14 Novembre 2017

Nerses l’armeno e la sua «Chiesa mite»

Claudio Gugerotti

Secoli dopo lo scisma due vescovi armeni richiamano all’unità i cristiani, affinché Cristo sia al centro e la carità unanime. Se non ammiriamo l’altro, vince il cieco orgoglio. Un ecumenismo ante litteram che ha lasciato segni tangibili nella tradizione.

Il XII secolo* è molto drammatico nella storia del popolo armeno: al settentrione si stabiliscono i turchi e quella parte del paese cade nell’isolamento e nella decadenza. Ani, città delle mille e una chiesa, la grande capitale, viene reclamata dai greci e successivamente, dopo una pausa di dominio georgiano, conquistata dall’esercito turco di Alp Arslan. Una numerosa parte di armeni si rifugia in Cilicia, nell’attuale Turchia, e porta con sé le istituzioni più importanti: quella religiosa, trasferendovi la sede del catholicos, il capo della loro Chiesa, e ricreando un potere politico che presto darà loro un re, Levon I.
Arrivati in quella terra, gli armeni sono costretti a convivere con altri popoli: i greci, che vi sono maggioranza, i siri, anch’essi un’antica presenza cristiana e, da poco tempo, anche i crociati che vi si sono stabiliti. A questi si affiancano popolazioni musulmane di vario genere.

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Claudio Gugerotti

Nato nel 1951, sacerdote dal 1982, ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Orientali, la licenza in Liturgia Pastorale e il dottorato in Scienze Ecclesiastiche Orientali. Nel 1985 ha iniziato il servizio presso la Congregazione per le Chiese Orientali. Nel 2001 è stato nominato nunzio apostolico in Georgia, Armenia e Azerbajdžan. Vescovo dal 2002, è stato nunzio apostolico in Bielorussia (2011) e, dal 13 novembre 2015, ricopre il medesimo incarico in Ucraina.

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