19 Novembre 2021

Memorial sarà il punto di non ritorno per la Russia?

Redazione

Forte appello della vedova di Solženicyn in difesa di Memorial. Si moltiplicano nel mondo e in Russia le voci di solidarietà. Sono state raccolte finora più di 300.000 firme. Qualcuno ha detto che quello del prossimo 25 novembre sarà un «processo spartiacque», paragonabile a quello di Sinjavskij e Daniel’, che nel 1965-66 segnò un punto di non ritorno nella coscienza civica del paese.

È un fatto, la notizia è riuscita a scuotere l’opinione pubblica: decine di esponenti del mondo accademico, culturale e artistico, e perfino di organizzazioni nell’orbita del Cremlino come il Consiglio per i diritti umani presso la presidenza, hanno chiesto di revocare il provvedimento. La gente ha preso sul serio le parole dei collaboratori di Memorial, in calce al loro appello all’opinione pubblica: «Memorial non siamo noi, ma noi e voi tutti insieme, e la nostra causa comune».

Riportiamo alcune voci particolarmente significative apparse sui social e sulla stampa russa in questi ultimi giorni: dalla moglie di Aleksandr Solženicyn e Vladimir Lukin, storico e politico, al popolare scrittore Boris Akunin, fino ad alcuni sacerdoti ortodossi che hanno ritenuto di dover personalmente spezzare una lancia in favore di Memorial, anche per la benemerita attività svolta dall’associazione a favore dei credenti.

Natal’ja Solženicyna, Vladimir Lukin

Natal’ja Solženicyna

Natal’ja Solženicyna.

Memorial, fondato alla fine degli anni ’80 per perpetuare la memoria delle vittime delle repressioni politiche del regime comunista e per difendere oggi i diritti dei nostri cittadini, è diventata un’organizzazione pubblica di fama mondiale, la più autorevole in Russia. Fondatore e primo presidente di Memorial è l’accademico Andrej Sacharov, di cui quest’anno si celebra il centenario.

Nel corso degli anni, a motivo della nostra attività abbiamo avuto modo di collaborare abbastanza strettamente con Memorial. Una collaborazione costruttiva e fruttuosa. Un immenso merito di Memorial è aver creato un monumento nazionale in memoria delle vittime delle repressioni politiche a Mosca, di aver elaborato il programma federale per le scuole «L’uomo nella storia», di aver stilato scrupolosamente martirologi in molte regioni del nostro paese.

Qualunque attività umana può presentare delle carenze. Se queste si riscontrano nel lavoro di Memorial, si apra una discussione nel rispetto delle parti, senza pretendere di distruggerlo.

Il provvedimento della procura generale ha un carattere «straordinario» (così l’ha giustamente definito il Consiglio per i diritti umani presso la presidenza della Federazione russa). Ma «straordinario» è uno dei termini più pericolosi e paurosi della neolingua sovietica. La ruota di questi «provvedimenti straordinari», se le permettiamo di mettersi in moto, è la stessa «ruota rossa» che è passata come un rullo compressore sul nostro paese nel secolo scorso. Non ha importanza il colore che può assumere questa ruota. L’importante è non permetterle di rimettersi in moto, anche nel nostro secolo.

«Curarsi del popolo» non significa solo prendersene cura fisicamente, ma prendersi cura delle sue forze spirituali. E questo è impossibile se non si salvaguarda un ambiente che consenta di esistere alle iniziative pubbliche indipendenti.

Chiudere Memorial recherà un danno diretto e molto grave sia alla società che allo Stato.

Boris Akunin

Di che cosa si occupa Memorial, qual è la cosa essenziale nel suo lavoro? Non permettere alla nostra società di dimenticare ciò che succede a un paese quando lo si governa con lo strumento del terrore. Quando la gente conosce e ricorda i nomi delle vittime e, cosa molto importante, i nomi dei carnefici, c’è la garanzia che non vi sarà una recidiva, che tutte queste cose non si ripresenteranno. Proprio per questo Memorial dà fastidio al regime attuale e lo disturba, nella misura in cui esso cerca di ricreare un sistema che governi il paese attraverso il terrore. Sembra che non sappia governare diversamente, per questo usa la vecchia ricetta: cancella la memoria, costringi la società a dimenticare, altera la storia e potrai fare del paese ciò che vorrai.

Padre Dimitrij Peršin, monaco
«Cancellare Memorial è firmare la condanna a morte della libertà»

Memorial punto di non ritorno

Padre Dimitrij Peršin. (pravmir.ru)

Si possono discutere singoli programmi e progetti di Memorial, criticarne metodi e posizioni, ma bisogna rendersi conto che, se lo cancelliamo dalla carta della Russia contemporanea, firmiamo la condanna a morte della libertà – la libertà di intervenire in difesa di perseguitati e ingiustamente condannati, la libertà di ricercare e pubblicare informazioni, la libertà di testimoniare che cos’è stata la tremenda macchina repressiva leniniana e staliniana che ha polverizzato vite e destini di milioni di nostri bisnonni, nonni e genitori.

Memorial crea uno spazio di discussione e ricerca. Non c’è comunicazione senza un interlocutore. Nel vuoto non si può dibattere. Per questo bisogna sostenere Memorial, perché ne va di ciascuno di noi. Della nostra memoria. Della nostra libertà. Perché, una volta liquidato Memorial non si presentino anche a casa nostra individui con le mostrine. Dallo zelo con cui stanno dandosi da fare per chiudere tutti i centri in difesa dei diritti umani in Russia, questo può costituire l’argomento di maggior peso a favore della necessità di difendere Memorial. E Dio ci conceda forze, intelligenza e decisione.

Padre Oleg Batov, rettore dell’Università aperta Aleksandr Men’
«La Chiesa non può restare indifferente»

Memorial punto di non ritorno

Padre Oleg Batov. (pravmir.ru)

Memorial va assolutamente salvaguardato. Il suo servizio è assimilabile a quello della Chiesa, perché al termine di ogni funerale, di ogni funzione di suffragio noi chiediamo per i defunti «perpetua memoria». Memorial perpetua la memoria di coloro che hanno sofferto senza colpa alcuna negli anni delle persecuzioni. Anche la Chiesa in parallelo ha lavorato in questo senso e, a quanto so, gli storici della Chiesa si sono rivolti a Memorial e ne hanno ricevuto aiuto e sostegno.

Nella mia famiglia non si sono conservate memorie di parenti che subissero repressioni, ma quando ho cercato il mio cognome nei database ho trovato probabilmente un mio congiunto, che veniva dallo stesso villaggio in cui viveva la mia famiglia: Prokofij Batov, impiegato delle ferrovie, fucilato nel 1937 al poligono di Butovo. Prego sempre per lui e personalmente da anni partecipo al gesto pubblico della «Restituzione dei nomi» organizzato da Memorial. Quasi ogni anno mi reco alla pietra delle Solovki in piazza Lubjanka e partecipo alla lettura dei nomi delle vittime, oltre a commemorare nella mia chiesa i martiri del XX secolo e tutti coloro che hanno sofferto negli anni delle persecuzioni del regime ateo.

Da quest’anno per la prima volta questa preghiera di commemorazione, che in passato avveniva solo in alcune comunità, è stata fatta propria da tutta la Chiesa. È avvenuto pochi giorni fa, alla fine d’ottobre. Ed ecco improvvisamente apparire la questione della chiusura di Memorial. La Chiesa non può restare indifferente alla memoria di tante vittime, e in qualche modo l’ha confermato, introducendo parallelamente al gesto della «Restituzione dei nomi» questa preghiera di commemorazione. Infine, alla mia comunità parrocchiale appartengono alcuni membri di Memorial: per tutti questi motivi questo tema mi sta molto a cuore.

Padre Georgij Mitrofanov, ordinario di storia della Chiesa all’Accademia teologica di San Pietroburgo
«Memorial è degno di rispetto da parte della Chiesa»

Memorial punto di non ritorno

Padre Georgij Mitrofanov. (pravmir.ru)

Bisogna definire con molta chiarezza l’atteggiamento della Chiesa ortodossa russa di fronte alla situazione di Memorial. Io sottolineerei due aspetti che per me, come sacerdote e storico della Chiesa, sono molto importanti. La Fondazione Memorial, tra i cui fondatori c’è l’accademico Andrej Sacharov, mi sembra significativa per il solo fatto che stiamo parlando di un uomo che, senza essere dichiaratamente cristiano, ha offerto al nostro paese e a tutto il mondo un esempio di giustizia e rettitudine umana. Grande scienziato, coinvolto nel diabolico progetto dell’invenzione della bomba atomica, ha trovato la forza di abbandonare questa sua attività scientifica tutt’altro che indiscutibile sotto il profilo morale e fare atto di pentimento – e non solo a parole, ma con la vita – difendendo per anni i diritti delle persone, indipendentemente dalle loro concezioni. Anche i diritti dei cristiani, che naturalmente erano una delle categorie più perseguitate sotto il regime comunista. Basta già questo fatto a rendere Memorial degno di rispetto da parte della Chiesa ortodossa russa.

Un secondo importantissimo aspetto. Da più di trent’anni Memorial svolge uno scrupoloso lavoro di ricerca storica non semplicemente per indagare il nostro terribile passato recente, ma in primo luogo – cosa che per noi ortodossi non può non essere importante – per ricostruire la storia delle terribili persecuzioni subite dai membri della Chiesa ortodossa, ecclesiastici e laici.

In quanto membro da vent’anni della Commissione sinodale per la canonizzazione dei santi, voglio sottolineare che l’attività di Memorial come organizzazione formativa e scientifica (per quanto vi lavorino persone, le cui posizioni personali, socio-politiche e religiose talvolta sono ben lontane dalle mie) si è prodigata per aiutare la nostra Chiesa a celebrare la canonizzazione dei martiri e confessori del XX secolo, un avvenimento che è stato tra i più significativi della storia della Chiesa ortodossa russa.

Tutto questo mi spinge, come sacerdote e storico, a intercedere perché Memorial possa continuare a lavorare e portare il proprio contributo, non solo per restaurare la memoria storica del nostro popolo, ma anche per perpetuare il sacrificio dei martiri e confessori della Chiesa ortodossa russa del XX secolo.

Padre Il’ja Solov’ev, direttore dell’Associazione appassionati della storia della Chiesa
«Sarebbe un gravissimo errore»

Memorial punto di non ritorno

Padre Il’ja Solov’ev. (pravmir.ru)

Reputo che Memorial abbia offerto un immenso contributo allo studio della storia delle repressioni e della politica repressiva condotta dalle autorità sovietiche contro la Chiesa e contro il nostro popolo. Queste pubblicazioni sono preziosissime testimonianze di un’epoca che non abbiamo ancora riconosciuto per la tragedia che è stata realmente. E quando nella società affiorano le simpatie per Stalin, chiudere l’organizzazione che svolge un simile lavoro, troncare questo lavoro, è profondamente ingiusto.

Può essere che esistano delle violazioni della legge, non sono competente. Penso che le autorità abbiano il diritto di chiedere che a tali violazioni si ponga riparo. Ciò che può essere corretto dev’essere corretto. Ma chiudere per motivi formali una struttura che tanto ha fatto per la storia russa contemporanea, e in particolare per la storia della Chiesa, sarebbe un gravissimo errore, che prima o poi avrà pesanti conseguenze.

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