9 Settembre 2019

La «Via Baltica» arriva a Hong Kong

Angelo Bonaguro

Agosto 1939: il patto Molotov-Ribbentrop tra Germania nazista e URSS trascina i paesi baltici nell’orbita sovietica. Cinquant’anni dopo, una catena umana di due milioni di persone in strada a chiedere libertà e, di lì a poco, l’URSS si dissolve. Due anniversari importanti per la storia europea, e non solo.

Il 23 agosto del 1939 i ministri degli esteri della Germania Joachim von Ribbentrop e dell’URSS Vjačeslav Molotov sottoscrissero il patto di non aggressione fra i due paesi, al quale fu aggiunta un’appendice segreta che stabiliva la spartizione dell’Europa orientale in sfere di interesse: alla Germania spettava gran parte della Polonia e all’URSS sarebbero toccati – oltre a Finlandia, parte della Polonia, Bessarabia e Bucovina settentrionale – gli Stati baltici.

La firma del patto, alla presenza di Stalin (© TASS).

Occupati per la prima volta nel 1940 dall’Armata Rossa, Lituania, Estonia e Lettonia passarono temporaneamente al Terzo Reich durante l’attacco nazista all’URSS, per essere «liberati» dall’Armata rossa nel ’44. Sotto la dominazione sovietica le popolazioni baltiche – così vicine all’Occidente – furono colpite da discriminazioni e repressioni, e decimate dalle deportazioni avvenute in varie ondate fino a dopo la morte di Stalin nel ’53 (si calcola che tra il 1944 e il ’55 furono mezzo milione i baltici deportati in Siberia o Asia centrale, dove molti perirono di stenti nei campi di lavoro coatto).

 

La lettura dell’articolo completo è riservata agli utenti abbonati, effettua il login o abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

Angelo Bonaguro

È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI

Abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

ABBONATI