29 Settembre 2020

Così vanno le cose, viviamo in Russia

Giovanna Parravicini

La scrittrice Ljudmila Ulickaja ha curato un libro che raccoglie e commenta tante esperienze di gente comune. Uno specchio della Russia contemporanea, senza retorica né paroloni. Al fondo la certezza che sono le persone l’unica e vera chance del paese.

Così vanno le cose, viviamo in Russia

La copertina del libro “Così vanno le cose, viviamo in Russia“.

Un testo che tenta di raccontare una Russia inedita, diversa rispetto all’immagine tradizionale, riconducibile al passato sovietico e al ruolo del dissenso, oppure alle politiche più recenti. Il protagonista di questa rassegna è infatti, in primo luogo, un fenomeno che è andato ingigantendosi negli ultimi anni: il generale risveglio delle coscienze da cui stanno nascendo espressioni di impegno sociale, solidarietà e volontariato.

Il libro è organizzato in nuclei tematici che si confrontano con le grandi parole della vita, come nascita, infanzia, scuola, aiuto, vecchiaia, amore, morte – e con i grandi temi del rapporto dell’uomo con i suoi simili, con gli animali, con lo Stato, attraverso storie e testimonianze reali introdotte, di volta in volta, da brevi riflessioni della Ulickaja.

Ljudmila Ulickaja è un nome ben noto al lettore italiano: numerosi suoi romanzi e racconti sono usciti in questi anni – prevalentemente da Bompiani e Frassinelli – con la traduzione di Emanuela Guercetti. Oltre che come scrittrice, la Ulickaja si è distinta in questi anni per il suo impegno sociale, scendendo in campo a fianco di Memorial, battendosi per i diritti umani, la libertà di espressione, di educazione, affermando coraggiosamente il suo appoggio alla «piazza» bielorussa in una lettera alla sua grande amica Svetlana Aleksievič.

I materiali presentati nei diversi capitoli – storie vere che spaziano in tutti i contesti etnici e culturali della Federazione Russa, dalle metropoli alla provincia, dalla Cecenia alla Siberia – sono stati messi a disposizione dal portale che dà il nome al volume, Takie dela – «Così vanno le cose».

In questo nome – spiega nella postfazione Mitja Aleškovskij, direttore del portale e personalità-simbolo nel Paese (un recente sondaggio l’ha messo tra le 75 più popolari) – sono racchiusi più significati: innanzitutto, è una citazione di Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut, che sta a indicare che «la vita continua, e voi non potete cambiare quanto è successo». E siccome le «cose» non sono mai astratte, ma appartengono a persone reali, concrete, è un invito al lettore a riguardare la propria vita in quest’ottica, mettendoci un proprio significato.

Ma il testo, come il portale, vuol soprattutto essere «uno specchio della Russia contemporanea». «Ciascuno dei materiali che abbiamo scritto – continua Aleškovskij – parla in primo luogo dell’uomo, di quello che gli capita e del perché gli capita. E tutti insieme mostrano come e di che cosa vive il nostro paese oggi. È un libro che abbiamo pensato insieme a Ljudmila Ulickaja come un documento, un foglio di lavoro. Un individuo nasce, cresce, vive, poi inevitabilmente muore. Che cosa gli succede nel frattempo? Chi ha avuto vicino, e chi invece no? Che cosa ha sognato, su che cosa ha puntato i suoi sforzi, che cosa non si è reso conto di perdere?». Insomma, queste storie hanno in comune il desiderio di «riportare l’attenzione sulla vita reale», «sull’interlocutore che ci sta di fronte, su quanto sta avvenendo qui e ora».

Così, incontriamo una levatrice che, in uno squallido ospedale di provincia, si è fatta la fama che «con Ol’ga non si muore»; ma anche una madre che non si risolve, per le sue paure e drammi, a mettere al mondo il suo bambino. Troviamo una giovane cecena portata in Siria dal marito – combattente per l’ISIS – che riesce a sfuggire insieme ai bambini a un incubo protrattosi per anni; un «addomesticatore di lupi», che dei lupi ha la medesima fierezza e ritrosia. E poi una madre che si batte contro tutte le istanze per assicurare un’istruzione al figlio disabile; un’altra, a cui i servizi sociali hanno portato via i bambini per la denuncia di un vicino che aveva messo gli occhi addosso al suo appartamento; un panettiere che ha impiantato uno strano business sfamando tutti i barboni della città; un malato terminale che supera tutte le infauste prognosi dei medici dopo aver incontrato l’«anima gemella»… E via di questo passo.

«Quando mi chiedono di descrivere la situazione sociale in Russia – conclude Aleškovskij – la paragono ai primi istanti dopo lo scoppio di una bomba atomica. Un vero inferno: sta bruciando tutto, si sentono invocazioni di aiuto, la gente cerca di mettersi in salvo, di salvare i bambini, di aiutare chi le sta accanto. Imperano orrore e impotenza, disorientamento, paura.

Così vanno le cose, viviamo in Russia

La scrittrice Ljudmila Ulickaja.

Eppure, non voglio dire che nella sfera sociale in Russia non stia avvenendo niente di buono. Ci sono persone intrepide che, nonostante tutto e a dispetto di tutti gli ostacoli e le difficoltà, dedicano la vita ad aiutare gli altri, sognano di rendere più umano il loro paese. La Russia oggi si regge in buona parte su persone del genere – volontari, medici, operatori sociali, o semplicemente cittadini responsabili, che non cedono all’indifferenza.

Io credo che il valore principale del nostro paese siano gli uomini. Buoni o non tanto, poveri e ricchi, intelligenti e stupidi, vili e nobili, generosi, incattiviti – tutti. L’uomo, la sua vita e dignità sono il valore principale, supremo. Solo se riconosciamo questo, alla fine saremo in grado di costruire un futuro felice per i nostri figli e noi stessi.

So che il nostro paese ha un futuro, e sono certo che proprio noi, tutti insieme, ne siamo gli artefici».

È l’eterna battaglia tra il Bene e il Male – leggiamo in apertura del libro, nel testo firmato da Ljudmila Ulickaja – la stessa di cui Dostoevskij diceva: «Qui il diavolo combatte con Dio, e il campo di battaglia è il cuore degli uomini». Forse – continua la Ulickaja – oggi citare il diavolo può sembrare antiquato, «ma questa scelta, tuttavia, si pone a ogni uomo. Si può ignorarla e continuare a vivere senza rendersi conto che rinunciare a partecipare a questa lotta invisibile segna la sconfitta della persona e trasforma chi rinuncia, chi passa via senza fermarsi, in un involontario sostenitore del Grande Male. Ma tra di noi ci sono persone che da osservatori si trasformano in combattenti dell’esercito della resistenza. È gente che ci vive accanto, che prende con noi il metrò, giovani e vecchi, senza segni particolari in faccia, con il cellulare in mano… gente normale, senza nulla di straordinario. Proprio uguale a ciascuno di noi. Ed è difficile pensare che siano loro i soldati che militano nell’esercito del Bene, che stiano andando in un hospice e in un ufficio municipale, in un ospedale o da qualche alto funzionario, per aiutare chi non è in grado, non ha i numeri per farlo di persona».

L’interessante del progetto da cui nasce questo libro (la Ulickaja lo definisce un’«enciclopedia della nostra vita») è che non si tratta di un’indagine sociologica elaborata a tavolino, ma di un dialogo di anni con i protagonisti di questa resistenza quotidiana – un dialogo condotto senza retorica né paroloni, ma testimoniando di come nella vita sia sempre possibile opporsi al male, grande e piccolo. La religiosità, in particolare il cristianesimo, fa parte di questo mondo – fondamentalmente laico, per altro – ma vi entra in punta di piedi, consapevole di valere solo nella misura in cui gli uomini ne sono testimoni, fragili ma trasparenti. La battaglia del Bene si conclude a volte con successo, a volte no, ma con la consapevolezza che è già essa stessa una vittoria. Perché permette di confrontarsi finalmente – pur nella sconfitta – con il volto umano che troppe volte ci dimentichiamo. Proprio per questo motivo, i curatori del libro non hanno avuto la preoccupazione di scegliere storie «edificanti», necessariamente a lieto fine: si registrano anche errori, sconfitte, interrogativi senza risposta… perché così è la vita, «così vanno le cose».

Giovanna Parravicini

Ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana. Specialista di storia della Chiesa in Russia nel XX secolo e di storia dell’arte bizantina e russa. A Mosca ha collaborato per anni con la Nunziatura Apostolica; attualmente è Consigliere dell’Ordine di Malta e lavora presso il Centro Culturale Pokrovskie Vorota. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura.

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