9 Febbraio 2016

VERSO CUBA: C’è sì qualcosa di nuovo sotto il sole…

Sergej Čapnin

Intervista di tele «Dožd» a Sergej Čapnin: la Russia laica e anticlericale interroga il credente. L’incontro di Cuba è un avvenimento storico e globale. E testimonia che la cristianità è una.

È pienamente legittimo guardare all’incontro di Cuba sia con lo sguardo del laico che con lo sguardo del credente. Per entrambi resta il fatto assodato che a questo mondo ci sono ben pochi avvenimenti che capitano per la prima volta. E questo incontro è una prima assoluta; nella storia della Chiesa ortodossa russa, poi, rappresenta un avvenimento di enorme portata, l’unico di portata mondiale che ancora non si fosse mai verificato, benché se ne discutesse da almeno vent’anni.

Tuttavia questo incontro non è epocale soltanto oggi, nel febbraio 2016, ma è una novità assoluta in tutto il periodo post sovietico. Dal punto di vista dei contenuti, ci si chiede giustamente a cosa si potrà arrivare. Ma è già assolutamente eccezionale il semplice fatto che i primati di due grandi Chiese si incontrino, sia pure in un aeroporto, quasi di passaggio e per caso. È il classico «incontro casuale» progettato a tavolino. Naturalmente i problemi non saranno risolti, lo sappiamo. L’incontro avrà più che altro un valore simbolico. Ma anche questo è molto importante. In cosa consiste la sua simbolicità? Nella testimonianza che esiste una cristianità unica. Stando in Russia la cosa non risulta tanto evidente, poiché abbiamo un sospetto così incancrenito verso i cattolici, che si lega strettamente al sospetto verso l’Occidente in quanto tale. Noi da una parte siamo sospettosi e dall’altro imitiamo l’Occidente, perlomeno dal XVIII XIX secolo abbiamo copiato certe prassi e concezioni teologiche. Ad esempio guardiamo con interesse l’opera sociale della Chiesa cattolica, il servizio sociale dei cristiani che esiste nel mondo occidentale e che negli ultimi 15 anni stiamo sviluppando anche in Russia.

In effetti da noi c’è la congiura del silenzio nei confronti della Chiesa cattolica. Mentre da un lato si andava preparando questo incontro, dall’altro si temeva che i fondamentalisti ortodossi sarebbero stati assolutamente contrari, e che avrebbero accusato il patriarca di tradimento dell’ortodossia, di fare amicizia con un eretico. E sicuramente queste cose le sentiremo dire. Ma d’altro canto, possiamo affermare che negli ultimi 15-20 anni, pur senza fare troppa pubblicità, è nata un’ampia collaborazione tra ortodossi e cattolici sia sul piano culturale che su quello dell’educazione, a livello personale, tra semplici cristiani o tra parrocchie e addirittura diocesi. Forse, e io lo spero molto, quest’esperienza di collaborazione che finora è rimasta nella sfera privata, riuscirà a mettersi un po’ in luce, così che possiamo renderci conto che c’è una cristianità sola, unica. L’incontro di Cuba sarà testimonianza proprio di questo, di un’unità non solo auspicata, attesa nel futuro ma presente già oggi.

Certo, la stampa parla di papa Francesco come di un «politico globale» che sa giocare le sue carte nell’arena internazionale, grazie a lui sono state tolte a Cuba le sanzioni americane; se volete l’incontro si può guardare anche da questo punto di vista. Oppure, si può dire come hanno fatto tanti, che la Chiesa russa ha accettato di accantonare le questioni che ostacolavano l’incontro proprio per amore dei cristiani del Medio Oriente e le loro sofferenze. Infatti, se per noi i cristiani di Siria sono una Chiesa sorella, ma pur sempre diversa, locale, per la Chiesa cattolica si tratta delle sue parrocchie, dei suoi monasteri, dei suoi sacerdoti, dei suoi fedeli che soffrono assieme ai cristiani di altre confessioni. Il papa, in questa situazione è una figura importante, significativa. Se vogliamo dare un significato non teologico ma politico, o cultural-politico all’incontro, possiamo dire che la voce del papa è di quelle che si fanno sentire. Sarà interessante vedere quale sarà l’effetto delle due voci messe assieme. Non riesco a immaginarmelo, anche perché una cosa del genere non si è mai sentita. Questa è la cosa intrigante.

Fonte: tvrain.ru

Sergej Čapnin

Giornalista, già caporedattore della “Rivista del Patriarcato di Mosca”, è membro del Comitato di redazione per la pubblicazione delle opere di p. Men’. Fra i suoi interessi, l’architettura e l’arte liturgica.

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