5 Novembre 2018

Ho visto i miei studenti cambiare

Giovanna Parravicini

Undici studenti e una docente dell’Università statale di Vladimir hanno frequentato uno stage estivo di lingua e cultura italiana organizzato dalla Fondazione Russia Cristiana. Le loro riflessioni sull’esperienza vissuta.

Gli studenti, accompagnati dalla professoressa Mart’janova, docente di letteratura russa presso l’Università statale di Vladimir, sono stati ospitati durante lo stage estivo alla Roncola, un paesino sopra Bergamo.

Scrive la professoressa Svetlana Mart’janova:
«Non è il mio primo stage nell’Italia settentrionale insieme agli studenti, ma è stata un’esperienza unica… che come sempre ha superato ogni aspettativa. Abbiamo trascorso un’intera settimana alla Roncola, pittoresco e lindo paesino sulle Prealpi. Abbiamo avuto l’opportunità di vivere in una delle più antiche case del luogo, restaurata appositamente in vista del nostro arrivo con grande gusto e una capacità tutta italiana di organizzare ogni minimo spazio: erano state lasciate intatte alcune parti che ricordavano il passato, ma al tempo stesso c’era tutto l’occorrente per una vita confortevole e moderna. La Fondazione Russia Cristiana ha qui avuto un grande aiuto da parte di monsignor Daniele Rota, che è diventato nostro amico, oltre a organizzare una gita a Bergamo e un’escursione in montagna alla chiesa della Sacra Famiglia. Senza contare che ci ha tenuto due lezioni su Alessandro Manzoni e ci ha donato alcuni preziosi libri.
Gli studenti hanno lavorato con impegno sulla lingua insieme ad Anna Reseghetti, hanno seguito le lezioni di Adriano Dell’Asta su Giovanni Guareschi e di Stefano Nembrini su Giacomo Leopardi, senza contare le lezioni di cucina italiana con Giovanna Parravicini, la pizza preparata insieme a Giuseppe Falcone, marito di Anna, e la serata di canti insieme ad alcuni studenti italiani. Del resto, si aveva sempre voglia di cantare e sorridere in questa festa dell’amicizia e della vita, della fede e della bellezza. Bellissima era anche la natura circostante – il sole, le montagne – e si intuiva un nesso tra tutte le nostre attività: ad esempio, si parlava della tensione all’infinito di Leopardi, e noi stessi ne facevamo esperienza, contemplando i monti e, negli ultimi giorni, il mare delle Cinque Terre e di Pisa.
Dopo l’escursione a Bergamo, dove monsignor Daniele ci ha parlato di papa Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, abbiamo visto nei dintorni alcuni gioielli del romanico pressoché sconosciuti, e abbiamo visitato la ditta Algra, il cui proprietario ci ha messo a parte del segreto del suo successo: lavoro assiduo, senso di responsabilità, impegno in prima persona. Il ruolo dell’iniziativa personale nella vita culturale, sociale e religiosa italiana è un fenomeno impressionante.
E poi l’Italia marittima – le Cinque Terre e Pisa: quest’ultima, con il museo San Matteo e la sua straordinaria e purtroppo poco conosciuta collezione di pittura e scultura, il duomo, il battistero, il camposanto e naturalmente la famosa torre “pendente”. Dove mai ti capiterebbe che a illustrarti dipinti e chiese siano il vicedirettore del museo, una dottoranda che sta scrivendo la tesi sul duomo di Pisa, un docente universitario?
Nel corso dello stage mi sono accorta di come cambiavano i miei studenti. “Mi piace tutto”, era la loro risposta preferita. Un ragazzo mi ha detto che proprio qui si è sorpreso per la prima volta a chiedersi: “Ma io chi sono?”. Un altro ha deciso di cambiare il piano di studi per occuparsi di letteratura italiana; un altro ha comperato un volume di Leopardi e Pinocchio. Senza questo viaggio, perfino il nome di Leopardi sarebbe rimasto qualcosa di lontanissimo da loro, mentre ora hanno voglia di mettersi a studiarlo… Siamo tornati a casa colmi di “spazio e tempo”, per dirla con Osip Mandel’štam.
A me personalmente questo viaggio ha fatto comprendere il senso del pellegrinaggio come scoperta dell’infinitezza del mondo, dei segni della Presenza in persone, relazioni, nella natura, nella storia – una scoperta che aiuta a superare gli stereotipi o le false immagini dell’epoca post-ideologica, spaventose ombre di un recente passato. Sono felice che i miei studenti siano stati vaccinati contro questi stereotipi fin da ragazzi, e mi dispiace di essere stata privata a suo tempo di questa grande opportunità. E ancora: proprio qui i nostri ragazzi si sono sentiti dire che sono più preziosi di tutti i tesori del mondo.

Ho sempre visto come la vocazione di padre Romano Scalfi si dispiega nelle persone che lo circondavano, nei suoi collaboratori e amici. Ma ora la sua opera porta nuovi frutti, nel Centro da lui fondato appaiono nuove forme di vita. Nessuno ci ha mai fatto domande sulla nostra fede personale (tra i partecipanti allo stage c’erano anche degli atei), ma la fede ci è stata testimoniata attraverso gesti e azioni concrete, e siamo stati amati “nonostante tutto”. Spero molto nello sviluppo della nostra collaborazione, e che nulla si frapponga come ostacolo alla comprensione che “l’altro è un bene per me”. Bisogna pensare, scrivere, parlare sempre più per sottolineare che siamo necessari gli uni agli altri. Essere amici, e non rivali. E a tutti quelli che ci sono stati accanto e hanno lavorato perché questo incontro avvenisse, il nostro sentito grazie».


Sofija Krymskaja:
«Questo stage per me rappresenta la continuazione della storia iniziata incontrando Adriano Dell’Asta, Stefano Nembrini e Giovanna Parravicini a Vladimir. Come i precedenti soggiorni in Italia, anche questo stage mi ha cambiato, aiutandomi a pormi delle domande e a guardare la vita da un’altra angolatura… Le lezioni e gli incontri serali sono stati la motivazione più forte a studiare, non solo per parlare la lingua di grandi uomini che hanno lasciato un’impronta nella storia, come Dante, Petrarca, Manzoni, Leopardi, ma anche per poter dialogare con quanti continuano ancor oggi a portare la cultura italiana nei propri cuori e nelle proprie anime.
Per me Adriano, Stefano sono la personificazione vivente della storia che si svolge sotto i nostri occhi – della grande storia e della storia personale di ciascuno di noi – aiutandoci a comprendere noi stessi come parte di questa storia e insieme indicandoci una possibilità di agire in modo tale da diventare forze creatrici della storia stessa. Incontrare queste persone mi ha aiutato a capire la cultura del paese più in profondità che neanche visitandone i monumenti, perché in questo caso non ci si limita a constatarne la bellezza, ma se ne diviene partecipi: attraverso la loro testimonianza ho avuto modo di capire meglio che cosa significhi essere uomini. Dell’Asta, Nembrini, monsignor Daniele non si sono limitati a parlarci di Guareschi, Leopardi, Manzoni, arricchendo così il nostro sapere, ma ci hanno insegnato con il loro esempio ad amare e comprendere la vita, il nostro compito e le persone intorno a noi…».

«La mia Italia» di Dar’ja Volkova
«… Che cos’è stato questo viaggio per me? Che cosa mi ha dato? È stato un avvenimento molto importante per la mia vita, che non avrei neppure sognato. Certo, lo aspettavo e contavo i giorni. Sapevo che sarebbe stato un viaggio culturale e istruttivo, ma è stato soprattutto un’incredibile occasione per comprendere di più me stessa, per analizzare azioni e sentimenti dopo un anno scolastico molto duro e in qualche modo addirittura “dirompente”. Trovandoti davanti a questa natura meravigliosa, alle montagne, cominci a percepire la realtà in maniera più acuta: resti senza fiato, ti si palesano cose importanti che non avevi mai capito e che ora invece assumono una propria evidenza…
Per varie circostanze, sono costretta a vivere contemporaneamente in tre città e a spostarmi spesso; per questo, ho apprezzato profondamente l’atmosfera di tepore realmente domestico in cui siamo stati accolti. Durante l’anno mi è mancata spesso, e sono grata per la pace e la serenità che mi sono state donate; per la possibilità anche solo di uscire sul balcone e di ascoltare gli uccellini, respirare l’aria di montagna, ammirare l’incredibile panorama e capire: sì, questa è la “bellavista”!
Mi rendo conto solo ora che a vent’anni, in un solo viaggio, ho potuto vedere e intuire cose che neppure molti adulti conoscono. Proprio a me, tra tanti milioni di persone, è stata donata questa fiaba… Grazie per le montagne, per il mare che amo così tanto, per la possibilità di sentire e di essere veramente viva!».

Kirill Kamenščikov:
«Per me personalmente lo stage in Italia non ha rappresentato semplicemente una possibilità di studiare l’italiano in una bellissima atmosfera di amicizia e, cosa non meno importante, insieme a insegnanti madrelingua: ho fatto esperienza di qualcosa di più. A differenza del viaggio precedente, in cui avevamo scoperto la cultura italiana attraverso i suoi elementi esteriori (architettura, icona, pittura), questa volta abbiamo avuto la possibilità di vivere come italiani, eravamo i padroni di casa che potevano accogliere ospiti, cucinare per loro, andare insieme a loro in chiesa, cioè vivere come la gente del luogo e non come turisti venuti da chissà dove. In altri termini, abbiamo potuto conoscere un po’ l’Italia dall’interno.
Inoltre gli ospiti che venivano a cena, e le lezioni che ci hanno fatto mi hanno aperto nuove prospettive scientifiche, mi hanno suggerito idee per nuove ricerche, o semplicemente mi hanno svelato la letteratura italiana da un’angolatura per me inusuale. E il corso di lingua mi ha permesso di assimilare le basi grammaticali necessarie per affrontare tranquillamente un testo in lingua italiana, con l’aiuto del dizionario».

Oleg Krylov:
«Il viaggio in Italia per me è stato un avvenimento speciale, perché era la prima volta che mi recavo all’estero. Ero emozionato, naturalmente, perché speravo che tutte le mie attese si realizzassero. In realtà tutto è andato al di là delle mie aspettative. Per questo sono veramente contento che il primo paese che ho visitato sia stata l’Italia, che fin dal primo momento mi ha accolto con il bel tempo e un sole splendente. Il mio grazie a Russia Cristiana e personalmente a Giovanna per l’accoglienza festosa, la cura attenta e quotidiana, la possibilità di incontrare persone interessanti e colte che ci hanno fatto lezione. Un grazie di cuore alla nostra insegnante Anna per lo splendido programma di studio che ci ha preparato, che ha contribuito per il 70% al successo del nostro viaggio…
Grazie a suo marito Giuseppe, che ci ha donato molto nel tempo trascorso insieme, ad esempio ci ha insegnato a preparare la pizza italiana verace. Più in generale, la bellissima accoglienza fattaci alla Roncola ci ha realmente affiatati, e in brevissimo tempo siamo diventati una famiglia. Il rimanente 30% del successo dello stage è dovuto al viaggio alle Cinque Terre e a Pisa: non mi sarei mai immaginato che la scuola estiva di italiano mi avrebbe riservato un bonus del genere!
Insomma, che cosa mi ha dato questa scuola? Ho avuto modo di conoscere il paese in cui vivono le persone più cordiali, aperte e comunicative, in cui cucinare con gusto è un’esperienza quotidiana e non una teoria… Ho scoperto una lingua interessante che voglio continuare a studiare, ho conosciuto delle persone con cui val la pena di confrontarsi. Infine, personalmente, questo viaggio mi ha costretto a riflettere, a pormi delle domande che prima non mi erano mai sorte».


Viktorija Guščina:
«È stato il mio primo stage all’estero… e senza falsa modestia posso dire che il nostro gruppo ha avuto una bella fortuna, perché non si è trattato del solito viaggio turistico, ma di un’esperienza molto interessante e formativa… Studiare la lingua italiana ha voluto dire un sacco di cose straordinarie, di cui forse all’inizio non ci siamo accorti, ma che abbiamo capito al momento di andarcene e di cui abbiamo preso pienamente coscienza una volta a casa.
Innanzitutto, l’atmosfera della lingua italiana viva; in secondo luogo, l’incontro con le persone: a proposito della seconda cosa, vorrei fare alcune sottolineature. Come futuri insegnanti, osservando come ci ha fatto lezione Anna, abbiamo potuto far tesoro di alcuni elementi che in futuro potranno aiutarci nella nostra professione. Conoscere e trascorrere del tempo con persone nuove è sempre una festa. Forse non vedremo più alcune di loro, ma continueremo a ricordarle a lungo, e ricorderemo la compagnia di amici, addirittura la famiglia che siamo stati in quei giorni insieme a loro. Trascorrere piacevolmente del tempo insieme non è ancora tutto: abbiamo incontrato persone che senza lesinare tempo ed energie sono venute appositamente da noi per dirci qualcosa di nuovo sulla letteratura, un ambito che da tempo costituisce uno dei nostri principali interessi, e in cui troviamo anche un arricchimento spirituale.
Una terza caratteristica dello stage è stata la crescita interiore. Ciascuno di noi guarda il mondo diversamente a seconda della propria inclinazione e condizione interiore. Ci poniamo tante domande e, nella misura in cui vi rispondiamo, cambiamo qualcosa dentro di noi o nel nostro cammino di vita. L’Italia è un paese profondamente diverso dalla Russia, eppure ha dentro di sé qualcosa che ci ha aiutato a costruire una sorta di “ponte culturale”, che non ha contribuito semplicemente a rinsaldare la nostra amicizia, ma anche a cambiare un po’ il mondo. In meglio. Perché quello che abbiamo potuto vedere e sentire non è altro che l’affermazione della vita, un movimento che tende in avanti e in alto. Qualcuno di noi ha pensato a queste cose guardando la bellezza della natura, qualcun altro arrampicandosi durante la gita in montagna, qualcun altro ancora toccando monumenti dell’antico passato. Ciascuno si è portato via in ricordo la “sua” Italia.
Io sono felice che io e i miei compagni abbiamo avuto la possibilità di partecipare a questo viaggio, perché c’è una differenza tra come siamo partiti e come siamo tornati a casa, e credo che ciascuno di noi se ne sia accorto».

Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

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