24 Febbraio 2021

Cancellati dalla storia: la fotografia come arma politica

Anna Kondratova

In epoca sovietica dalle pubblicazioni ufficiali venivano spesso epurate le fotografie dei leader politici caduti in disgrazia. Il sistema repressivo fu pervasivo al punto da portare anche il singolo cittadino a distruggere o imbrattare le foto dei propri cari. L’URSS si è dissolta, ma il metodo denigratorio tramite ritocco fotografico è ricomparso in Russia negli ultimi anni.

«Un muratore semianalfabeta – racconta Solženicyn – soleva, a tempo perso, tracciare la sua firma, lo faceva sentire importante. Non aveva carta disponibile, firmava sui giornali. Un pezzo fu trovato nel cesso, comune a tutti gli inquilini dell’appartamento, con una firma vergata sul ritratto del Padre e Maestro: propaganda antisovietica, dieci anni. Stalin e la sua cerchia amavano i propri ritratti, ne cospargevano i giornali, li diffondevano in milioni di copie».

Al contrario, le immagini dei «nemici del popolo» e degli avversari politici dovevano sparire da libri, riviste, giornali, persino dagli album di famiglia.

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Anna Kondratova

Moscovita, laureata in sociologia. Ha seguito da vicino lo sviluppo del movimento d’opposizione in Russia. Giornalista e saggista.

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