15 Dicembre 2016

L’inferno sono gli altri? Fondamentalismo e ortodossia

Artemii Safyan

La globalizzazione ci getta in un mondo senza punti fermi. Di qui è nata l’escatologia della paura: via dalla storia che corrompe la tradizione. Ma Cristo è Salvator, non Conservator. Una voce ortodossa sul fondamentalismo cristiano.

In una recente intervista al settimanale belga «Tertio» papa Francesco ha detto che «tutte le religioni hanno gruppi fondamentalisti. Tutte. Anche noi. E da lì distruggono, a partire dal loro fondamentalismo. Ma sono questi piccoli gruppi religiosi che hanno deformato, fatto “ammalare” la propria religione, e da qui combattono, fanno la guerra, o fanno la divisione nella comunità, che è una forma di guerra».
Questa frase sembra completare quello che scrisse Berdjaev nel 1917, alla vigilia della rivoluzione: «Il cammino autentico di una Chiesa libera si colloca ad uguale distanza dal conservatorismo inerte e farisaico, che ostacola qualsiasi movimento creativo della religione, e dal rivoluzionarismo distruttivo, che attacca la struttura gerarchica interiore della Chiesa».
Questo fenomeno riguarda oggi più che mai tutti i paesi e tutte le confessioni cristiane, in varie forme e gradi, in Occidente come in Oriente.
Cerchiamo dunque di capire perché nasce e da quali domande è alimentato, come si evolve, qual è il soggetto cristiano che lo abbraccia, quali ferite e preoccupazioni nasconde.
Al di là della sua effettiva rilevanza numerica, resta il fatto che il fondamentalismo cattolico e ortodosso vede oggi una forte ripresa e ha caratteristiche di marcata conflittualità, che non possono non interrogarci sui motivi nuovi e globali di questo revival.
Riprendiamo la serie di interventi sul fondamentalismo cristiano spostando lo sguardo a Oriente, su come viene inteso e vissuto il problema tra gli ortodossi russi. Come già si diceva, ciascuna parte ha le sue specificità e motivazioni che vanno prese sul serio, per i disagi e problemi che mettono in luce e che non possono essere lasciati senza risposta.

Oggi viviamo in un’epoca incredibilmente complessa. Dove la complessità non consiste tanto nelle deformazioni che la nostra civiltà europea sta vivendo, quanto nel fatto che è diventata palese la multiformità dell’universo umano. Se l’uomo del Medioevo, o dell’Età moderna, viveva in un unico spazio culturale e religioso con tutto il complesso delle norme che gli erano proprie, oggi grazie alle tecnologie più avanzate l’uomo può sussistere virtualmente in diversi «mondi» allo stesso tempo. Se i teorici della globalizzazione l’avevano pensata come uno strumento per rendere il mondo più comprensibile e accogliente, oggi è evidente, al contrario, che esso si è fatto immensamente più complicato.

In questo disordine, il sorgere di correnti religiose fondamentaliste sembra tremendamente logico. Bisogna osservare che l’interpretazione del concetto di fondamentalismo è abbastanza vaga. Spesso diventa una sorta di etichetta mediatica che viene applicata a qualsiasi concezione del mondo che non rientri nel trend delle ideologie comunemente accettate. Così, ad esempio, sull’onda della retorica laica è detto fondamentalista ogni comportamento religioso che esca dai luoghi di culto o dallo spazio personale, cercando di affermare un senso determinante per la vita dell’uomo e della società.
Personalmente, per fondamentalismo intendo una corrente di pensiero che cerca di motivare le divisioni religiose, di presentarle come qualcosa di ovvio. È un complesso di idee che traduce una mitologia dozzinale e lo sciovinismo in termini ideologici e filosofici.
La storia di questo fenomeno è abbastanza complessa. Esistono diversi punti di vista riguardo alla sua natura e alle sue cause. Qui da noi le tendenze ultraconservatrici non sono una novità. Così l’«Unione del popolo russo», di tendenze fascisteggianti, venne fondata nel 1905 per contrastare le forze liberal-democratiche che si stavano formando in Russia, e diede vita alle teorie complottistiche della «congiura giudaico-massonica». Nel 1919 negli USA venne fondata l’Associazione mondiale dei fondamentalisti, che esiste ancor oggi sotto il nome di Consiglio internazionale delle chiese cristiane (International Council of Christian Churches) e unisce varie correnti del protestantesimo americano, nel cui ambito è apparso, appunto, il termine «fondamentalismo».

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Artemii Safyan

Moscovita, storico, filosofo, pubblicista. Dottorando in filosofia presso l’Università Lomonosov di Mosca. È specialista in filosofia moderna e patristica.

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