31 Marzo 2022

1989: Sacharov vedeva l’ombra dell’autoritarismo

Redazione

Primo Congresso dei deputati del popolo: il neoeletto Andrej Sacharov, tra i fischi dei colleghi, dichiara che è pericoloso concentrare un immenso potere nelle mani di un uomo solo. E parla di spirito imperiale…

Nel marzo 1989 per la prima volta si svolsero in URSS le elezioni dei deputati in cui gli elettori potevano scegliere tra diversi candidati. Il Primo Congresso dei deputati del popolo si svolse dal 25 maggio al 9 giugno di quell’anno, e come primo atto procedette ad eleggere Michail Gorbačev presidente del Soviet Supremo.
Il neoeletto deputato Andrej Sacharov, grande fisico, dissidente e premio Nobel per la Pace, in quei giorni prese la parola ben 8 volte (violando anche il regolamento) per criticare il sistema politico vigente, che lo preoccupava molto.
Il giorno della chiusura fece un ultimo intervento, drammatico, in cui cercando di superare con la voce gli urli e i fischi della sala, anticipò profeticamente alcuni sviluppi politici che vediamo oggi coi nostri occhi.
Andrej Sacharov morì improvvisamente nel dicembre dello stesso anno.

1989: Sacharov vedeva l’ombra dell’autoritarismo

In base alla Costituzione vigente, il presidente del Soviet Supremo dell’URSS detiene un potere personale assoluto, che in pratica non ha alcuna limitazione. La concentrazione di un simile potere nelle mani di una sola persona è estremamente pericolosa. Anche se questa persona è l’iniziatore della perestrojka. Lo dico pur nutrendo una grandissima stima personale per Michail Sergeevič Gorbačev, ma qui non si tratta di una questione personale, si tratta di una questione politica. E se un giorno ci fosse qualcun altro?

La stessa cosa è avvenuta alle elezioni al Soviet Supremo: nella maggioranza delle delegazioni hanno semplicemente nominato i candidati, poi formalmente approvati dal Congresso, molti di loro non sono in grado di svolgere attività legislativa.

«Di norma i membri del Soviet Supremo debbono abbandonare il loro precedente lavoro» grazie a questa formula volutamente vaga entrano nel Soviet Supremo i classici «generali da operetta», che sono più del 50%. C’è da temere che un simile Soviet Supremo possa diventare un semplice schermo al reale potere assoluto del presidente del Soviet Supremo e dell’apparato del partito e dello Stato…

Abbiamo ricevuto in eredità dallo stalinismo una struttura costituzionale nazionale che porta in sé il marchio del pensiero imperiale e della politica imperiale «divide et impera». Le vittime di questa eredità sono le piccole repubbliche dell’Unione e le piccole entità nazionali all’interno delle repubbliche nazionali da cui dipendono amministrativamente.

Per decenni hanno subito oppressioni su base nazionale; ora questi problemi stanno drammaticamente venendo alla superficie.

Ma anche i grandi popoli non sono meno vittime, sulle loro spalle gravano il peso principale delle ambizioni imperiali e le conseguenze dell’avventurismo e del dogmatismo in politica estera e interna.
È necessario prendere urgenti misure…

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