27 Agosto 2019

Come Jean Vanier ci ha cambiato la vita

Karina Černjak

L’esperienza cristiana di Jean Vanier, fondatore delle comunità de L’Arche e di Fede e Luce, ha fatto breccia anche nella Russia pre- e postsovietica, dove il disagio fisico e mentale è sempre stato censurato. Vanier valorizzava la fragilità come una risorsa, perché ci insegna a essere «come bambini», cioè nella posizione giusta per vivere pienamente. Il ricordo di Karina Černjak, una figlia spirituale dopo la sua recente scomparsa.

Nell’inverno del 1989 arrivò a casa nostra, in vicolo Petroverigskij a Mosca, un nostro amico della parrocchia di Novaja Derevnja, Leonid Vasilenko. Aveva portato un suo amico, il giornalista polacco Marcin Przeciszewski, dal quale sentimmo parlare per la prima volta di Jean Vanier e delle sue comunità: L’Arche e Fede e Luce.

Alla fine di marzo del 1989, per Pasqua, andai per la prima volta all’estero, in Polonia, dove incontrai Marcin, sua moglie Agnieszka e suo fratello Paweł, e partecipai al raduno di una delle comunità di Fede e Luce a Varsavia. Tornata a casa, a Mosca, mi attendeva una sorpresa meravigliosa: era venuto a farci visita un uomo molto particolare, altissimo e magro. Fu il nostro primo incontro con Jean Vanier. Con lui c’erano anche una ventina di persone, che per lo più non conoscevo. C’erano anche dei bambini, alcuni dei quali strani. Compresi due gemelli ciechi, Petja e Serëža. I bambini naturalmente erano accompagnati dai loro genitori. Alcuni dei presenti li conoscevo, facevano parte della nostra parrocchia di Novaja Derevnja, dove celebrava padre Aleksandr Men’. Ricordo di aver avuto la sensazione che stesse accadendo qualcosa di importante, capace forse di cambiarci la vita.

Di quello che Jean disse allora ho solo un vago ricordo, mi sono rimaste più impresse le molte cose che disse in seguito, durante tanti altri incontri. Ma ricordo che mi sentivo confusa: non avrei mai pensato che attorno a me esistessero tanti ragazzi con problemi così gravi di deficit intellettivo. Provavo anche una certa vergogna per essere venuta a sapere della loro esistenza solo allora. Ricordo che Jean imboccava con un cucchiaio i due ragazzi ciechi Petja e Serëža Sergievskij, che erano giunti a Mosca da Leningrado con i loro genitori non più giovani, solo per incontrare il fondatore de L’Arche, di cui avevano sentito parlare da un nostro amico.

La famiglia Sergievskij.

Fu un’esperienza meravigliosa. Jean non sapeva il russo, ma il suo modo di entrare in rapporto, tramite i traduttori, con tutti i bambini e i loro genitori era così autentico, pieno di affetto, di attenzione e di gioia, come se tutto splendesse di una luce e di un amore particolari. Quella volta, ma molte altre durante i suoi viaggi a Mosca, per alcuni anni Jean si fermò a dormire a casa nostra. Era così alto che non avevamo un divano o un letto adatti alla sua statura. Così allestimmo per lui una sorta di giaciglio componibile con una poltrona-letto pieghevole ai cui piedi era stata collocata un’altra poltrona. Perché la costruzione reggesse, al di sotto avevamo messo dei pacchi di libri di Marx e Lenin, rimasti nel nostro appartamento «dai vecchi tempi». La cosa divertì molto Jean, e più di una volta lo sentimmo raccontare in Russia e all’estero, con un sorriso trionfante, di come si fosse ritrovato a dormire «su Lenin e Marx».

In uno dei suoi primi viaggi Jean conobbe padre Aleksandr Men’. Il loro incontro fu breve ma molto profondo e importante. In seguito Jean scrisse la prefazione a uno dei primi libri di padre Aleksandr pubblicati in Russia.

Dopo il primo viaggio di Jean Vanier a Mosca, si formò il nostro gruppo di Fede e Luce, e poi un altro, di cui divenne responsabile la nostra consorella cattolica Ljudmila Karp, purtroppo morta prematuramente di cancro. Presto sorse un terzo gruppo a San Pietroburgo, allora Leningrado, con i cui iniziatori siamo amici ancora oggi. Fu così che entrammo con gioia nella vita del grande movimento internazionale di Fede e Luce, fondato da Vanier.

Nell’estate del 1990, con Michail Zavalov, su invito di Jean partecipammo all’incontro internazionale del movimento a Edimburgo. Arrivarono centinaia di persone da diversi paesi: famiglie con bambini «speciali» e gli amici delle comunità di Fede e Luce che li accompagnavano. Intervennero Jean e altri responsabili delle comunità di diversi paesi. Si parlò dei frutti concreti di Fede e Luce, del senso di ciò che stava accadendo in questo movimento, di cosa significasse questa esperienza per la Chiesa, ecc. Ricordo che Jean ballava e giocava come un bambino insieme a queste persone «speciali», grandi e piccole, con molta naturalezza e gioia.

Nel 1992 a Pasqua ci fu un grande incontro di Fede e Luce in Francia, a Lourdes. Dalla Russia eravamo arrivati in venti, tutto il nostro gruppo. Per me non fu semplice abituarmi al modo nuovo di rivivere gli avvenimenti del Vangelo, come ad esempio lavarsi i piedi gli uni gli altri, pratica insolita per la tradizione ortodossa. A ogni comunità che partecipava all’incontro veniva proposto di fare esperienza di ciò che aveva vissuto Cristo con i suoi discepoli. Sperimentai che anche protestare contro la lavanda dei piedi, come aveva fatto san Pietro, era un modo per vivere questa esperienza, dopo averne percepito e compreso l’importanza e la profondità. Fu però una gioia immensa vedere le comunità di Fede e Luce provenienti dai più diversi angoli della terra, i bambini, i genitori e i loro amici, con modi di vestire, tradizioni e lingue diverse; vedere lo stesso Jean cantare e divertirsi come un bambino con tutti e al tempo stesso prendersi cura di chi aveva bisogno della sua attenzione, condividendo il suo modo di concepire le cose e la sua esperienza.

Un’amicizia senza fine

Jean Vanier è tornato molte volte a Mosca e a San Pietroburgo. Non ricordo le date precise di queste visite, ma ogni sua venuta è stata un evento importantissimo. Non c’erano più solo gli incontri con le comunità di Fede e Luce. Ai raduni con Jean cominciò a partecipare un gran numero di persone, a volte un centinaio o più. Ormai era diventato impossibile incontrarsi nelle case, e il più delle volte questi raduni si svolgevano in una sala della scuola Pirogov nel quartiere Jakimanka, a Mosca, una delle prime in Russia ad accogliere anche alunni con handicap; la scuola era stata fondata nel 1989 da un gruppo di genitori e sostenuta da padre Men’. Poi, nel 1991, abbiamo invitato Jean Vanier ad intervenire a un grande festival organizzato da noi e intitolato «Il mondo di Cristo», che si svolse in un salone del Palazzo della cultura dell’istituto aeronautico di Mosca. Ci saranno state un migliaio di persone. La gente ascoltava Jean a bocca aperta, e dopo i suoi interventi cambiava faccia. È stato un immenso lavoro di risanamento che lo Spirito Santo ha compiuto in noi, deturpati dalla vita sotto il regime sovietico, riscaldando e purificando i nostri cuori.

Jean Vanier ha continuato a venire in Russia regolarmente, quasi ogni anno, almeno negli anni ’90. Poi le sue visite si sono diradate a causa dell’età e delle sue condizioni di salute. Naturalmente durante ogni suo viaggio in Russia Jean incontrava innanzitutto le comunità di Fede e Luce, che continuavano ad aumentare di numero. Ma normalmente si svolgevano anche degli incontri «allargati», una sorta di esercizi spirituali e ritiri durante i quali Jean condivideva con tutti la propria esperienza di vita secondo il Vangelo. Parlava spesso del Figliol prodigo o della Samaritana, dando modo ogni volta ai presenti non solo di mettersi in ascolto di quanto diceva, ma anche, durante un momento di silenzio di circa un’ora, di immergersi nella riflessione su un testo del Vangelo, di farne esperienza nel proprio cuore. Jean meditava ad alta voce, invitandoci a fare lo stesso assieme a lui. Spesso, ascoltando le sue parole su un episodio del Vangelo già ben conosciuto, ci accorgevamo della profondità di quel testo come se lo sentissimo per la prima volta e come se fosse rivolto a noi personalmente. Nelle parole di Jean, in ciò che condivideva con noi e nel modo in cui lo condivideva, c’erano tanto amore, tanta tenerezza, era veramente Dio che agiva, e noi capivamo che attraverso di lui il Signore ci mandava la Sua consolazione e la Sua forza, il Suo amore. Ne hanno parlato molti nostri amici, condividendo le proprie impressioni dopo questi incontri con lui.

Mentre in Russia le comunità di Fede e Luce andavano crescendo, anche la nostra comunità Osanna muoveva i primi passi, e per me e mio marito Andrej divenne difficile trovare il tempo e le forze per partecipare alla vita di due diverse famiglie spirituali. Durante una visita di Jean a Mosca, parlammo con lui a cuore aperto della questione, e del fatto che secondo noi altri avrebbero dovuto assumersi la responsabilità di Fede e Luce in Russia. Jean capì e non cercò di dissuaderci. In seguito, durante le sue visite a Mosca, quando riusciva si incontrava con la nostra comunità, e il suo sostegno è sempre stato molto importante per noi.

Negli ultimi anni Jean Vanier non è più venuto in Russia, ma la sua «prima» comunità, l’Arche, nel villaggio francese di Trosly-Breullie, ha cominciato ad accogliere gruppi provenienti dalla Russia e da altri paesi, perché la gente potesse ascoltarlo e porgli delle domande. Io e Andrej abbiamo partecipato con un nostro gruppo a uno di questi incontri a Trosly nell’ottobre 2013: è stata una gioia immensa. Di lì a poco, nel novembre 2013 a Parigi, presso la chiesa del Sacro Cuore, si è svolto l’incontro di diversi movimenti e comunità cristiane Together for Europe. Avevano chiesto a Jean Vanier di parlare ai partecipanti, e lui si era rivolto a tutte le comunità e a tutti i movimenti. Come lo hanno accolto e con che attenzione lo hanno ascoltato! L’autorità di quest’uomo meraviglioso e santo è stata e rimane immensa fra i cristiani, la sua parola è sempre stata piena di amore a Cristo e agli uomini, ha donato forza e speranza.

La debolezza umana, fisica o mentale, non ci rende persone di seconda categoria. Jean ha scoperto che questa «debolezza» è bella agli occhi di Dio, ci ha aiutato ad apprezzarla, a imparare dai deboli ad essere «come bambini», secondo l’insegnamento di Gesù. Il mondo ha sempre cercato la forza e il potere. Jean ha fatto il contrario insegnando, sulle orme di Cristo, ad amare e ad accogliere la debolezza dell’altro e ad accettare anche se stessi con la propria fragilità.
In uno dei suoi ultimi libri, Living Gently in a Violent World, scritto insieme al suo amico filosofo Stanley Hauerwas, Jean condivide la propria esperienza di vita con le persone «speciali» e Hauerwas mostra come questa esperienza può aiutare il mondo contemporaneo a trovare delle soluzioni alle situazioni conflittuali più difficili attraverso il rapporto attento e quasi tenero con l’Altro, con le sue debolezze e i suoi errori, con un’esperienza di vita diversa dalla nostra.

Davvero ciò che Dio ha rivelato a Jean Vanier e, attraverso di lui, alla Chiesa e al mondo, può aiutare molti, se lo desiderano, a cercare e a trovare risposta alle domande più importanti ed essenziali.

Karina Černjak

Ortodossa, figlia spirituale di padre Aleksandr Men’ e di Jean Vanier. Nei primi anni ‘90 fonda, assieme al marito, il Circolo giovanile cristiano Osanna, oggi diffuso in molte città dell’ex-URSS. Dirige la rivista «Doroga vmeste» (Camminando insieme).

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