13 Maggio 2016

Troppo zelo, signor rettore!

Vladimir Stepanov

Accadono strani fenomeni «parasovietici», come quello che presentiamo qui sotto. Possono essere eccessi di diligenza da parte di funzionari, o una ben dissimulata politica intimidatoria, per dissuadere il pubblico dagli eccessivi contatti coi cattolici.

Qualche giorno fa il rettore dell’Università Statale di Saratov, Aleksej Čumačenko, ha inviato ai direttori di dipartimento una circolare che dà alcune indicazioni per salvaguardare studenti e docenti dell’ateneo da contatti con stranieri. Nella disposizione il rettore fa esplicito riferimento alla Giornata mondiale della gioventù (GMG) che si terrà nel luglio prossimo a Cracovia, con la presenza di papa Francesco, osservando che «detta iniziativa potrebbe essere sfruttata per veicolare l’influsso e la diffusione di valori occidentali, come pure per moltiplicare opinioni antirusse fra i giovani».
Insomma, per Čumačenko la partecipazione degli studenti a questa iniziativa è indesiderabile, e quindi, «nel caso in cui si abbia notizia dell’intenzione di alcuni studenti di partecipare alla Giornata mondiale della gioventù, bisogna informarne immediatamente la direzione dell’Organizzazione per il lavoro educativo con gli studenti dell’Università e/o la direzione della Cooperazione internale».

L’autenticità del documento è stata confermata da Elena Elina, vicerettore per la metodologia didattica, che ha dichiarato: «Questa circolare è stata trasmessa a tutti i direttori di Dipartimento. Noi sosteniamo la politica del nostro Presidente e riteniamo che moltiplicare le opinioni antirusse fra i giovani rappresenti una minaccia per la sicurezza nazionale». Invece il vicegovernatore della regione, Denis Fadeev (gli autori della circolare facevano riferimento a una sua disposizione verbale), è stato piuttosto evasivo: «È un’informazione distorta e non corrispondente al vero», ha dichiarato in una nota diffusa dal Ministero regionale dell’informazione e stampa.
Appena la notizia si è diffusa sulle agenzie stampa federali, c’è stata immediatamente una smentita del portavoce del presidente Putin, Dmitrij Peskov, che ha dichiarato alla stampa di non credere nell’esistenza della disposizione: «Ho letto la notizia sui giornali di oggi, ma onestamente non posso crederci, penso che si tratti di un’informazione errata oppure estrapolata dal contesto, o roba del genere, mi risulta difficile pensare a una cosa del genere». Anche il Ministero russo della scienza e dell’istruzione si è affrettato a smentire – in realtà non troppo seccamente – la notizia in un comunicato a RIA Novosti: «In base alle informazioni ricevute dall’amministrazione dell’Università di Saratov, sappiamo che l’ateneo svolge una vasta attività internazionale, e non si è mai parlato di abbandonarla o di vietare in qualche modo le relazioni degli studenti con gli stranieri», chiarendo che la «lettera in questione si riferisce soltanto a un’iniziativa ben precisa».

L’iniziativa è appunto la GMG, che cade tra l’altro nel 25° anniversario dell’analogo raduno svoltosi a Częstochowa: nel 1991, tra i quasi due milioni di partecipanti convenuti da tutto il mondo c’era anche – evento senza precedenti – un massiccio gruppo di 100.000 pellegrini provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, a cui era stato concesso per la prima volta, in via del tutto speciale, il visto secondo una procedura facilitata; migliaia di cittadini russi avevano così ottenuto la possibilità di parlare e trascorrere liberamente alcuni giorni con i loro coetanei dei «paesi capitalisti». Un avvenimento che a tutt’oggi suscita idiosincrasia negli ambienti patriottico-ortodossi, perché viene letto come un episodio di proselitismo cattolico e di deleterio influsso occidentale. Il timore, probabilmente, è che oggi, sulla scia degli entusiasmi suscitati in molti dalla figura di papa Francesco e dagli echi dell’incontro di Cuba, il prossimo incontro dei giovani possa avere effetti «incontrollabili» sulle nuove generazioni.
È un caso che questo documento, che nello stile e nei metodi sembra fare un salto all’indietro di 30 anni, all’epoca della «guerra fredda», sia apparso a Saratov, dove l’Ordinario cattolico della diocesi di San Clemente, monsignor Pickel, è anche il responsabile della pastorale giovanile nella Conferenza episcopale russa, e quindi della preparazione della GMG? Sembrerebbe un atteggiamento un po’ strano, anacronistico, specie dopo l’incontro di Cuba, ma bisogna tener conto che proprio l’incontro tra il papa e il patriarca ha sollevato un’ondata di critica e di malcontento negli ambienti ecclesiastici e conservatori in generale, dove spesso la retorica di regime e le simpatie staliniane vanno a braccetto con l’ostentazione di un’ortodossia fondamentalista e irriducibile.

Da parte sua, l’amministrazione del presidente, che certamente ha contribuito non poco all’incontro tra i due primati per le proprie esigenze di politica estera, non ha nessuna intenzione di lasciar crescere a dismisura divisioni e conflitti all’interno della Chiesa ortodossa. Tuttavia prendere misure restrittive direttamente a Mosca può essere rischioso, per questo sarebbe preferibile cominciare a sondare il terreno in una città importante ma tuttavia periferica come Saratov, tanto più avendo l’appoggio di personaggi come Valerij Prozorov, supervisore accademico della facoltà di lettere della locale Università e da tutti ritenuto uno degli uomini di fiducia di Putin, e Vjačeslav Volodin, vicedirettore dell’amministrazione del presidente, che conserva forti legami con la propria città (si dice che proprio grazie a lui la locale università abbia ottenuto uno status nazionale e importanti finanziamenti), nonché regista dello smantellamento del movimento di protesta del 2012-2013 e della svolta isolazionista in politica estera.
Insomma, a ben guardare il provvedimento non è poi così strano: l’interrogativo è piuttosto sulle risposte e le reazioni che incontrerà nell’opinione pubblica, sullo zelo con cui i subalterni si metteranno all’opera per attuarlo, oppure sulla responsabilità civica a cui non vorranno rinunciare. Di questa responsabilità civica, dell’esistenza di una sottile eppure tenace trama di società civile vediamo quotidianamente testimonianze che fanno sperare.

Invece della GMG, il Festival dell’Amicizia tra i popoli

Il 30 aprile presso l’università di Saratov (SGU) si è svolto l’annuale festival dell’Amicizia tra i popoli (foto d’apertura), organizzato dal sindacato studentesco in collaborazione con il Dipartimento per la cooperazione internazionale e l’internazionalizzazione, e il Dipartimento per le iniziative sociali. Al festival, marcatamente ispirato al folclore culinario, hanno partecipato i rappresentanti degli studenti stranieri presenti all’SGU: iraniani, turkmeni, kazaki, tatari, africani, ma anche quelli di provenienza occidentale come canadesi e polacchi.
La canzone che ha concluso il festival dopo la premiazione – si legge nel resoconto in uno stile da epoca chruščeviana – «è stata accompagnata da tutti i presenti, e sui volti degli ospiti e dei partecipanti risplendeva il sorriso. Una carica positiva che contribuisce a non dimenticare la cosa principale: l’amicizia tra i popoli».

Vladimir Stepanov

Traduttore e giornalista, Saratov.
Laureato in Lettere Classiche all’RGGU di Mosca; quindi laurea magistrale in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano con una tesi sull’editoria russa in Italia del ‘900.

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