20 Aprile 2016

L’ortodossia russa a due mesi da Cuba

Giovanna Parravicini

L’incontro dell’Avana è stato una svolta, sia per i rapporti tra le Chiese, sia per la vita interna dell’ortodossia russa. Come la «pietra d’inciampo» evangelica scopre e mette alla prova le intenzioni profonde, le paure e soprattutto le speranze.

L’incontro a L’Avana sta provocando nella Chiesa russa processi e sommovimenti che aprono crepe e suscitano nel tessuto della comunità ecclesiale crisi di cui è difficile prevedere svolgimenti ed esiti, ma che in ogni caso lasciano intravvedere fin d’ora drammatici interrogativi, rischi ma anche nuove possibilità.
Innanzitutto, al gesto di unità rappresentato dall’incontro di Cuba ne sono già seguiti altri – clamorosi come la visita a Lesbo di papa Francesco insieme al patriarca Bartolomeo e all’arcivescovo Ieronymos di Atene, oppure meno noti all’opinione pubblica mondiale ma significativi, come la visita ad alcuni campi-profughi e alle comunità cristiane in Libano e Siria, il 6-7 aprile, di una delegazione bilaterale cattolico-ortodossa russa, composta da monsignor Pezzi, ordinario dell’arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca e da padre Stefan (Igumnov), segretario del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca. Cattolici e ortodossi, «fratelli nella fede», come è stato ripetuto più volte in questi incontri, si fanno insieme carico del dolore del mondo, insieme portano la preghiera e la solidarietà delle rispettive Chiese, insieme testimoniano una dimensione di umanità oggi troppo spesso dimenticata o cancellata.

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Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

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