29 Febbraio 2016

L’esercito della salvezza

Angelo Bonaguro

In tempi di crisi e di propaganda, in Russia la divisa esercita una forte attrattiva su chi cerca una buona sistemazione, e una sicurezza psicologica su chi si sente assediato dall’Occidente.

Alcuni organi di stampa hanno ripreso i risultati di recenti sondaggi sull’attrattiva esercitata dalla divisa nei confronti dei giovani, concludendo che il livello di fiducia nelle forze armate ha toccato l’apice dell’epoca post-sovietica. Rispetto a qualche anno fa, infatti, la maggioranza dei russi oggi è fiera dei propri soldati, è a favore del mantenimento della leva obbligatoria che interessa i giovani dai 18 ai 27 anni. Non è solo «merito» dell’ondata di patriottismo legata alle vicende ucraine o all’intervento in Siria (benché a settembre il 69% degli intervistati si era espresso contro il coinvolgimento russo in Medio Oriente): in un periodo di crisi economica, l’esercito rappresenta per molti un’«isola di stabilità», caratterizzata da un impiego ritenuto economicamente sicuro, socialmente di prestigio e che dispone di solidi ammortizzatori sociali, dato che le casse statali per le spese militari sono sempre aperte.
Una decina di anni fa alcuni casi eclatanti di nonnismo avevano fatto salire al 62% la percentuale di coloro che preferivano un ingaggio a contratto, mentre solo il 32% era favorevole a mantenere la leva obbligatoria. Oggi la situazione si è rovesciata: il 58% degli intervistati sostiene la leva, e il 37% l’ingaggio a contratto. Tra i diretti interessati, nel 2006 il 53% di loro sperava di sottrarsi alla chiamata, oggi al contrario lo spera solo il 27%.

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Angelo Bonaguro

È ricercatore presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si occupa in modo particolare della storia del dissenso dei paesi centro-europei.

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