6 Maggio 2019

Le croci scomode di Kuropaty

Angelo Bonaguro

Agendo secondo la tipica mentalità sovietica, le autorità bielorusse si sono dimostrate ancora una volta incapaci di dialogare con la società civile, come nel caso della maldestra rimozione delle croci dal bosco-memoriale di Kuropaty, che tanto ha ferito i cittadini più sensibili al problema della memoria storica.

Come ha raccontato tempo fa Andrej Strocev sul nostro portale, Kuropaty è un boschetto alla periferia di Minsk, dove tra il 1937 e il 1941 furono fucilate migliaia di persone – difficile stabilirne con esattezza il numero dato che gli archivi del KGB bielorusso sono ancora chiusi, probabilmente tra le 30mila e le 250mila, ossia almeno un terzo di tutte le vittime delle repressioni staliniane in Bielorussia (600mila secondo Radyë Svaboda, di solito ben documentata). Il 70% delle vittime erano contadini, il 90% dei quali non era iscritto al partito comunista, e in maggioranza uomini tra i 18 e i 50 anni. In Bielorussia, come in altri paesi dell’Europa orientale, il Terrore colpì anche gli intellettuali: nella notte tra il 29 е il 30 ottobre 1937, nelle prigioni sotterranee dell’NKVD a Minsk fu eliminato il fior fiore dell’intelligencija, 132 letterati fucilati e sepolti chissà dove nel bosco di Kuropaty, dove l’anno scorso, il 29 ottobre, si è svolta la Notte dei poeti fucilati, durante la quale alcuni attivisti hanno letto brani dalle opere di quegli sfortunati uomini di cultura.

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Angelo Bonaguro

È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.

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