28 Maggio 2016

Celestino Migliore – nuovo nunzio in Russia

Redazione

Non ritirarsi mai davanti alle sfide della vita.

Sabato 28 maggio è stata resa pubblica la nomina del nuovo nunzio apostolico nella Federazione russa, monsignor Celestino Migliore. Una nomina particolarmente attesa, perché il 13 febbraio, all’indomani dell’incontro di Cuba, la Santa Sede ha assegnato al precedente nunzio a Mosca monsignor Ivan Jurkovič l’incarico di Osservatore permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra.

Il nuovo nunzio si troverà quindi a inaugurare una nuova pagina, a formulare nuovi obiettivi e compiti che tenendo conto del passato, possano declinare le linee-guida del pontificato di papa Francesco all’interno della situazione fluida e instabile venutasi a creare nel paese. Gli elementi di novità e di inquietudine sono molti: i problemi politici ed economici interni, gli interrogativi e i dibattiti presenti oggi nella Chiesa ortodossa sia in seguito all’incontro, sia nell’imminente prospettiva del Concilio panortodosso, il conflitto ucraino nei suoi risvolti politici, ecclesiastici e ideologici.
D’altro canto, oltre alle relazioni ecumeniche, nell’arco dell’ultimo venticinquennio anche le relazioni tra la Santa Sede e la Federazione russa hanno registrato un rapido e significativo sviluppo. La decisione di avere una rappresentanza della Santa Sede a Mosca e un’ambasciata russa in Vaticano venne presa nel marzo 1990 in seguito all’incontro del 1989 tra papa Giovanni Paolo II e Michail Gorbačev: primo nunzio a Mosca fu nominato Francesco Colasuonno, e ambasciatore a Roma Jurij Karlov. Successivamente, tutti i pontefici si sono incontrati con i capi di Stato russi, e il segno della progressiva maturazione di buone relazioni è stato il raggiungimento delle piene relazioni diplomatiche nel 2010, con l’allora nunzio monsignor Antonio Mennini. Infine, monsignor Ivan Jurkovič, nominato nunzio nel febbraio 2011, ha potuto assistere all’incontro fra il papa e il patriarca, il sogno di Giovanni Paolo II, di cui si parlava da decenni e che fino a non molto tempo fa sembrava irrealizzabile.

Monsignor Migliore, nato nel 1952 a Cuneo, ha tutte le carte in regola per poter proseguire e approfondire questo dialogo. Dopo aver ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1977 ed essersi diplomato presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica, ha conseguito il dottorato in diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense.
È un fine ed esperto diplomatico al servizio della Santa Sede dal 1980. Fra il 1980 e il 1984 ha lavorato presso la Delegazione apostolica dell’Angola, e poi presso quella dell’Organizzazione degli Stati Americani, presso la nunziatura apostolica in Egitto e poi a Varsavia. Il 14 aprile 1992 è stato nominato osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. Tra il 1995 e il 2002 è stato sottosegretario alla sezione per le relazioni con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, occupandosi anche delle relazioni con i paesi asiatici che non intrattenevano relazioni diplomatiche con la Santa Sede.
Il 30 ottobre 2002 è stato nominato osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite ed elevato alla sede titolare di Canosa, con dignità di arcivescovo. Il 6 gennaio 2003 è stato consacrato vescovo da papa Giovanni Paolo II.

Nel 2010 è stato nominato nunzio apostolico in Polonia, ed è attualmente impegnato nella preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù. Grazie a questo suo ultimo incarico, monsignor Migliore ha avuto la possibilità di conoscere almeno una parte del mondo slavo e di addentrarsi in molte problematiche che gli sarà utile conoscere anche in Russia, soprattutto al fine di aiutare a maturare le comunità cattoliche locali e di contribuire al dialogo interconfessionale.
Lui stesso, in un’intervista fattagli alcuni anni fa, osservava che il temperamento tipico della sua terra è quello di non arretrare mai davanti alle sfide della vita, e di lavorare con passione per superarle. Così pure, osservava che il bagaglio più importante che porta con sé dalle sue missioni in tutto il mondo è la memoria delle sofferenze di tanti popoli, fisiche e morali, viste intorno a sé. Due osservazioni preziose, unitamente al ricordo che ha voluto lasciare della sua frequentazione di Giovanni Paolo II, che può essere anche un auspicio per la sua futura missione: «Lo vedevo spesso, settimanalmente, per incontri istituzionali di aggiornamento e quello che posso dire – ha concluso – è che da quegli incontri non uscivo mai indifferente».

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