31 Agosto 2018

Il ’68 di Andrej Sacharov

Marta Dell'Asta

Oltre al ’68 di Parigi, di Praga e dei dissidenti sulla piazza Rossa, c’è un altro ’68 da ricordare, non meno importante degli altri, quello del fisico Andrej Sacharov e della sua solitaria presa di posizione contro la corsa agli armamenti nucleari.

Nel luglio di 50 anni fa uscì a New York un saggio firmato dal fisico nucleare sovietico Andrej Sacharov, si intitolava, Riflessioni sul progresso, la convivenza pacifica e la libertà intellettuale. Il testo fece molto scalpore perché era assolutamente inusuale che uno scienziato del calibro di Sacharov (non uno sconosciuto scienziato di seconda fila ma il padre della bomba termonucleare sovietica) prendesse una posizione pubblica così distante da quella del suo governo, proprio mentre la corsa agli armamenti era in crescita.
Il titolo stesso già indicava il quadro di riferimento dell’autore: a spingerlo alla presa di posizione non erano soltanto i crudi dati scientifici, che invitavano perentoriamente a fermarsi sulla strada del riarmo, ma delle considerazioni umanistiche di più ampio respiro; il suo era un approccio più radicale di quello tipico dei suoi colleghi.
Ma ripercorriamo in breve la storia di questo documento che, a dispetto dell’oblio che lo ha ricoperto, ebbe un ruolo chiave nel far superare al mondo uno dei momenti più critici per la sua sopravvivenza globale.

Ragione e coscienza

10 gennaio 1967, è in corso la guerra nel Vietnam e la contrapposizione fra i blocchi è più dura che mai; il presidente americano Johnson, preoccupato dalla situazione in Estremo Oriente, pensa a un accordo con l’Unione Sovietica, e nel discorso al Congresso sullo «Stato dell’Unione» lancia la proposta di una moratoria bilaterale con l’URSS sullo sviluppo delle difese antimissile. Il gruppo di punta dei fisici sovietici comunica al Politburo che la proposta americana corrisponde agli interessi del paese, ma scopre con disappunto che la sua opinione – cioè l’opinione di coloro che hanno lanciato il primo sputnik, mandato il primo uomo nel cosmo, fatto dell’URSS una potenza nucleare – non ha alcuna influenza sui vertici del Partito. E infatti, lo si vedrà a breve.
Il 23-25 giugno 1967 il primo ministro sovietico Kosygin in visita gli Stati Uniti, ha un summit col presidente Johnson a Glassboro, e respinge la proposta della moratoria.
Il 21 luglio 1967, dopo il fallimento dei colloqui, Sacharov si espone in prima persona, inviando un lungo memorandum segreto al Comitato centrale del Partito in cui spiega dettagliatamente i motivi per cui la posizione del governo è sbagliata. L’intuizione fondamentale che lo muove è che, paradossalmente e contrariamente a quanto si pensa, lo sviluppo del sistema difensivo antimissile innalza, invece che abbattere, il pericolo di escalation degli armamenti, e quindi il rischio di una guerra nucleare.

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Marta Dell'Asta

Marta Carletti Dell’Asta, è ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana, dove si è specializzata sulle tematiche del dissenso e della politica religiosa dello Stato sovietico. Pubblicista dal 1985, è direttore responsabile della rivista «La Nuova Europa».

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