12 Luglio 2016

La sorpresa di Papa Francesco

Ol'ga Sedakova

Molti ortodossi seguono con la coda dell’occhio quel che dice e fa papa Francesco, ma sono rare le aperte attestazioni di stima come questa. La recensione del libro di A. Riccardi è stata l’occasione di presentare i temi chiave del suo pontificato.

È difficile tradurre in russo il titolo del libro di Riccardi La sorpresa di papa Francesco. Non è lo stesso che dire Il papa sorprendente. Il punto non è che papa Francesco sorprende, ma che la sua stessa comparsa è un fatto inaspettato, una sorpresa.
Io ho seguito per televisione la procedura di elezione del nuovo papa ed ho constatato di persona come la sua comparsa avesse stupito tutti. È stata un’autentica sorpresa. Tutto stupiva: il fatto che fra i nomi dei papabili quello di Bergoglio non fosse mai comparso; e che lui provenisse d’oltre oceano, da un altro continente, da un mondo del tutto ignoto al Vecchio Mondo; e poi la sua stessa figura, la voce, e il nome che si era scelto: Francesco. Il «poverello di Cristo», l’apostolo della povertà volontaria sulla cattedra del pontefice romano, al vertice di un’immensa struttura gerarchica! Di papi con questo nome non ce n’erano mai stati. Ricordiamo che nella «povertà» di san Francesco d’Assisi entrava non soltanto il rifiuto dei beni materiali ma anche di ogni forma di potere nel mondo. Del resto nelle sue prime parole il papa ha chiamato se stesso vescovo di Roma, e recentemente, rivolgendosi al patriarca Kirill, ha ripetuto: «Entrambi siamo vescovi».
La cattedra di Roma, come abbiamo potuto vedere, rimane aperta alla sorpresa, all’inaspettato e a una nuova ispirazione.

La parola che maggiormente ci ha impressionati nel primo discorso del nuovo papa è stata la parola «tenerezza». Questo non è abituale nella predicazione, non è una parola teologica. È quasi lo stesso della parola «amore», ma l’amore nella forma della tenerezza è qualcosa di speciale. Vi si intravedono premura, delicatezza, modestia, gratitudine, nel sentimento della fragilità del tutto. È un amore pieno di riguardo. Forse la fragilità di tutto ciò che esiste non si è mai percepita prima così chiaramente come ai nostri giorni. La «tenerezza» è stata scorporata dai fondamenti dell’attuale civiltà così attivistica e dura, tutta tesa all’«efficienza». La tenerezza non è affatto efficiente. Non c’è niente che voglia ottenere da colui cui è diretta.
Questa «tenerezza» nel primo discorso del papa era sorprendente. In seguito ho letto molti suoi discorsi, ed ogni volta lo stupore cresceva. Qualunque tema papa Francesco tocchi, lo affronta sempre in una prospettiva da cui non siamo abituati a considerarlo. La franchezza e l’intransigenza con cui parla del male (della ricchezza, della corruzione, dell’autoisolamento dalla Chiesa) forma un accordo complesso e giusto con questa tenerezza.

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Ol'ga Sedakova

Poetessa, scrittrice e traduttrice moscovita, è docente alla Facoltà di Filosofia dell’Università Statale Lomonosov. Erede della tradizione della grande cultura russa, la sua opera è tradotta in numerose lingue e ha ottenuto riconoscimenti, quali il premio Solov’ëv e il premio Solženicyn.

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