25 Gennaio 2024

Il testamento spirituale di Benedetto XVI

Giovanna Parravicini

Alla «Biblioteca dello Spirito» di Mosca una serata dedicata all’edizione russa di «Gesù di Nazaret» di Benedetto XVI, grande teologo che per tutta la vita ha cercato Gesù come unico Amore. Ratzinger resta ancor oggi un punto vivo di unità.

Benedetto XVI

La copertina del volume.

«In ultima analisi, dice Joseph Ratzinger, è come se stesse proprio in questo togliere Cristo e la sua Risurrezione, dunque in questo apparente “sopravvento del vuoto”, l’origine della disumanità dell’attuale momento storico nelle sue molteplici espressioni. Anche se, d’altro canto, spesso sono proprio le vittime delle violenze, sono proprio quelli che nelle atrocità sono immersi a innalzare preghiere, a mettere in risalto – dalle loro moderne fornaci ardenti – Dio e la sua volontà di fronte agli interessi di questo mondo e alle sue potenze; tanto da risultare, forse oggi più evidente che mai, come “accanto alla presenza reale di Gesù nella Chiesa e nel sacramento, esiste quell’altra presenza reale di Gesù nei più piccoli, nei calpestati di questo mondo, negli ultimi, nei quali egli vuole essere trovato da noi” – come mette in evidenza Benedetto XVI, in significativa e profonda continuità di magistero con papa Francesco».

Sono parole della prefazione scritta dal Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, all’edizione russa di Gesù di Nazaret, un progetto editoriale realizzato dal Patriarcato di Mosca in collaborazione con l’Accademia romana «Sapientia et scientia» e presentato al centro culturale «Biblioteca dello spirito» di Mosca il 17 gennaio scorso, nel primo anniversario della morte di Joseph Ratzinger e alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

Gli organizzatori hanno voluto intitolare la serata con le ultime parole pronunciate sul letto di morte dal pontefice emerito: «Signore, ti amo…»; parole consonanti con il tema scelto quest’anno per la settimana di preghiera: «Ama il Signore Dio tuo… e ama il tuo prossimo come te stesso» (Lc 10,27). La pubblicazione riunisce i tre volumi del Gesù di Nazaret di Benedetto XVI e riporta anche una prefazione del presidente del Dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato di Mosca metropolita Antonij (di Volokolamsk), nonché la prefazione appositamente scritta per l’edizione russa dallo stesso autore pochi mesi prima della scomparsa, nel febbraio 2022.

«Con il mio libro Gesù di Nazaret desidero aprire il cuore per decidere di seguirlo totalmente. Insieme alla conoscenza di Gesù, esso intende al contempo suscitare l’amore per lui, per trovare così, aldilà di tutto ciò che è intramondano, la via che conduce alla vita», scrive tra l’altro il papa emerito nella sua prefazione.
Un filo rosso, questo, che ha accomunato tutti gli interventi; come è stato ripetutamente osservato, in Joseph Ratzinger si uniscono la profonda erudizione del teologo, la luminosità di una mente straordinariamente acuta, e una capacità di stupirsi e commuoversi di fronte al mistero dell’amore divino, che rimanda all’infanzia spirituale di cui parla Gesù nei Vangeli.

Testimonianze della profonda orma lasciata da papa Benedetto XVI sono state l’ampia partecipazione del pubblico e la presenza di ospiti illustri, tra cui il metropolita Antonij, l’arcivescovo Paolo Pezzi, ordinario della Diocesi della Madre di Dio a Mosca; il teologo musulmano Damir Muchetdinov, vicepresidente della Direzione spirituale dei musulmani nella Federazione Russa e segretario del Forum internazionale musulmano; Aleksandr Avdeev, ambasciatore della Federazione russa presso la Santa Sede dal 2013 al 2023.

Benedetto XVI

Da sin: D. Muchetdinov, G. Parravicini, mons. Pezzi, Antonij di Volokolamsk.

«Accettare Cristo nella sua totalità»

Ad accomunare i vari interventi, molto diversi tra loro, è stata la sincerità dell’omaggio di stima reso alla figura di Joseph Ratzinger, che si è tradotta anche in un comune riconoscimento di fratellanza in Dio. Oggi divengono più che mai attuali, come auspicio e invocazione, alcune parole del patriarca ecumenico Atenagora, di cui in gennaio si è commemorato il sessantesimo anniversario dello storico incontro con Paolo VI, preludio alla revoca dei reciproci anatemi:

«È giunta l’ora del coraggio cristiano. Ci amiamo gli uni gli altri; professiamo la stessa fede comune; incamminiamoci insieme verso la gloria del sacro Altare comune, per fare la volontà del Signore, affinché la Chiesa risplenda, il mondo creda e la pace di Dio venga su tutti»

(Telegramma a Paolo VI, 7 dicembre 1969).

In questo spirito si è svolto l’intero incontro, in cui parte centrale ha avuto la persona e la parola di Benedetto XVI. In apertura è stato proiettato il suo incontro con i sacerdoti del 10 giugno 2010, «La vera teologia è la ricerca dell’Amato», e successivamente, negli intervalli tra gli interventi dei relatori, sono stati letti dal giovane attore Boris Lucenko stralci dalla sua prefazione all’edizione russa del volume e dal capitolo «Le tentazioni».
Incontrando i sacerdoti, il pontefice rievocava i propri studi teologici iniziati nel 1946, sottolineando come in tutti questi lunghi anni fosse stato «condotto a occuparsi di teologia dall’amore, dalla sete di conoscere di più l’Amato», dal desiderio «di entrare maggiormente in comunione con Cristo».

«In questo libro ho voluto diradare la coltre di nebbia che molte interpretazioni di Gesù hanno steso attorno alla sua figura – leggiamo nella sua prefazione. – Si è pronti a scegliersi dalle parole di Gesù qualcosa che ci piace. Ma non si è disposti ad accettare lui stesso e, a partire da lui, la totalità della sua testimonianza. Ma così si smette di andare con lui e ci si separa così dalla grazia della vita eterna».

Molto forti, nell’attuale contesto, sono risuonate anche le parole del secondo brano letto, che esplicita questo tema e ne svela le conseguenze personali e sociali:

«Anche a noi Gesù dice quello che ha obiettato a Satana e quello che ha detto a Pietro e che ha spiegato di nuovo ai discepoli di Emmaus: nessun regno di questo mondo è il regno di Dio, la condizione di salvezza dell’umanità in assoluto. Il regno umano resta regno umano e chi sostiene di poter edificare il mondo salvato asseconda l’inganno di Satana, fa cadere il mondo nelle sue mani. Qui sorge però

la grande domanda che ci accompagnerà per tutto questo libro: ma che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore?

Che cosa ha portato? La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio… Ora noi conosciamo il suo volto, ora noi possiamo invocarlo. Ora conosciamo la strada che, come uomini, dobbiamo prendere in questo mondo. Gesù ha portato Dio e con Lui la verità sul nostro destino e la nostra provenienza; la fede, la speranza e l’amore. Solo la nostra durezza di cuore ci fa ritenere che ciò sia poco. Sì, il potere di Dio nel mondo è silenzioso, ma è il potere vero, duraturo. La causa di Dio sembra trovarsi continuamente come in agonia. Ma si dimostra sempre come ciò che veramente permane e salva.
I regni del mondo, che Satana poté allora mostrare al Signore, nel frattempo sono tutti crollati. La loro gloria, la loro dóxa, si è dimostrata apparenza. Ma la gloria di Cristo, la gloria umile e disposta a soffrire, la gloria del suo amore non è tramontata e non tramonta. Dalla lotta contro Satana Gesù esce vincitore: alla divinizzazione menzognera del potere e del benessere, alla promessa menzognera di un futuro che garantisce tutto a tutti mediante il potere e l’economia, Egli ha contrapposto la natura divina di Dio, Dio quale vero bene dell’uomo».

testamento Benedetto XVI

Aleksandr Avdeev.

Un’amicizia trentennale

Con Damir Muchetdinov alla «Biblioteca dello spirito» avevamo fatto conoscenza nel 2021, in occasione della presentazione dell’enciclica «Fratelli tutti» in russo, pubblicata a cura dell’editrice islamica moscovita «Medina». La stima e l’amicizia sono proseguite, e lo stesso Damir ha voluto farsi presente con un cordiale saluto, ricordando come nell’anno appena iniziato si celebra il trentennale dei rapporti fraterni instauratisi tra la comunità musulmana e la Chiesa cattolica in seguito all’invito rivolto nel 1994 da papa Giovanni Paolo II a partecipare all’incontro dei leader religiosi ad Assisi, a cui prese parte anche il capo della comunità islamica russa Ravil’ Gajnutdin.

In forza di questo, il teologo ha sottolineato l’importanza che tutti gli uomini credenti in Dio preghino insieme di fronte ai conflitti che continuano a lacerare il mondo, in particolare per la Terra Santa, «ugualmente cara al cuore di ogni cristiano, ebreo e musulmano». Anche Gesù di Nazaret, come la Fratelli tutti – ha auspicato inoltre Damir – può divenire per la comunità musulmana in Russia un’ottima opportunità di conoscere la tradizione cristiana e di approfondire nel contempo la propria identità spirituale.

Alle parole del teologo islamico ha fatto eco l’ambasciatore Avdeev, ricordando tra l’altro «la sensazione, la gioia suscitata in Vaticano dalla notizia che l’enciclica Fratelli tutti era stata pubblicata in russo da un’editrice musulmana». Richiamando la figura di Benedetto XVI, Avdeev ha rimarcato la particolare riflessione da lui riservata ai temi della tradizione spirituale della cultura, della cultura europea (comprensiva della Russia), della cultura contemporanea e delle sue prospettive.

Il diplomatico ha quindi invitato alla lettura del volume, che offre non solo interrogativi, ma anche risposte alla preoccupazione – più volte espressa dallo stesso pontefice – per il crescente divario tra il flusso di informazioni e una certa «primitivizzazione culturale», per i pericoli della globalizzazione che espropria l’uomo della sua identità, e rafforza alla radice la possibilità di una fraternità interconfessionale.

Ai relatori si sono aggiunti per un saluto anche Igor Lapšin, curatore del progetto editoriale in Russia, e Pietro Luca Azzaro, che si è collegato da Roma come membro dell’Accademia «Sapientia et scientia» e curatore dell’edizione italiana dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger.

Testamento spirituale Benedetto XVI

G. Parravicini con l’arcivescovo Paolo Pezzi e il metropolita Antonij di Volokolamsk.

Entrare nello sguardo di Gesù

Nel suo intervento il metropolita ha richiamato un tema da lui già esposto nella prefazione, la «possibilità del dialogo tra la ragione e la fede, tra le scienze contemporanee e la teologia, il risultato del quale non è il rifiuto oppure il “superamento” della tradizione della Chiesa, ma invece la sua più profonda comprensione, che rappresenta il presupposto per annunciare la sua eterna attualità in una situazione di costante mutamento».

Nella prefazione Antonij aveva infatti riportato un brano del Testamento spirituale di Ratzinger: «Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo».

Nella sua semplice e incrollabile testimonianza alla verità cristiana nella sua interezza, nel suo rifiuto di ogni cristianesimo ridotto, edulcorato, politically correct, il volume Gesù di Nazaret – ha aggiunto il metropolita – «pone il Dio incarnato al centro dei dibattiti dei nostri giorni sulla cultura, la politica, le relazioni sociali; sul concetto di giustizia e sulla possibilità di un’etica universale; sul ruolo dei cristiani nella trasfigurazione del mondo, che a prima vista sembra irrimediabilmente imprigionato nel male, nella spirale di violenza e iniquità. Con straordinaria forza e onestà intellettuale Benedetto XVI testimonia che Cristo è l’autentico contenuto delle più profonde aspirazioni del cuore umano, e la risposta alle sue domande».

All’inizio del suo intervento monsignor Pezzi ha avuto un attimo di commozione ricordando il legame di paternità-figliolanza da lui percepito nel rapporto personale con Benedetto XVI, realmente un’amicizia in Cristo, e ha fatto notare la gioia espressa dallo stesso pontefice nella prefazione all’edizione russa, al pensiero che il testo divenisse «accessibile ai lettori russi e in particolar modo ai sacerdoti».

Proseguendo questa riflessione, l’arcivescovo ha sottolineato che per ogni sacerdote «non c’è niente di più importante dell’immergersi nella persona di Gesù, del vivere della Sua vita». In contesti in cui «di fatto ovunque si cerca di “togliere di mezzo” Cristo dalla vita della società, delle famiglie, delle persone», Cristo continua in realtà a «essere la nostra speranza», viene a noi «come un uomo disarmato», che si rende «accessibile a chiunque. La Sua sete di salvezza è rivolta a ciascun uomo». E questo non può non costituire anche un

«segno di contraddizione: ha chiamato a sé i pastori e ha fatto tremare Erode. Con Gesù non si tratta di dividere le persone in giuste o ingiuste, buone o cattive, ma di entrare nello sguardo con cui Cristo ci guarda, nel suo sguardo amoroso.

Ogni autentico amore è onnicomprensivo. Se non amiamo Gesù con tutto il cuore, se ci teniamo qualcosa per noi, non possiamo entrare nel mistero del Suo amore, della Sua sete».
Questo – ha rilevato monsignor Pezzi – il messaggio che proviene dalle pagine di Benedetto XVI, da cui emerge limpidamente come «Gesù nella sua vita terrena vivesse questa radicalità dell’amore e ne parlasse; permaneva per ore nell’amore indiviso del Padre… e il suo salire a Gerusalemme, il suo passare di villaggio in villaggio, da un malato all’altro, il suo stare tra le folle – tutto questo non nasceva da un’inquietudine, ma dalla sua onnicomprensiva misericordia».

L’incontro con una presenza vivente, e non semplicemente con un’idea, per grande che possa essere: questa convinzione, ripetutamente espressa da papa Benedetto, balza davanti ai lettori ad ogni pagina del Gesù di Nazaret. Come ha ricordato ancora monsignor Pezzi, il libro «mostra l’intimo legame, la profonda “comunione” che unisce Cristo a tutti coloro che hanno creduto e crederanno in Lui, e lo testimoniano con la propria vita», e ci offre un «valido aiuto, per vivere ciascuno la propria vocazione e missione».


Foto: canale YouTube del centro Biblioteca dello Spirito

Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

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