13 Gennaio 2024

Il sogno e il cuore in Pavel Florenskij

Paolo Polesana

Due recenti pubblicazioni di e attorno al celebre filosofo e teologo russo.

Pavel Florenskij è un autore ormai piuttosto conosciuto in Italia. Dopo il lungo oblio seguito al suo arresto nel 1930 e alla morte per fucilazione, a partire dalla fine degli anni ‘80 si è assistito alla riscoperta della sua figura e ad un climax di interesse. Grazie all’infaticabile lavoro del compianto igumeno Andronik, nipote di padre Pavel, una grandissima quantità di sue opere è stata pubblicata in Russia e nuovi progetti editoriali proseguono la ristampa di quanto era già stato reso disponibile a partire dagli anni ‘90 e ad aggiungere ciò del suo archivio rimane ancora inedito.

L’attenzione per Florenskij in Italia ha seguito una parabola simile. Dopo la pubblicazione della prima traduzione in una lingua straniera de «La colonna e il fondamento della verità» nel 1974, eccezionale lavoro di padre Pietro Modesto, e dopo il primo convegno scientifico su di lui celebrato all’Università di Bergamo nel 1988, diverse case editrici si sono impegnate a rendere sempre disponibile ai lettori italiani il vasto mare dei suoi scritti, rieditando quanto non era più in commercio e pubblicando la traduzione di nuovo materiale. Parallelamente a questo, generazioni di studiosi si sono cimentate nell’approfondimento di questo autore e a tale impegno è corrisposta una altrettanto florida produzione editoriale.

La passione per Florenskij, iniziata pionieristicamente negli anni Settanta e cresciuta fino a divenire mainstream negli anni Duemila, dà prova di mantenersi viva anche oggi. Due pubblicazioni uscite quest’anno arricchiscono i due rami editoriali relativi all’autore: la traduzione di materiale inedito in Italia e un nuovo studio comparato sulla sua figura.

“Al confine del mondi” è il titolo che Florenskij diede ai taccuini in cui dal 1901 al 1925 trascrisse i propri sogni, oltre che a riflessioni su di sé e appunti di vario genere. La pubblicazione ha alcuni caratteri di novità nel panorama delle traduzioni di Florenskij. Innanzitutto, è dotata di testo originale a fronte, scelta consueta per questa casa editrice specializzata in poesia e particolarmente adatta anche per le pagine di un diario. Originale è anche la scelta del testo scelto per la pubblicazione. Erano già uscite in italiano traduzioni di sue opere filosofiche e teologiche, prima fra tutte «La colonna e il fondamento della verità», di critica letteraria, come «Amleto» e «Antonio del romanzo e Antonio della tradizione», scritti autobiografici e materiale epistolare, «Ai miei figli» e «Non dimenticatemi». Al lettore italiano non era ancora accessibile in traduzione il materiale contenuto nei suoi diari, fra cui appunto “Al confine dei mondi”.

Non si tratta di materiale secondario: Florenskij ebbe una produzione diaristica piuttosto corposa, nella quale fissava intuizioni e ragionamenti che poi guidavano il suo lavoro di ricerca. Accedere ai diari permette dunque di sondare il pensiero di Florenskij alla fonte delle sue riflessioni intime. È significativo, ad esempio, l’appunto risalente al 3 aprile 1905 in cui Florenskij, riflettendo sulla propria anima, nota quanto della propria personalità provenga dai suoi parenti e da suoi avi: la mentalità scientifica del padre e il rigore di pensiero tipico della sua famiglia, poi, in strati via via più profondi, vede affondare le radici religiose della sua persona: «si sentono brani di canti e si vedono fumi di incenso, e tuniche e icone e braccia tese al cielo… Il fremito dell’azione sacra che avvolge e il sacrificio incruento che si compie… E ancora più sotto il sacerdozio pagano. Divinità ed elementi, la mitopoiesi, querceti e fonti consacrate…» (Al confine dei mondi, p. 13). Mesi dopo, come confida in una lettera alla madre, questa intuizione diventa l’oggetto della sua principale occupazione intellettuale, «la ricerca delle radici nascoste della religione e del legame fra la religione e la vita quotidiana», concretizzatasi poi nella sua tesi di laurea in teologia dal titolo «Sulla verità religiosa».

Florenskij guardava alla propria vicenda personale come a qualcosa di importante per comprendere il proprio pensiero, tant’è vero che progettò la pubblicazione di un intero ciclo di opere autobiografiche: uno dei volumi doveva contenere gli appunti dei suoi sogni. Il titolo scelto da Florenskij per questa raccolta riflette una delle sue idee più importanti e cioè che la realtà è costellata di esperienze «di confine» che aprono alla conoscenza di un mondo ultraempirico: i sogni sono esperienze di accesso a questo mondo ulteriore come lo sono il culto e le icone sacre, che Florenskij considera «finestre» attraverso le quali si affaccia l’eternità divina.

Il volume «Al confine dei mondi» pubblicato da Aragno non raccoglie, come il lettore si aspetterebbe dal titolo, l’intero contenuto dei taccuini, ma una piccola antologia. La pubblicazione è, in questo senso, in continuità con lo stile editoriale generalmente adottato per pubblicare le opere di Florenskij, caratterizzato da una certa frammentarietà e talvolta da incompletezza. L’iniziativa della casa editrice Aragno ha dunque aperto una nuova via nel panorama delle pubblicazioni di Florenskij che andrà ulteriormente percorsa.

Pavel Aleksandrovič Florenskij
Al confine dei mondi
Traduzione, introduzione e note di Lucio Coco
98 pp.,  ed. Aragno

Il corposo lavoro di Domenico Burzo prosegue lo studio inaugurato con la pubblicazione presso la medesima casa editrice di «La conversione di un uomo moderno», saggio in cui l’autore aveva già fatto notare i paralleli fra Pavel Florenskij e Romano Guardini. Il libro, come l’autore stesso specifica nell’introduzione, chiede al lettore di farsi luogo di incontro fra questi due «giganti», i quali, ancorché contemporanei, non si incontrarono mai, né ebbero occasione di raccogliere l’uno le riflessioni dell’altro. Il risultato è la raccolta di punti di contatto che hanno confermato «la visione dell’uno poggiandola su quella dell’altro e vice versa» (Guardare alla totalità, p. 26). L’autore, dunque, non desidera presentare al lettore una particolare problematica nel dibattito scientifico su questi autori, ma vuole guidarlo nell’ascolto di questi suoi «Maestri» per offrire «qualcosa di utile per chi cerca ancora nel filosofare il fascino delle grandi domande e della loro dimensione metafisica» (Guardare alla totalità, p. 27). La sua scelta è perciò quella di cogliere e mettere a frutto il valore filosofico del pensiero dei due teologi.

Un primo punto di contatto fra i due autori è il tentativo di raggiungere una comprensione completa della realtà, di «guardare alla totalità» appunto, e in questo percorso essi trovano nel «cuore» l’organo più autentico della conoscenza. A partire da questo centro Florenskij e Guardini affrontano parallelamente i medesimi ambiti di speculazione: la polarizzazione e l’antinomia che dominano la realtà e la riflessione teologica, la pertinenza del culto alla vita dell’uomo anche nell’epoca del disincanto, la potenza simbolica dell’arte e della parola.

Il lettore è condotto nel lungo percorso tracciato dall’autore a guardare agli stessi centri di attenzione dei due pensatori ed è dunque introdotto ad una visione del mondo che combina i loro sguardi. Con questa operazione l’autore vuole dimostrare che esiste effettivamente una visione integrale del mondo, e che tale visione del mondo è cristiana e risponde al «bisogno urgente di una “conversione della conoscenza” che dia al cuore la forza di non chiudere i nostri occhi dinanzi alla verità e a Dio». Il libro, perciò, vuole esaudire le esigenze del lettore in ricerca di questa conversione, scopo per cui viene offerta la sintesi di due grandi nomi del Novecento filosofico e teologico.

Domenico Burzo
Guardare alla totalità. Polarità e antinomia fra Romano Guardini e Pavel A. Florenskij
Introduzione di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz
614 pp., ed. Mimesis

Paolo Polesana

Dopo la laurea all’università statale di Milano, ha conseguito il dottorato in fisica a Como e ha lavorato nei laboratori laser dell’università di Vilnius (Lituania). Ora è sacerdote diocesano a Bergamo. Da diversi anni collabora con l’Associazione Russia Cristiana

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