26 Agosto 2023
Il martirio senza miracoli
Una polemica ecclesiale nella Cordova del IX secolo messa a confronto con l’ortodossia moderna. La domanda è: può esserci un martiro inutile?
Tra l’850 e l’859 a Cordova accadde qualcosa di inaspettato: 48 cristiani furono condannati alla pena capitale. I moderni storici della Chiesa sono soliti chiamarli «martiri volontari» perché quasi tutti si presentarono volontariamente davanti alle autorità musulmane professandosi cristiani, denunciando l’islam, nonché Maometto come falso profeta. La principale fonte storica che attesta questi fatti è l’opera di Eulogio, un sacerdote di Cordova, che fu nominato vescovo della città ma non venne mai ordinato perché condannato a morte per aver nascosto una ragazza, Leocrizia, che si era convertita al cristianesimo dall’islam. Il fatto fornì alle autorità un pretesto legale per giustiziare entrambi.
Alcuni approfondimenti sul fenomeno dei «martiri volontari» offrono varie spiegazioni di questa improvvisa disobbedienza di massa. Non staremo ora ad analizzarle, ma tentiamo comunque di vedere se c’è qualcosa di attuale in questa vicenda.

Martirio di S. Eulogio, cattedrale di Cordova, part. (wikipedia)
Potremmo facilmente supporre che il loro martirio sia stato l’esito dello scontro fra la comunità cristiana e le autorità musulmane, questo però sarebbe vero solo in parte. Infatti non va dimenticato il fatto che questo martirio portò alla luce le divisioni interne alla stessa comunità cristiana. Se per Eulogio e coloro che la pensavano come lui, questi martiri erano dei santi veri e propri, per altri, tra cui il vescovo Recafredo, si trattava di estremisti e provocatori che minacciavano il già precario equilibrio in cui viveva la comunità cristiana nello Stato musulmano. A loro avviso, le sofferenze dei martiri erano il frutto della loro vanità e del loro orgoglio. Gli oppositori del movimento dei martiri si erano già adattati a vivere in un contesto musulmano e portavano tre argomenti per sminuire il «martirio volontario».
In primo luogo, il martirio non poteva considerarsi vero in quanto si trattava di martirio senza paganesimo. L’islam non richiedeva i sacrifici pagani usuali nella cultura greco-romana, e ai cristiani, in quanto «popolo del libro», era concesso uno spazio, pur limitato e ristretto, all’interno della società musulmana.
In secondo luogo, si trattava di un martirio senza persecuzione. Nessuno aveva impedito ai cristiani di praticare il culto, nessuno li aveva costretti a partecipare a un culto non cristiano. Inoltre, quando i presunti martiri erano stati giustiziati, non avevano subito torture sofisticate.
In terzo luogo, si trattava di un martirio senza miracoli. Agli occhi degli oppositori di Eulogio, il martirio doveva seguire il canone letterario della passione (passio) che a sua volta presupponeva l’intervento diretto di Dio che aiutasse i martiri a sopportare in modo soprannaturale la sofferenza, e mostrasse segni miracolosi agli astanti.
Così, quando Eulogio scrisse la sua opera principale, Memoriale sanctorum, il trattato non fu semplicemente una descrizione ma anche un’apologia del «martirio volontario». Nella prima parte dell’opera, così come nel Liber Apologeticus Martyrum, Eulogio fornisce una risposta dettagliata alle accuse più comuni rivolte ai martiri. Secondo Eulogio nessun’altra rivelazione è possibile dopo il Vangelo. Di conseguenza, Maometto è l’eretico e il falso profeta per eccellenza. In questo modo, l’islam non è migliore, ma peggiore del paganesimo.
Per ciò che riguarda la persecuzione, Eulogio non tardò a portare esempi di antichi martiri, a cominciare da san Paolo, che avessero cercato loro sponte la corona del martirio. Umiliazioni, scherno, odio, tassazioni gravose, distruzione di chiese (la famosa moschea di Cordova fu costruita sul sito della chiesa di San Vincenzo): per Eulogio tutto questo dipingeva il quadro di una persecuzione assolutamente reale. Quanto ai meccanismi e agli strumenti del supplizio, per Eulogio erano del tutto indifferenti se si trattava di cristiani giustiziati per aver professato la loro fede.
Secondo Eulogio l’assenza di miracoli esprimeva la debolezza di fede della comunità e non dei martiri, dal momento che i miracoli visibili svelano la fede di chi li osserva. Inoltre, ormai il tempo dei miracoli erano passati, i cristiani non ne avevano più bisogno. Quando si avvicina la fine del mondo, la fede è alimentata dal lavoro interiore e non dai segni soprannaturali.
Il tempo ha dato ragione a Eulogio: tutti questi martiri sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica. I loro nomi sono anche contenuti nel menologio degli antichi santi di Spagna e Portogallo venerati dai fedeli ortodossi di questi paesi. Nella chiesa di San Pietro a Cordova riposano le spoglie di alcuni di loro. Le spoglie di Eulogio e Leocrizia si possono venerare nella Camara Santa della cattedrale di Oviedo.
I casi in cui nella Chiesa riemergono divergenze come quelle della chiesa di Cordova nel IX secolo non sono così rari. Succede quando una parte della Chiesa, magari significativa, ritiene che non ci siano persecuzioni o non le vuole riconoscere, e allo stesso tempo un’altra parte, magari esigua, è convinta che la persecuzione ci sia, anche se non tutta la comunità cristiana è perseguitata.

(D. Tirira, wikipedia)
Come esempio possiamo ricordare che nel 1965 in Unione Sovietica due sacerdoti della Chiesa ortodossa, padre Gleb Jakunin e padre Nikolaj Ešliman scrissero una lettera aperta al patriarca Aleksij (Simanskij). Copia della lettera fu spedita alle autorità ecclesiastiche e civili. Il tema della lettera era costituito proprio dalle persecuzioni che la Chiesa subiva nel periodo sovietico. Alcuni vescovi sottoscrissero la lettera, ma la Chiesa come istituzione non era pronta ad ammettere la persecuzione che aveva sofferto per più di mezzo secolo e che era nota a tutti in URSS e all’estero. Come risultato, entrambi i sacerdoti furono sospesi nel 1966 «per attività dannose e compromettenti per la Chiesa». Padre Gleb fu riammesso al ministero solo nel 1987.
Possiamo porci la stessa domanda anche oggi: la Chiesa in Bielorussia, in Ucraina, o in Russia oggi subisce persecuzione? Chiaramente i governi di questi paesi rispondono di no. Se consideriamo le Chiese di questi tre paesi, solo la Chiesa ortodossa ucraina guidata dal metropolita Onufrij è pronta a riconoscere pubblicamente di subire discriminazioni e restrizioni, preferendo comunque evitare il termine di «persecuzione».
Il portale «Cristiani contro la guerra» presenta un elenco impressionante di sacerdoti e laici che in Russia e Bielorussia sono stati perseguitati dalle autorità religiose e statali per le loro posizioni contro la guerra o per aver sostenuto l’Ucraina nella sua resistenza all’aggressione. Anche se per tutte queste persone le motivazioni sono dettate dalla fede, lo Stato considera le loro posizioni come proteste politiche. Il governo accetta volentieri solo le dichiarazioni politiche di sacerdoti o laici che esprimono sostegno alla politica ufficiale di questi paesi.
Secondo la studiosa Jane Ellis, il celebre professore dell’Accademia teologica di Mosca Aleksej Osipov nel 1980 al processo testimoniò contro padre Jakunin. Recentemente in una delle sue numerose interviste gli hanno chiesto del libro Dare a Cesare quel che è di Cesare? Un cristiano dev’essere patriota?. Secondo il professore già solo porre una simile domanda, è qualcosa di satanico. Se lo Stato permette di praticare il culto, un cristiano dev’essere totalmente devoto allo Stato. Questa posizione spiega chiaramente perché la Chiesa ortodossa russa di diverse giurisdizioni è stata leale alle due terribili dittature del XX secolo.
Finché non impareremo a porre le «domande sataniche» per trovare una risposta, avremo poche speranze di sfuggire alla trappola che molti cristiani considerano ormai una dimora familiare.
(foto d’apertura: Ajay Suresh, wikipedia)
Andrej Kordočkin
Nato a Leningrado, ha studiato teologia a Oxford e dopo un periodo di insegnamento a San Pietroburgo ha proseguito gli studi di nuovo in Inghilterra, dove si occupava contemporaneamente della cura pastorale della comunità ortodossa a Glasgow. Da diversi anni è parroco della chiesa di Santa Maria Maddalena a Madrid e cappellano nelle carceri spagnole.
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