3 Luglio 2024
Lavorare dall’estero perché la Russia rinasca
Nato a Mosca nel 1953, Boris Belenkin è filologo e storico. È tra i fondatori dell’associazione Memorial, di cui cura la biblioteca sin dagli inizi. Dopo le traversie giudiziarie di Memorial e l’invasione russa in Ucraina ha deciso di espatriare. È autore di numerose pubblicazioni sull’editoria clandestina e la storia del dissenso in URSS. (nostra intervista).
Boris Isaevič, lei è uscito dalla Russia nell’ottobre del ’22, e oggi vive a Praga, una città che proprio un secolo fa accolse migliaia di profughi russi in fuga dalla guerra civile. Come sono le sue giornate qui? È possibile lavorare efficacemente anche da lontano?
Sì, vivo in una città dove cent’anni fa c’erano persone che si trovavano in una situazione simile alla mia. A quel tempo ce n’erano molte di più a Praga e in Cecoslovacchia. Le condizioni di soggiorno e il contesto generale erano, ovviamente, diversi. Ammetto però che ogni tanto confronto me stesso e la mia situazione con chi cento anni fa camminava per le stesse strade e respirava la stessa aria… Cosa ci faccio qui? Cerco di continuare il mio lavoro iniziato a Mosca, in Russia, tenendo presente che le circostanze sono cambiate.
(foto d’apertura: M. Končic, Memorial)
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Boris Belenkin
Nato a Mosca nel 1953, è filologo e storico. È tra i fondatori dell’associazione Memorial, di cui cura la biblioteca sin dagli inizi. Dopo le traversie giudiziarie di Memorial e l’invasione russa in Ucraina ha deciso di espatriare. È autore di numerose pubblicazioni sull’editoria clandestina e la storia del dissenso in URSS.
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