26 Febbraio 2022

Cosa fa un cristiano quando c’è la guerra?

Redazione

Molti sacerdoti del Patriarcato di Mosca accolgono la difficile sfida dell’angoscia e dell’odio che la guerra porta con sé.

Igumeno Nektarij Morozov
«Noi non abbiamo nemici, ma solo fratelli e sorelle»

Noi tutti, al risveglio, ci siamo trovati in un mondo completamente diverso. Che non sarà mai più come prima. E in cui nessuno di noi vorrebbe vivere. O almeno, quasi nessuno…

Il cuore trabocca di dolore, di un dolore che non c’è modo di alleviare. E di senso di colpa, perché ci sentiamo impotenti ad arrestare quanto sta avvenendo. Ci si vorrebbe riaddormentare, nella speranza di accorgersi, al risveglio, che si è trattato solo di un brutto sogno.

E invece questa è la realtà in cui ci tocca vivere. E noi tutti in un modo o nell’altro ne veniamo cambiati. Oggi è molto difficile parlare di ciò che sta avvenendo… per tanti motivi. Ma bisogna almeno cercare di capire che cosa sta avvenendo. E bisogna che noi cristiani ricordiamo che non abbiamo nemici, ma solo fratelli e sorelle. E abbiamo il dovere di amarli, di pregare per loro. Perché il Signore li protegga. Perché non ci considerino nemici. Perché non diano la colpa a noi – uomini come loro – della sciagura che si è abbattuta su di loro. È una sciagura che si è abbattuta su noi tutti.

Padre Sergej Kruglov
«Che cosa può fare adesso un cristiano»

Che cosa fanno i cristiani, quando c’è la guerra? Pregano Dio. Perché faccia rinsavire chi ha voluto la guerra, in modo che rinunci all’aggressione, e per la salvezza degli innocenti che sono sempre le vittime di ogni guerra.

Alla fine della guerra i cristiani pregano Dio perché aiuti a rimettere in piedi quel che è rimasto, che si è riusciti a preservare dalla distruzione dei vandalismi bellici. E poi seppelliscono e piangono i caduti, ne raccolgono i nomi e li presentano a Dio affinché doni loro l’eterno riposo. Ecco all’incirca l’oggetto della preghiera come la capisco io (non parlo di quelli che sono in preda alla paranoia militare e avvelenati – non importa con che slogan e bandiere – dalla propaganda della guerra e della violenza: mi sembra che siano persone per il momento prive del lume dell’intelletto e dello spirito di Cristo).

Sì, siamo deboli, impotenti, dipendenti da ogni forza terrena e da ogni terrena necessità, nessuno garantisce che non finiremo in qualche fossa comune come i milioni di persone fucilate per niente, che in vita loro non avevano mai fatto professione di fede, di appartenenza alla Chiesa, al Regno…

Ma noi abbiamo Cristo, che ci ha radunati nella Chiesa e vuole, come dice san Paolo, vivere in noi e attraverso di noi, e vuole che noi viviamo liberamente, con questa coscienza. Ogni situazione di sventura dà alla Chiesa una nuova spinta, le ricorda che ciò che ha rivelato, fatto, detto il Figlio di Dio incarnato, crocifisso e risorto è una verità attuale, viva, l’unica che può guidare ad agire i cristiani in questa effimera vita.

Per un cristiano è importante, soprattutto in tempo di guerra, ricordare continuamente a se stesso e a chi gli sta accanto che la guerra – in qualunque modo la si giustifichi – è la quintessenza del peccato e del male. Che la guerra inizia sul terreno della superbia nel cuore dell’uomo, che il primo passo per eliminare la guerra è un passo di pentimento, di metanoia personale e di conversione a Cristo Salvatore, di maturazione nel proprio cristianesimo. E, naturalmente, è importante la preghiera, instancabile e ostinata nonostante ogni tentazione di scoraggiamento; sono importanti le opere di misericordia, il perdono, la carità, il conforto, l’aiuto – ogni forma possibile di aiuto a chi sta peggio di te.

 

Abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

ABBONATI