26 Ottobre 2020

Le proteste di Chabarovsk e il diritto di scegliere

Delfina Boero

Una città nell’Estremo Oriente russo è diventata la bandiera dell’autonomia locale. Tutti parlano di Chabarovsk come di un esempio che scuote lo spazio post-sovietico.

Chabarovsk, città industriale di circa 600.000 abitanti, è un avamposto del Far East russo: 8523 km da Mosca, 765 da Vladivostok, meno di 30 dal confine cinese. Forse per questa sua lontananza dai luoghi «che contano» pochi media italiani hanno fatto caso alle manifestazioni che vi si stanno svolgendo dal 9 luglio a questa parte. Eppure nel mondo russofono il nome «Chabarovsk» è ormai diventato proverbiale, una pietra di paragone. Cortei, picchetti e comizi non autorizzati radunano a volte decine di migliaia di persone, a volte gruppi di poche unità, ma non si sono ancora fermati. Anzi, hanno «contagiato» altre città, dalla Siberia profonda alla Russia centrale. Per darsi appuntamento senza essere accusati di sovvertire l’ordine, i manifestanti sui social invitano ad incontrarsi per «dar da mangiare ai piccioni».

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Delfina Boero

È ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana. Fra i suoi interessi, la storia e la cultura della Repubblica Democratica Tedesca, la vita religiosa e culturale in URSS, nella Federazione Russa e nelle ex Repubbliche sovietiche.

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