27 Settembre 2019

Universalità e storie particolari. La vocazione della Chiesa

Giacomo Foni

Conflitti e divisioni si osservano oggi sia nella vita politica internazionale, sia tra le singole Chiese e all’interno di esse. È una sfida che, partendo da diverse circostanze e posizioni, arriva al cuore della domanda: chi è l’uomo? È fatto per realizzarsi nella salvaguardia di sé e dei propri spazi e affetti, o trova in una attitudine che mai rinuncia all’incontro con l’altro la sola via per avere anche cura di se stesso? A Seriate, dall’11 al 13 ottobre il Convegno Internazionale di Russia Cristiana.

Dall’11 al 13 ottobre, si terrà a Seriate il Convegno Internazionale di Russia Cristiana, intitolato Universalità e storie particolari. La vocazione della Chiesa, un tema particolarmente stringente in un periodo come quello attuale, denso di attriti e divisioni, non solo tra le singole Chiese, ma all’interno delle stesse. Basti ricordare la recente vicenda dell’autocefalia ucraina, culminata nell’interruzione della comunione eucaristica tra Mosca e Costantinopoli, che ha importanti strascichi anche sul piano politico; o la divisione implicita ma significativa tra progressisti e conservatori nella Chiesa cattolica, che rischia di creare fazioni di fedeli arroccate dietro la propria «ideologia cristiana», che usano Cristo e la Sua Chiesa come vessillo di guerra.

Tutto ciò non deve stupire, né scandalizzare particolarmente: la Chiesa, seppur di origine e natura divina, porta in sé tutti i limiti e le fragilità dovute alla sua componente umana, e ha sempre dovuto fare i conti con lacerazioni e spinte separatiste, a partire dalle eresie dei primi secoli, passando poi per la separazione delle Chiese non calcedonesi, lo scisma del 1054, la Riforma, e in ambito ortodosso lo scisma dei vecchi credenti, le dispute tra le Chiese autocefale, fino agli ultimi eventi odierni. Dispute e divisioni di varia natura, quasi tutte generate dalla volontà pur legittima di affermare o salvaguardare esperienze e istanze particolari, che poi, per l’egoismo e i limiti umani, sono andate sempre più parzializzandosi e assolutizzandosi, portando così alla creazione di muri, chiusure, diffidenze, sospetti e accuse tra le varie comunità e le varie Chiese.

Un momento dei lavori del Convegno 2018.

Tuttavia, questa considerazione realistica non ci esime dal dolore per la divisione, dal compito di contrastarla con speranza e creatività. Nessun fatalismo è accettabile. Proprio a partire dalla constatazione delle divisioni concrete, il Convegno si propone dunque di tornare a riflettere sulla vocazione universale della Chiesa, chiamata alla cattolicità e all’unità; di ricomprendere cioè «cosa significhi in contesti e culture diverse, l’unità antinomica del cristianesimo tra l’appartenenza a una storia particolare e l’apertura all’universale». Un’antinomia, quella tra appartenenza particolare e apertura all’universale, che il mondo moderno sa comprendere solo come contrasto, perché legge la singolarità come individualismo e l’appartenenza come omologazione; l’unità in Cristo che la Chiesa è chiamata a testimoniare invece, non solo non ingloba il singolo, ma lo esalta in tutta la sua statura. È un’unità di comunione, che fiorisce nell’armonico coesistere delle diverse realtà che la compongono: in fondo, ha ribadito papa Francesco nel discorso ai vescovi orientali, citando la Orientalium ecclesiarum, «la varietà non solo non nuoce all’unità della Chiesa, ma anzi la manifesta». Concetto simile a quello espresso dal sacerdote ortodosso Aleksandr Men’, quando scriveva nel suo epistolario che «la Chiesa, […] può avere volti differenti», e che «ogni tentativo di omologazione è sbagliato, per il semplice motivo che il cristianesimo deve esprimersi nelle forme vive delle persone e delle culture individuali. […] La gente invece non lo capisce, continua a credere che il suo ambiente culturale, la sua psicologia nazionale sia l’unico modello per tutti».

Il Convegno, che terminerà con una tavola rotonda, cercherà dunque di sviluppare il tema dell’universalità ecclesiale partendo proprio dalle storie particolari che ne fanno parte, con uno sguardo alla «Tradizione», alle esperienze di santità del presente e del passato, ai problemi attuali e alle sfide che si pongono per il futuro. Padre Ibrahim Alsabagh (francescano, parroco cattolico di Aleppo) parlerà dell’unità da restaurare e dell’ecumenismo nel difficile e frastagliato panorama dell’odierno Medio Oriente; i relatori russi — padre Zelinskij, sacerdote ortodosso a Brescia, padre Alexis Struve, sacerdote del Patriarcato di Costantinopoli in Francia, padre Aleksej Uminskij, parroco ortodosso a Mosca e Andrej Šiškov, segretario della Commissione Teologica del Patriarcato di Mosca — si soffermeranno principalmente sulle esperienze della Chiesa Ortodossa in patria e all’estero (padre Šmeman), sull’evoluzione della situazione in Ucraina dopo la concessione dell’autocefalia, sulle sfide poste dallo scioglimento dell’Esarcato Russo in Occidente da parte del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, (vedi qui gli interventi di Zelinskij e Struve al riguardo).

Allievi del Coro CET durante un concerto.

I relatori italiani — il giornalista Giorgio Paolucci, monsignor Francesco Braschi, il professor Adriano Dell’Asta, la dottoressa Giovanna Parravicini e la giovane studiosa Chiara Dommarco, — analizzeranno il tema di unità, universalità e diversità sia approfondendo la posizione della Chiesa cattolica e dei suoi rapporti con l’Oriente (con occhio particolare al magistero del Concilio Vaticano II), sia riproponendo figure di grandi teologi e pensatori russi (Sergej Bulgakov e Vladimir Solov’ëv) che sull’unità e sul richiamo ecumenico hanno fondato gran parte del loro pensiero.

I lavori del Convegno termineranno domenica 13 ottobre alle ore 11.30 con la celebrazione della Divina Liturgia in rito bizantino slavo. Sabato sera 12 ottobre in occasione del genetliaco di padre Romano Scalfi, verrà proposto a relatori e auditori un concerto degli allievi del Coro CET, presso il Teatro Gavazzeni di Seriate.

Giacomo Foni

Ricercatore e traduttore presso la Fondazione Russia Cristiana, vincitore nel 2015 del premio Russia-Italia attraverso i secoli per la traduzione di Lettere ai Nemici del filosofo Nikolaj Berdjaev. Fra i suoi interessi la letteratura e la cultura filosofica russa, la storia della Chiesa, i problemi legati ai rapporti religiosi tra Oriente e Occidente.

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