4 Aprile 2018

Rivoluzione russa e testi scolastici

Maurizio Vitali

Come viene presentata la rivoluzione russa nei nostri libri di testo? Conclusa la fase apologetica, si offrono dati oggettivi ma frammentari e incompleti, che non aiutano a comprendere la portata, le radici e la modernità di questo evento.

Il centenario della rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917 è passato se non proprio alla chetichella, certamente sottotono e senza lasciare tracce significative. Sepolta l’esperienza sovietica sotto le macerie del Muro crollato nel 1989, sembrerebbe diventato di scarso interesse tornare a interrogarsi sulla natura, le ragioni e le dinamiche del «comunismo realizzato» che per settant’anni ha segnato la storia del mondo.
Le chiavi interpretative sono rimaste quelle consolidate, prodotte dai tradizionali indirizzi storiografici, già ben tratteggiate da Adriano Dell’Asta in un saggio del 2001, La rivoluzione russa, mito e realtà. Dell’Asta individuava tre filoni: conservatore, liberale e marxista.

Filoni storiografici

Per il primo modello, la storia è ciclica, l’imperialismo zarista si ricicla dopo la rivoluzione leninista come imperialismo sovietico, nulla cambia in sostanza, tutto si restaura e il marxismo come ideologia non appare in quanto tale determinante.
Per il filone liberale, la storia segue un progresso lineare nel senso della modernizzazione delle strutture economiche e politiche; la rottura rivoluzionaria suppone necessariamente l’arretratezza. Nella Russia «arretrata» la Grande Guerra interrompe la linea del progresso ed esplode la Rivoluzione. Anche in questa visione, annota Dell’Asta, il ruolo dell’ideologia marxista è accessorio.

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Maurizio Vitali

Giornalista, è stato direttore di CL-Litterae Communionis e ha lavorato a Il Giorno.Dal 1998 al 2013 è stato direttore dell’agenzia di stampa della Regione Lombardia. È stato membro del consiglio di presidenza dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo “Carlo De Martino” (Milano).

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