27 Maggio 2019

Vogliono un cristianesimo senza «scorta armata». Il conflitto di Ekaterinburg

Giovanna Parravicini

In varie città russe ci sono state proteste di massa contro la costruzione di nuove chiese. Non si tratta di puro anticlericalismo. Sta maturando l’esigenza di un cristianesimo non di facciata ma autentico, impegnato con la vita e non insediato ai vertici.

Sembra essersi concluso pacificamente il conflitto che nei giorni scorsi a Ekaterinburg – il maggior centro urbano nella regione degli Urali, oltre che città-simbolo dove furono deportati e uccisi nel 1918 i membri della famiglia imperiale – ha visto la popolazione scontrarsi con le autorità per impedire la costruzione della nuova chiesa ortodossa di Santa Caterina nel parco cittadino. Nel corso delle manifestazioni, a cui hanno preso parte migliaia di persone, vi sono stati un centinaio di fermi e anche alcuni feriti, tra cui uno grave. La protesta ha raggiunto in breve ampia notorietà in Russia e all’estero, e lo stesso presidente Putin ha proposto un sondaggio tra i cittadini per chiarirne la volontà, asserendo che la religione «ha il compito di unire, e non di dividere le persone».

La lettura dell’articolo completo è riservata agli utenti abbonati, effettua il login o abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI

Abbonati per accedere a tutti i contenuti del sito.

ABBONATI