27 Dicembre 2023

La riconciliazione tedesco-polacca: un esempio per l’oggi

Angelo Bonaguro

Nel 1973, a quasi 30 anni dalla fine della guerra, alcuni cattolici tedeschi fondarono l’Opera Maximilian Kolbe per avviare un processo di riconciliazione con le vittime polacche dei campi di concentramento nazisti. Un’iniziativa partita dal basso, scomoda per entrambi i paesi, ma che porta ancora frutti. Un esempio da tener presente.

Negli anni che seguirono la Seconda guerra mondiale il cammino di riconciliazione tra tedeschi e polacchi non fu facile, né poté cominciare subito: a differenza della Francia, ha ricordato il presidente Richard von Weizsäcker, «non avevamo confini comuni e praticamente non c’erano contatti o iniziative politiche».

Dieci anni dopo, il 19 ottobre 1973, lo stesso Alfons Erb divenne direttore della neonata Opera Maximilian Kolbe (MKW) intitolata alla figura del religioso martire ad Auschwitz, beatificato due anni prima, una figura scelta anche per incoraggiare la fiducia da parte polacca. L’MKW – che quest’anno ha celebrato il 50° di fondazione – si fece rapidamente conoscere in Polonia e ben presto arrivarono centinaia di lettere di ex prigionieri, perché non c’era quasi famiglia – ha ricordato in un’intervista l’attuale direttore dell’MKW Christoph Kulessa – che non avesse dovuto piangere le vittime dell’epoca nazionalsocialista.


(foto d’apertura: maximilian-kolbe-werk.de)

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Angelo Bonaguro

È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.

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