8 Marzo 2021

Scoprirsi figli di un unico Padre

Giovanna Parravicini

L’iniziativa presa dai musulmani di Russia con la traduzione di Fratelli tutti è a sua volta una risposta alla mano tesa da papa Francesco. «È un’occasione per conoscere meglio la nostra religione, per guardarla da un’angolatura nuova».

Il nostro centro culturale Biblioteca dello Spirito in via Pokrovka è attivo da ormai quasi vent’anni, ma non ci era mai capitato di incontrare e ospitare come interlocutore il mondo musulmano, che per quanto tradizionalmente presente e attivo in Russia, finora rimaneva totalmente a sé rispetto agli interessi e ai temi all’ordine del giorno nell’ambito della cultura russa «europea».

Scoprirsi figli di un unico PadreBisogna dire che in questo caso il dialogo si è avviato per desiderio e iniziativa dei musulmani stessi, che hanno pubblicato in lingua russa – facendola uscire in concomitanza con il Natale cattolico, il 24 dicembre scorso – l’enciclica Fratelli tutti. Mercoledì 3 marzo abbiamo potuto organizzare nella nostra sala la presentazione del volume, con un concorso veramente sorprendente di autorità religiose e civili, rappresentanti del corpo diplomatico, esponenti di varie confessioni e religioni.
Questo incontro nasce da «una gioiosa sorpresa», come ha definito papa Francesco nel suo messaggio ai partecipanti dell’incontro, la notizia della pubblicazione dell’enciclica a cura della casa editrice islamica «Medina» e del Forum Internazionale Musulmano. Ma per noi è stata anche la constatazione, semplice e sorprendente insieme, di un altro enunciato del messaggio papale:

«Nel mondo globalizzato e interconnesso in cui viviamo, un gesto che viene fatto in un angolo ha ripercussioni in ogni altra parte».

In genere, quando si parla di «mondo globalizzato e interconnesso» lo si fa con una sfumatura negativa, ma in questo caso è risultato evidente dai molteplici interventi e messaggi che si sono succeduti durante la serata, che le parole e i gesti di papa Francesco hanno da tempo aperto una breccia in molti cuori, anche al di fuori del mondo cattolico e cristiano in generale, hanno suscitato consonanze e avviato processi di amicizia ad amplissimo raggio. In altri termini: il vescovo di Roma parla «da cuore a cuore» al mondo, suscita un’attenzione e acquista un’autorevolezza per noi impensate, in mondi che normalmente immaginiamo lontani e refrattari al dialogo. Un’autorevolezza e un’attenzione che, come hanno rilevato più relatori appartenenti alle religioni abramitiche (oltre ai musulmani, sono infatti intervenuti relatori cattolici, ortodossi ed ebrei), si erano già imposte in passato, ad esempio, con la posizione assunta dalla Chiesa cattolica attraverso la dichiarazione Nostra aetate (1965) e il pontificato di Giovanni XXIII, e nel tempo hanno generato incontri e legami che giungono fino a oggi.

Scoprirsi figli di un unico Padre

L’arcivescovo Pezzi con l’imam Muchetdinov.

L’imam Damir Muchetdinov, segretario generale del Forum Internazionale Musulmano e curatore dell’edizione russa dell’enciclica, che ha coordinato l’incontro, ha osservato fin dall’inizio che anche per molti fedeli musulmani è tutt’altro che scontato il significato di questo testo e del dialogo interreligioso come tale: la tentazione di vivere ciascuno nel proprio mondo, nella propria tradizione, guardando all’altro con indifferenza se non con ostilità, è sempre in agguato. Sentendolo parlare, leggendo la sua introduzione al testo dell’enciclica, risulta evidente, invece, che per lui promuovere questo dialogo «è dovere di ogni credente, e non per considerazioni utilitarie, contingenti, ma perché lo esige l’essenza stessa della religione, dal momento che la Scrittura esorta tutti gli uomini a vivere in pace e a conoscersi vicendevolmente».

Di «dialogo» si è parlato a lungo, ma senza alcuna ambiguità, nel solco della definizione datane, in apertura della serata, da Jean-Francois Thiry, direttore del centro culturale che ha ospitato l’evento: «Un’apertura a tutto campo all’altro, nella consapevolezza della propria identità». Un dialogo che, proprio a partire dalla ricchiezza di cui ciascuno si sente portatore, sa valorizzare l’arricchimento, l’approfondimento di sé che gli viene dall’incontro con l’alterità.

Un dialogo che – come è stato ripetuto più volte – non si prefigge di convincere l’altro della giustezza delle proprie posizioni né tanto meno di farlo passare dalla propria parte, ma piuttosto di condividere l’esperienza di fratellanza che scaturisce dalla scoperta di avere tutti un «unico Padre».

È stato proprio questo il nucleo dell’intervento di monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, che ha fatto notare come questa esperienza di unità sia «la più impossibile e insieme la più desiderabile per ogni uomo, perché nessuno è in grado di vivere e far vivere una reale esperienza di fraternità a partire da sé. Quando questo avviene, si tratta di un miracolo, che presuppone la presenza di un Altro, appunto, di un Padre. Quando scopriamo di essere figli dello stesso Padre, allora possiamo chiamarci fratelli e sorelle, perché lo siamo realmente».

Monsignor Pezzi ha poi mostrato come ogni velleitario tentativo di costruire una fraternità basata unicamente sugli sforzi umani, senza il riconoscimento del mistero che crea e dà vita istante per istante all’uomo, sia inevitabilmente destinato a risolversi in scetticismo, in nichilismo, in un’ideologia dalle conseguenze sovente catastrofiche.

«La fratellanza – ha concluso l’arcivescovo – non è un concetto astratto. Si traduce nella vita degli uomini in termini molto concreti. Occorre purezza di sguardo per vedere i segni di una fratellanza che va crescendo, e uno di essi è il nostro incontro di oggi».

Scoprirsi figli di un unico Padre

Alla presentazione c’era una nutrita presenza musulmana.

Alla responsabilità di ciascun uomo di riconoscere questa paternità per riprendere la via del bene, ha rimandato anche padre Grigorij Matrusov, membro del consiglio di esperti del Patriarca per la cooperazione con il mondo islamico; infatti, neppure i rapporti di consanguineità bastano ad assicurare la pace e la concordia, come ci ricorda fin dalle origini la vicenda di Caino e Abele.

Al contrario, come ha fatto notare nel suo sintetico commento ad alcuni aspetti salienti della Fratelli tutti il nunzio apostolico monsignor Giovanni D’Aniello, «il vero amore, quello che si ispira a Dio, non può che far nascere nel cuore di noi tutti il desiderio di aiuto reciproco, malgrado le differenze che possono diversamente caratterizzarci e che, invece di essere ostacoli, sono piuttosto elementi che ci arricchiscono».

dialogo interreligioso

Da sin.: A. Nijazov (presidente del Forum Musulmano europeo), padre I. Kovalevskij (segretario generale della conferenza episcopale russa), A. Šaevič (rabbino capo di Russia).

Nel suo messaggio, il grande mufti Ravil Gainutdin ha sintetizzato il valore dell’enciclica, ancora una volta descrivendola come – molto più che un testo dottrinale – una «mano di amicizia e di pace», che prosegue il gesto compiuto da papa Francesco nell’incontro con il mondo islamico nel 2019 nella penisola araba, e che per questo «viene accolta con riconoscenza e stima da noi, musulmani dello spazio eurasiatico, perché sulle vie del raggiungimento della pace e dell’armonia per i nostri popoli non c’è nulla di più nobile della ricerca della comunione, del dialogo e della magnanimità.

Noi accogliamo questo gesto di buona volontà unico nella storia e dichiariamo la nostra disponibilità a camminare mano nella mano con i nostri fratelli cristiani per il conseguimento della pace e della giustizia».

«Molte idee ed esperienze esposte dal papa nell’enciclica – prosegue Gainutdin – trovano eco nelle nostre anime, ci incitano a pensare e a riflettere. Siamo commossi e apprezziamo molto il messaggio indirizzato dal nostro stimato fratello Francesco ai partecipanti al nostro incontro, e i suoi auguri. Ha assolutamente ragione nel dire che lo scopo ultimo di questo nostro odierno incontro fraterno è di utilità per la vita della società così come per il bene personale di ogni singola persona».

Il video dell’incontro alla Biblioteca dello Spirito:

Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

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