4 Marzo 2022

Sacerdoti russi implorano perdono e pace

Redazione

Un appello di oltre 270 sacerdoti della Chiesa ortodossa russa per la cessazione della guerra e la pacificazione è stato lanciato su internet martedì 1 marzo.

Noi sacerdoti e diaconi della Chiesa ortodossa russa, ciascuno a proprio nome, facciamo appello a tutti coloro da cui dipende la cessazione della guerra fratricida in Ucraina, e li esortiamo alla riconciliazione e alla cessazione immediata del fuoco.

Inviamo questo appello dopo la Domenica del Giudizio universale e alla vigilia della Domenica del perdono.

Il Giudizio finale attende ogni uomo. Nessun potere terreno, nessun medico, nessuna guardia del corpo ci può far scampare a questo giudizio. Poiché abbiamo a cuore la salvezza di ogni singola persona che si dichiara figlia della Chiesa russa ortodossa, non vorremmo che questa persona affronti il giudizio finale portandosi addosso il peso opprimente delle maledizioni delle madri. Ricordiamo che se il Sangue di Cristo, versato dal Salvatore per la vita del mondo, sarà ricevuto nel sacramento della comunione dalle persone che danno comandi di morte, questo non sarà per la loro vita eterna ma per il tormento eterno.

Noi siamo addolorati per il calvario che immeritatamente stanno subendo i nostri fratelli e sorelle in Ucraina.

Affermiamo che la vita di ogni singola persona è un dono inestimabile e irripetibile di Dio, e perciò desideriamo che tutti i combattenti – russi e ucraini – tornino sani e salvi alle loro case e allo loro famiglie.

Pensiamo con amarezza al baratro che i nostri figli e nipoti dovranno superare, in Russia e Ucraina, per tornare a guardarsi come amici, per tornare a stimarsi e a volersi bene.

Abbiamo immenso rispetto per il dono divino della libertà umana, e riteniamo che il popolo ucraino debba poter fare la sua scelta in modo autonomo, e non stando nel mirino delle mitragliatrici, senza subire pressioni dall’Ovest né dall’Est.

Nell’attesa della Domenica del perdono, ricordiamo che le porte del paradiso sono aperte a tutti, anche a chi ha peccato gravemente, se chiederà perdono a chi ha umiliato, insultato, disprezzato, a quelli che sono stati uccisi per mano sua o per suo ordine. Non c’è altra strada che quella del perdono e della riconciliazione.

«La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello» (Gen 4,10-11), così disse Dio a Caino che nutriva invidia per il fratello minore. Guai all’uomo che riconosce queste parole come rivolte personalmente a sé.

Nessun appello nonviolento alla pace e alla cessazione della guerra può essere rimosso con la forza né considerato come violazione della legge, perché risponde semplicemente al comandamento di Dio: «Beati gli operatori di pace».

Invitiamo tutte le forze belligeranti ad aprire un dialogo, perché non esiste altra alternativa alla violenza. Solo imparare ad ascoltare l’altro può darci la speranza di uscire dall’abisso in cui i nostri paesi sono stati gettati nel giro di pochi giorni.

Facciamo in modo che tutti, noi e voi, iniziamo la Quaresima in spirito di fede, speranza e carità.

Fermate la guerra.

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