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8 Febbraio 2023
Una nuova diaspora russa, dopo cent’anni. Alcune riflessioni per l’oggi
L’esodo di tanti russi in questi mesi ricorda l’immane esodo di 100 anni fa. Può questa diaspora avere un ruolo provvidenziale? Un testo del grande Berdjaev ci aiuta a discernere i fatti.
1925: quasi cento anni fa si consumava la grande diaspora russa seguita alla rivoluzione. Presentiamo la traduzione dell’editoriale al primo numero della rivista «Put’» (La via), organo dell’emigrazione russa approdata in Occidente dopo il 1917 (uscirà a Parigi dal 1925 sino allo scoppio della seconda guerra mondiale). Non firmato, il testo, appartiene con certezza a Nikolaj Berdjaev e ritrae un quadro per certi versi molto simile a quello contemporaneo.
C’è tutto un mondo che viene espulso dalla Russia, e c’è la chiara identificazione dei colpevoli, ma c’è anche la chiara necessità di rinunciare a «rancore, odio e vendetta», per non cadere vittime del «medesimo veleno del bolscevismo». Un invito che, però, non va confuso, secondo l’autore del testo, con la passività relativista con la quale oggi spesso si confonde l’invito alla pace; si tratta piuttosto dell’impegno a riscoprire un’unità veramente produttiva di pace.
La via, per Berdjaev, è innanzitutto l’unità dei cristiani: non un relativistico «interconfessionalismo astratto» che verrebbe a riconciliare mondi estranei che si contrappongono per la conquista del pianeta (con il «mondo russo» della propaganda putiniana che si contrappone al cosiddetto «Occidente collettivo»), ma il cammino di persone che sono chiamate a un percorso in profondità per ritrovare una verità che (senza confondere l’aggredito con l’aggressore) interroga tutti. (I sottotitoli sono redazionali)
La diaspora russa rappresenta un fenomeno più unico che raro nella storia. Come proporzioni può essere paragonato solo alla diaspora ebraica. Milioni di russi, appartenenti alle più diverse condizioni sociali, professioni e orientamenti ideali sono venuti a trovarsi fuori dalla patria. Per la sua composizione l’emigrazione russa è un fenomeno molto complesso e si distacca molto dall’emigrazione dell’epoca della rivoluzione francese. Ne fanno parte piccolo borghesi spaventati ed esasperati, ma anche il nostro ceto più colto, il fiore della cultura russa, scrittori russi, studiosi, scienziati, artisti. Una grande folla di giovani russi, passata attraverso la guerra civile, si è dispersa in tutto il mondo e lavora nelle fabbriche, studia nelle università dell’Europa occidentale.