che non è un optional per noi.

«Il ministero affidato al vescovo è un servizio di unità sia all’interno della propria diocesi che tra la chiesa locale e la Chiesa universale. Questo ministero ha quindi una rilevanza speciale nella ricerca dell’unità di tutti i discepoli di Cristo».

Questa affermazione, che apre la Prefazione al documento dal titolo Il Vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico, pubblicato il 4 dicembre scorso per ordine di papa Francesco dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, ci permette e ci chiede di non considerarlo come un testo riservato per «addetti ai lavori», bensì come un pronunciamento della Chiesa, autorevolmente capace di ridare ragioni alla fiducia e alla speranza cristiane.
È proprio da questa angolatura che vogliamo considerarlo: se infatti un vademecum è normalmente – e questo non fa eccezione – una compilazione di carattere pratico che riunisce e ordina norme preesistenti senza alcuna pretesa di novità, in vista di uno scopo eminentemente operativo, pur tuttavia la circostanza della sua pubblicazione nel contesto attuale – come vedremo – non può non renderlo un criterio di giudizio sulla temperie ecclesiale che viviamo, tale da promuovere atteggiamenti genuinamente cattolici e rivolti all’intera, variegata compagine che raccoglie «tutti i discepoli di Cristo».

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Francesco Braschi

Sacerdote, dottore in Teologia e Scienze Patristiche, dottore della Biblioteca Ambrosiana di Milano e direttore della Classe di Slavistica dell’Accademia Ambrosiana. È consultore della Congregazione del Rito ambrosiano e docente a contratto di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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